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13 gennaio 2016
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Riforme costituzionali: democrazia più importante della governabilità
di Alessandro Balducci*

Il capo dell'esecutivo ha perso un'occasione per stare in silenzio. Capiamo che è difficile per lui, abituato ad esternare ogni quarto d'ora - favorito anche dal tam-tam rilanciato da una serie di mezzi d'informazione piuttosto accondiscendenti (è il minimo che si possa dire). Francamente non riusciamo proprio a capire il senso della sua soddisfazione per aver imposto al Parlamento (controllato dal Pd grazie ad elezioni vinte quando era in vigore il “porcellum” dichiarato poi illegittimo nel 2014 dalla Consulta) una legge elettorale che non si discosta molto da quella cassata dalla Corte Costituzionale.

L'esternazione e' seguita al ben noto risultato elettorale in Spagna che ha visto la fine del bipolarismo PPE-PSOE e la contemporanea avanzata di formazioni politiche nuove nel panorama politico spagnolo. Un risultato quindi che dovrebbe far riflettere le classi politiche europee ed i partiti “storici”, costituire cioè l'occasione di riflessioni profonde sul cammino dell'Europa e sulla condivisione dell’idea di “Europa”, al di là delle regole per l’elezione che ogni paese si è dato. Altrimenti si dà la sensazione che le leggi elettorali vengono pensate e promulgate non per promuovere la partecipazione dei Cittadini-Elettori alla gestione della cosa pubblica (come vorrebbe il dettato Costituzionale e come sarebbe più che mai opportuno), ma per ostacolare tale partecipazione, stroncare sul nascere eventuali forze e movimenti ad alto grado d'innovazione politica e culturale ed impedire che esse si affaccino sulla scena politica e si propongano come forze alternative ai partiti “tradizionali”.

Tutti ricordano come in effetti il “porcellum” era stato pensato dai suoi ideatori con l’esplicito obiettivo di azzoppare la coalizione guidata da Romano Prodi. Partito come “rottamatore”, il presidente del Consiglio in realta' e' finito per essere il “restaturatore” della vecchia tradizione politica italica che costituisce l’ostacolo più formidabile allo sviluppo economico e sociale del Paese: l’intreccio di interessi politici, economici e familiari (Banca Etruria ma non solo...), i conflitti d’interesse, gli attacchi alle Istituzioni di garanzia (Magistratura, Corte costituzionale) ed alla loro neutralità, la manifesta volontà di controllare i mass-media come evidenziato dalla recente riforma (si fa per dire) della governance della Rai.

E ancora, riforme costituzionali ispirate al nefasto Piano di Rinascita Nazionale del piduista Licio Gelli: come l’abolizione del Senato e la sua sostanziale traformazione in una Camera dei nominati provenienti dal ceto politico “locale” (Regioni e Comuni) che certo non brilla per rettitudine ed onestà, a giudicare dai numerosi scandali e sprechi. Non ci stancheremo mai di ripetere e di riaffermare i concetti magistralmente già espressi dalla Consulta in sede di bocciatura del porcellum: l’obiettivo di una Legge elettorale non può e non deve essere soltanto quello della governabilità, ma di garantire innanzitutto la rappresentatività dell’opinione pubblica nei suoi più vari orientamenti (art. 1 Cost).

Il meccanismo maggioritario che stabilizza il potere esecutivo nel Parlamento assegnando un premio in seggi alla maggioranza o, come capita spesso, alla più forte delle minoranze, in tutti i Paesi democratici dove è in vigore, è accompagnato da un sistema bilanciato di pesi e contrappesi atto ad evitare che il governo eletto democraticamente si trasformi in una dittatura della maggioranza - o della minoranza più forte. Negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio di sistema presidenziale con una legge elettorale maggioritaria, sono previste le elezioni di mid term col risultato che il Presidente – che è anche capo del governo – si può trovare di fronte ad un Congresso o ad un Senato o ad entrambi controllati dalla forza politica avversa a quella che ha espresso lo stesso Presidente.

Ma nessuno nella più forte democrazia dell'Occidente si è sognato di abolire le elezioni di mid term. Checché ne pensi il capo del governo italiano, l’essenza della Democrazia è costituita dalla pluralità dei poteri che spesso entrano in conflitto o in competizione tra loro. Un Parlamento- costituito da una sola Camera - controllato dal governo in base alla legge dell’Italicum, che esprime ed elegge il Capo dello Stato, i giudici della Consulta ed i presidenti delle istituzioni di garanzia, forse permetterà una più veloce attuazione del programma governativo grazie ai molti “yes-man” ed ai pochi “gufi”: ma non si chiama democrazia, si chiama: TOTALITARISMO.

Meglio una DEMOCRAZIA VERA con le sue imperfezioni e le sue discussioni che un altro fascismo.

* Coordinatore della Commissione "Cittadinanza e Costituzione" dell'Osservatorio


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