 |
ATTENZIONE: se una lettera vi accusa di aver diffamato un politico sui social...
di
Renata Girardi*
Gli articoli apparsi sul Fatto Quotidiano hanno raccontato dettagliatamente la storia di politici che, attraverso il medesimo studio legale, inviavano a commentatori sui social troppo "esuberanti" richieste d'indennizzo a fronte di una supposta diffamazione aggravata.
Cifre importanti: dai 6000€ al 10.000€ a salire, se non pagavano subito, entro 8 gg, fino a 20.000 se pagati successivamente, altrimenti querela e tribunale.
Persone e famiglie vulnerabili ne sono state travolte, storie umane molto pesanti, gente che, terrorizzata e persino certa della prigione, ha pagato!
I senatori o ex, che stanno facendo quest'azione per riscattare l'"illibata reputazione" sono fino ad ora cinque. Pare ve ne siano molti altri, ma noi ci atteniamo ai fatti documentali.
Decine e decine di lettere. Tutte queste richieste risarcitorie sembrano prodotte in serie, cambia il nome del reo, la data, il tipo di commento, l'importo, ma il metodo è replicato ad oltranza, mentre di fronte alla legge ogni caso penale è a sé stante.
Commenti non edificanti, certo, non stiamo sdoganando né odio né turpiloquio.
Abbiamo assistito chi chiedeva aiuto mentre abbiamo indirizzato ad avvocati che potevano trattare il caso coloro che potevano permetterselo.
La nostra funzione di consulenza legale - noi ci auguriamo - è servita a ridare centralità alla perfezione del nostro diritto che è diritto romano ed è un sistema giuridico perfetto.
Tutto questo, anche divulgare questa vicenda, lo facciamo per permettere a molti di uscire dal tunnel della paura e tornare a vivere e avere fiducia nei magistrati.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare giornalisti capaci di vero ascolto e di attenzione. Ci hanno regalato una cosa oggi rarissima: la cura per la notizia e per i dettagli, mettendo la propria personalità al secondo posto, annullando il proprio ego personale. Di questi tempi, ci è sembrato un miracolo.
Bisogna ritornare ad avere fiducia nella giustizia sapendo che ognuno di noi merita una condanna se ha intenzionalmente nuociuto e se ha percepito la dannosità delle conseguenze del suo gesto ma ha anche il diritto di potersi difendere in un tribunale, dove spetta a figure super partes, e non a chi accusa, accertare la sussistenza ed entità del reato.
* con l'avv. Patrizia Bissi, del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio. Renata Girardi è Coordinatrice della Commissione Solidarietà sociale dell'Osservatorio.
 
Dossier
diritti
|
|