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Memoria: la tregua di Natale
di
Rinaldo Battaglia*
Durante il Natale del primo anno di guerra, nel freddo inverno 1914, senza alcun accordo ufficiale o programmato almeno 100.000 soldati britannici e tedeschi furono coinvolti in varie e mai quantificate tregue, nate del tutto spontaneamente, lungo i rispettivi settori di fronte nelle Fiandre.
Avvennero in quella zona di morte definita allora, da tutti i soldati, come la "terra di nessuno", come se la terra fosse di proprietà di qualcuno e non solo, peraltro momentaneamente, di tutti gli uomini.
Durante le tregue di Natale, i soldati dei due fronti si scambiarono doni, qualche sigaretta, sorsi di vino o liquori per scaldarsi, e persino – persino - cadaveri dei loro amici caduti nelle trincee avversarie, durante uno dei tanti inutili precedenti assalti.
La prima tregua, a noi nota, avvenne la notte della vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre decorazioni natalizie nelle loro trincee nella zona di Ypres (in particolare nel settore dei villaggi di Saint-Yvon/Saint-Yves, Plugstreet/Ploegsteert e Comines/Warneton).
Un capitano inglese del Royal Warwickshire Regiment lì presente coi suoi mitraglieri scrisse che:
“ i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall'altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro a cantare, e dopo poco tempo soldati dell'uno e dell'altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la controparte piccoli doni, come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e berretti.”
In molti casi gli episodi di 'fraternizzazione' proseguirono anche la mattina di Natale: una forte gelata indurì il terreno e disperse l'odore di putrefazione dei cadaveri ancora da raccogliere e da seppellire. Diversi gruppi di soldati dei due schieramenti si incontrarono nella ‘terra di nessuno’ per scambiarsi ancora doni e scattare foto ricordo.
Si arrivò persino ad organizzare improvvisate partitine di calcio tra i militari tedeschi e quelli britannici.
La tregua fornì inoltre l'occasione per recuperare ancora i caduti rimasti abbandonati e dare loro sepoltura. Furono così organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. Nei settori del fronte interessati dalla tregua, l'artiglieria rimase muta e non si verificarono combattimenti su vasta scala per tutto il periodo natalizio.
Anche se in alcuni punti, gruppetti di soldati che si avvicinarono alle trincee nemiche furono presi a fucilate dagli avversari. Nella maggior parte dei settori interessati, la tregua durò solo per il giorno di Natale, ma in alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno.
Quel che avvenne nella ‘tregua di Natale’ non venne mai pubblicizzato sugli organi ufficiali e controllati dei paesi in guerra.
Non era utile alla propaganda, non era vantaggioso per il business delle armi.
Solo il 31 dicembre 1914 un giornale americano - il The New York Times - riportò bene la notizia, ma in quel periodo gli USA non erano in guerra e non lo saranno fino al 1917.
La notizia arrivò però inevitabilmente, a gennaio, sui giornali anche in Inghilterra, che riportarono numerosi resoconti in prima persona degli stessi soldati, presi dalle lettere inviate alle famiglie, nonché editoriali che commentavano "una delle più grandi sorprese di una guerra sorprendente".
Dall'8 gennaio 1915 iniziarono ad essere pubblicate le prime fotografie degli eventi, in particolare dai quotidiani Daily Mirror e Daily Sketch; il tono generale degli articoli fu fortemente a favore dell'evento, con il Times che approvò la "mancanza di cattiveria" diffusa tra entrambe le parti e il Mirror che deplorò "l'assurdità e la tragedia" che sarebbe ripresa dopo la tregua.
La copertura dell'evento invece in Germania fu più contenuta e frenata, con molti giornali che espressero forti critiche nei confronti dei soldati partecipanti alla tregua come fossero di qualità militari scarse ed inadeguate. Vi era la mancanza di cattiveria, di odio: grandissime colpe.
Nessuna immagine dell'evento fu pubblicata.
In Francia, la forte censura militare assicurò che l'unico resoconto degli eventi venisse solo dai racconti dei soldati al fronte o da quelli feriti negli ospedali. Anzi, alcuni giornali risposero pubblicando precedenti avvisi del governo in cui si scriveva chiaramente che ‘fraternizzare col nemico voleva dire tradire’.
Solo all'inizio di gennaio del 1915 furono pubblicate dichiarazioni ufficiali sulla tregua di Natale, tendenti più che altro a minimizzare la portata quasi rendendola di nessun valore, del tutto insignificante nelle gesta 'patriottiche' della grande guerra.
Nel Natale 1914, da noi, non eravamo ancora in guerra e l'opinione pubblica era impegnata nel dibattito tra restarne fuori o intervenire direttamente. I nostri giornali parlarono così della tregua in brevissime righe, riportando per lo più gli articoli apparsi sui giornali americani e inglesi. Il 27 dicembre 1914, un breve articolo de 'La Stampa' fece notare che "sino a notte tarda echeggiarono dalle trincee i canti e scintillarono dappertutto piccoli alberelli di abete ornati di cianfrusaglie", ma sottolineando che i combattimenti erano poi regolarmente proseguiti. Un soffio di vento e via, quindi.
Il 30 dicembre 1914, il ‘Corriere della Sera’ parlò delle fraternizzazioni tra le opposte trincee, riportando la lettera di un disegnatore tedesco. La ‘Nazione’ di Firenze diede maggior risalto alla notizia, pubblicando anche un reportage sulle partite di calcio al fronte.
Il mondo era in guerra e per i generali andava bene così. Era il loro momento di gloria sulla pelle di milioni di soldati. E chi non era ancora in guerra, come da noi, stava preparando la strada. Il Natale poteva bloccare la 'voglia di guerra' e alle sua tregua si preferirono gli assalti sulle trincee avversarie e i business di casa, quelli che la guerra procurava e che ne dava il motivo di esistere.
Anni dopo Bertolt Brecht, con la sua immensa poesia, dirà veramente chi, in quei momenti, era il nemico.
“Al momento di marciare molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda è la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico è lui stesso il nemico”.
Era il Natale 1914, il primo Natale di guerra, in Europa, dopo quasi mezzo secolo.
Oggi siamo nel 2022 e dopo quasi 80 anni , in Europa, questo risulterà come il primo Natale con presente un’ altra ‘grande’ guerra. Chissà se ci sarà una tregua? e peggio se bisognerà aspettare altri 3 Natali per dire stop a questo massacro.
24 dicembre 2022 – Rinaldo Battaglia
*Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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