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27 gennaio 2023
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Padre e figlio contro la mafia
di Pino Maniaci

Mario Francese non usava mezze misure. Fu uno dei primi giornalisti a descrivere la Cosa nostra degli anni '70, quelli dell'ascesa dei Corleonesi. L'unico a intervistare la moglie di Totò u curtu, Ninetta Bagarella.

Nomi, cognomi, appalti, società: guardava e scriveva quello che i suoi colleghi non volevano vedere. Come quando si presentò a casa di Felicia Impastato che, poco prima, aveva "cacciato fuori i giornalisti, artefici di avere avallato l'ipotesi di Peppino terrorista", come ricorda il prof. Salvo Vitale: Francese non credeva a quelle ricostruzioni, sapeva che ad uccidere Peppino era stato Badalamenti, anzi ne era certo. Lo disse a Felicia e lei gli concesse l'intervista.

Era un "ficcanaso", uno che "rompeva le scatole", per questo la sera del 26 gennaio 1979 venne assassinato con sei colpi di pistola. Più di vent'anni dopo, i giudici riconobbero la matrice mafiosa dell'uccisione di Francese, condannando Totò Riina, Leoluca Bagarella (che sarebbe stato l'esecutore materiale del delitto), Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano.

A quella sentenza, contribuì soprattutto il lavoro di Giuseppe, figlio di Mario. Anche lui era un giornalista, le sue inchieste fecero luce sull'omicidio del padre. La mattina del 3 settembre 2002, poi, si tolse la vita all'età di trentacinque anni: "Ho svolto il mio compito, ho fatto il mio dovere, vi abbraccio tutti, scusatemi".

Al loro coraggio dedichiamo oggi il nostro ricordo. Grazie Mario, grazie Giuseppe.


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Dossier mafia e antimafia

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