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Memoria: i vagiti del piccolo Leo
di
Rinaldo Battaglia*
Durante la retata ‘fascista’ degli ebrei veneziani del 5 dicembre 1943 venne arrestato anche un bambino non ancora nato.
Lo chiameranno, dopo, Leo.
Quella notte era nella panciona della giovane mamma, Pia Cesana di soli 21 anni, che venne venduta e catturata insieme al marito Enrico Mariani e a tutta la famiglia.
Ben undici persone. Di loro solamente uno tornerà vivo da Auschwitz.
La madre, alcuni giorni dopo, verrà portata – da prigioniera - all’Ospedale civile di Venezia e Leo nascerà il 18 dicembre. I due saranno imprigionati nella vicina Casa di Riposo. Qualcuno – a dire il vero - nella Casa cercherà in qualche modo di farli fuggire, ma non fu poi possibile anche per la volontà della madre di non separarsi dal marito, destinato con gli altri ai lager di Hitler.
E da sola col piccolo dove sarebbe andata?
Nella Casa di Riposo, in attesa del treno senza ritorno, conosceranno anche Mirna Grassini di ben 6 anni e il fratello più grande Angelo, che compirà 10 anni proprio in quei giorni e in quel luogo. Bel compleanno davvero.
Gran parte dei bambini ebrei arrestati il 5 dicembre partiranno da Venezia il 18 gennaio verso Fossoli, sempre scortati da agenti, come fossero affermati criminali.
Del resto il Duce – quello che molti onorano ancora oggi con pullman verso Predappio - aveva legalizzato la Shoah dal 17 novembre 1943, con la ‘Carta di Verona’ all’ art. 7.
E gli ebrei italiani erano ora diventati legalmente dei nemici.
“I minori di razza ebraica che trovavansi il 31.12 in condizioni tali da non consentire il trasporto: Levi Mario di Beniamino di anni 4; Levi Lino di Beniamino di anni 6; Todesco Sergio di Eugenio di anni 4; Nacamulli Mara di Eugenio di anni 3. I predetti troveranno in codesto campo di concentramento i loro genitori”.
Così fu scritto e loro detto, affinché partissero senza tante storie quel 18 gennaio sul treno diretto al campo di Fossoli, con poi destinazione finale Auschwitz.
Come scrisse più volte lo storico Bruno Maida, dal 5 dicembre 1943 al febbraio 1944, i tedeschi, ma soprattutto i fascisti di casa nostra, nelle terre allora sotto la Repubblica di Salò, arrestarono e deportarono ben 130 bambini.
Solo nella notte tra la domenica 5 dicembre 1943 e il lunedì 6 ne presero 16 solamente nel rastrellamento che i fascisti fecero a Venezia.
‘Fascisti italiani’ qui, non i cattivi ‘nazisti stranieri’.
Diamo onore ai ‘patrioti’ nazionali. Quelli che non celebrano il 25 Aprile perché per i Libri di Storia (almeno si narra così) i fascisti vennero sconfitti, quelli che cercano le ‘matrici’ nascoste o perdute, quelli che sono soliti dividere i bambini a seconda dei propri gusti, censo o colori.
‘Fascisti italiani’ qui, non i cattivi ‘nazisti stranieri’.
Fascisti ‘veneti’, non ‘foresti’.
Del resto se il nostro slogan è ‘prima i veneti’ non è che anche a quel tempo si arrivasse dopo.
Quella notte il questore Filippo Cordova - pensate – utilizzò ben 1.500 tra poliziotti, carabinieri e la milizia fascista. Era la prima grande retata ‘fascista’ patriottica. Non come quella di Roma di due mesi prima, dove gli italiani erano stati solo comprimari o venditori e non unici protagonisti. Obiettivo: 150 ebrei, con un rapporto di 1 a 10. Avessero fatto così contro la mafia o contro i criminali comuni!
A Venezia gli ordini erano chiari: tutti gli ‘ebrei puri’ dovevano essere arrestati e divisi in 3 categorie: gli uomini portati subito al carcere di Santa Maria Maggiore, le donne nel carcere della Giudecca e i bambini in tre differenti ‘Centri per minorenni’, sulla terraferma.
Le famiglie vennero divise, separate, come si fa nemmeno con gli animali. Per fortuna il vangelo fascista diceva 'Dio, Patria & Famiglia'. Per fortuna.
Ma del resto anche Mussolini il 17 novembre a Verona era stato altrettanto chiaro: gli ebrei sono nemici e i nemici, per renderli meno pericolosi, vanno separati. Prima di Cesare e Augusto, Roma ai tempi degli Orazi e dei Curiazi era diventata l’ombelico del mondo proprio rispettando questa regola.
E così, per ordine del grande questore Cordova, quella notte 19 bambini veneziani, molti tra i 3 e i 4 anni, figli di quei poveri 150 disgraziati solo perché ‘ italiani ebrei’, vennero separati dai genitori. Questi, per gran parte, saranno a Fossoli già da metà dicembre. E tutti vennero fatti ripartire, entro il 22 febbraio 1944, verso Auschwitz. Gli ultimi entreranno nelle camere a gas massimo dopo 4 giorni.
Bambini di 3 o 4 anni separati dai genitori! Solo a pensarci è una pugnalata al cuore.
Il piccolo Leo quel 5 dicembre invece resterà dentro la madre e non sarà separato da lei solo perché non ancora nato. Ufficialmente, stando all’anagrafe patriottica, venne imprigionato solo il 18 dicembre, quando sua madre lo mise al mondo.
In una sua poesia Eric Pearlman, rivolgendosi in preghiera a Dio, scrive:
“A volte mi chiedo dove sei.
A volte mi chiedo se ci sei.
A volte mi chiedo perché non ti fai vivo,
perché non spazzi via tutto lo schifo
che c’è in questo mondo.”
Io più banalmente mi domando come si possa nella mia Vicenza pagare necrologi a Mussolini il 28 aprile scrivendo ‘Sempre nei nostri cuori’, dedicare a Noventa Vicentina vie a Giorgio Almirante, il megafono delle leggi razziali del Duce, importanti politici veneti cantare orgogliosi alla radio ‘Faccetta nera’ perché insegnata dallo zio patriota.
A volte me lo domando e, pensando al piccolo Leo, capisco quanto resto profondamente diverso da questi.
E, se permettete verso costoro, 'patriotticamente', aggiungo 4 parole internazionali: ‘No respect for you’.
Lo si deve al piccolo Leo, ucciso a 70 giorni. Ha avuto la disgrazia di nascere nel mio Veneto e non - che so - nella ‘terrona’ Sicilia, nel Natale 1943 quando a comandare da noi erano solo gli assassini cresciuti nella scuola del Duce e nelle sue leggi razziali.
Cos’altro ci serve ancora per capire cos’è stata la Shoah italiana ed il fascismo di Mussolini?
Se qualcuno cerca ancora la ‘matrice perduta’ ha bisogno di ulteriori riferimenti, date o indirizzi?
Io patriotticamente – nel mio piccolo - mi vergogno in profondità per quel passato della mia Italia e del mio Veneto. E non potrebbe essere diversamente.
‘No respect for you’.
‘No respect for fascism and those who defend or honor fascism’.
Lo si deve al piccolo Leo e ai suoi vagiti tra le sbarre della nostra Storia cancellata e le pieghe aride della nostra coscienza.
Perdonaci Leo, se stiamo tornando indietro.
5 dicembre 2022 – 79 anni dopo (così mi dicono, ma non ne sono convinto) Pagine tratte dal prossimo da ‘L’inferno è vuoto’-
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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