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Memoria: i bambini di Sisak
di
Rinaldo Battaglia*
"....i bambini giacevano sul cemento nudo freddo o, nel migliore dei casi, su un po 'di paglia. Nel cosiddetto "ospedale", dove non c'erano letti, i bambini giacevano per terra con un po’di paglia sparsa ricoperti di feci insanguinate e pieni di sciami di mosche. I bambini erano nudi e scalzi, senza coperte."
Relazione datata 8 gennaio 1943 del dott. Lazar Marguljes di Osijek sul campo di Sisak.
Sisak era una città croata a sud di Zagabria, sulla strada che dalla capitale portava a Jasenovac. Con l’invasione tedesca ed italiana del 6 aprile ‘41, Hitler quale ‘padre e padrone’ d’intesa col Duce, concesse la creazione dello Stato di Croazia, gestito con la massima violenza dal movimento fascista degli Ustascia di Ante Pavelic, in alleanza con la zona ‘croata e slovena’, lasciata invece all’Italia di Mussolini, ‘idolo’ e riferimento costante dello stesso Pavelic. Il titolo di Re di Croazia, peraltro, ufficialmente fu assegnato al nostro duca Aimone di Savoia, ma per motivi di sicurezza non ne entrò mai in uso e possesso.
Furono subito costituiti numerosi campi di concentramento, sul modello poi di quelli italiani di Rab e Molat soprattutto, in cui vennero deportatati ebrei, zingari e serbi, i ‘nemici’ della cultura ustascia e nazi-fascista.
Il lager più noto e grande fu costruito a Jasenovac, diretto da Bilonovic Sakic, a cui facevano riferimento molti altri ‘sotto-campi’ o campi di raccolta, in perfetta analogia alla scuola nazista.
Tra cui quello di Sisak, diviso già nel luglio ‘42 tra il ‘campo’ per donne, quello per ‘uomini o anziani’ e quello per i bambini, che venivano quindi separati dai loro familiari.
Il primo arrivo di bambini avvenne a Sisak il 3 agosto 1942 (un mese dopo il nostro di Rab) ed erano 906. Il giorno dopo altri 650, il 6 agosto altri 1.272 bambini. Entro fine settembre ne erano arrivati complessivamente 3.971, tutti separati dai genitori
in gran parte, soprattutto gli uomini, spediti nei lager di lavoro in Germania o di stermino in Polonia. Alla fine i bambini deportati a Sisak furono documentati in 6.693, di cui deceduti tra 1.152 o, stando ad altre fonti, 1.630. Numeri, ovviamente, che non trovano tutti d’accordo.
Già a guerra finita, testimoni quali Franjo Videc, che si occupava delle sepolture nel campo, raccontarono che soprattutto i bambini più piccoli non venissero mai registrati e quindi sfuggissero ai conteggi. I bambini per lo più serbi e d ebrei, avevano un’età tra i 3 e (pochi) 16 anni, tenuti in vecchie stalle abbandonate dai contadini fuggiti a suo tempo. Erano sempre sporchi, pieni di parassiti, oggetto di frequenti dissenterie e assolutamente malnutriti (una pappa sottile al giorno, indipendentemente dall’età).
Franjo Videc confermò inoltre che "Testimoni raccontano di aver anche visto un soldato ustascia prendere un bambino per le gambe e sbattergli la testa contro un muro finché fino a spaccargli il cranio …"
Dall’8 gennaio al giorno 15 del 1943 il campo di Sisak venne liquidato e smantellato.
La Croce Rossa qui intervenne più volte, ottenendone il rilascio di alcuni, in vista della sua liquidazione. Molti vennero volutamente avvelenati con la soda caustica e altri deportati in campi verso Zagabria.
A guerra finita sia Ante Pavelic, Bilonovic Sakic e molti altri criminali responsabili dei lager ustascia fuggirono tramite la vaticana Rat-line in Sud America, portandosi appresso un tesoro quantificato, da alcuni storici come John Corwell, in almeno 80 milioni di dollari (di allora), passato alla storia - non a caso - come ‘the Ustasha Treasury’.
Nel 1958, dov’era costruito il campo di Sisak , venne eretto un piccolo monumento con una targa commemorativa, poi distrutta poco prima della guerra jugoslava degli anni ’90. Venne poi edificato un altro monumento dedicato ai bambini del lager, vicino al Centro Culturale di Sisak, subito distrutto anch’esso. Anche il ‘cimitero’ di Sisak, dove inizialmente venivano seppelliti alcuni corpi dei bambini, è da anni totalmente abbandonato e andato in completa rovina.
Anche dopo morti quei bambini pagarono ancora la colpa di esser ebrei, zingari o serbi.
8 gennaio 2023 – 80 anni dopo - Liberamente tratto da ' Il dolore degli altri' – ed. Ventus/AliRibelli - 2022
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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