Giustizia: perché no alla separazione delle carriere
di avv. Wanda Zurlo

Sulle proposte di Nordio per la controriforma della giustizia. Affronto, in parole semplici, un punto alla volta.

LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

Dice Nordio: poiché il giudice giudicante e il pubblico ministero hanno due ruoli diversi, crea ingiustizie il fatto che facciano parte dello stesso ordine (e qui fa l'esempio di un PM e di un giudice che vanno a cena insieme e, si suppone, si mettano d'accordo sull'indirizzo da dare ad un processo).

Seguendo questo ragionamento dovremmo creare ordini diversi e distinti per PM, per GIP, giudici di tribunale, giudici di appello e giudici di Cassazione, per garantire, secondo Nordio e i suoi predecessori (Craxi, Berlusconi), la indipendenza degli uni rispetto agli altri.

Ma a parte questo paradosso, la argomentazione principale e costituzionalmente corretta č quella che vuole il PM del tutto all'interno della cultura giurisdizionale, ovvero con una formazione ed un ruolo attento allo svolgimento del ruolo di pubblica accusa, in aderenza ai principi di diritto comuni all'ordine giudiziario.

Un PM, staccato dall'ordine giudiziario, sarebbe indirizzato all'esclusivo scopo di provare la colpevolezza dell'indagato, senza osservare le norme che ne garantiscano i diritti, e cosě rischia di divenire un super-poliziotto che fa carriera in ragione del numero dei condannati che riesce ad ottenere, spesso con ogni mezzo, come ci capita di vedere in certa filmografia americana.

Infine, resta inevasa la domanda: e se creiamo un ordine apposito, questo sarŕ sottoposto al controllo non piů del CSM, ma di quale organo costituzionale? Č piů che legittimo il sospetto che si copi il sistema di alcuni regimi meno garantisti, sottoponendo il PM al controllo dell'esecutivo o, comunque, di un organo non indipendente dal controllo politico.

Del tutto infondato quindi richiamare, come fanno gli affezionati a questa controriforma, la "necessitŕ" di attuare la Costituzione. Niente di piů ipocrita e manipolatorio.

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