Terrorismo:
la pena di morte non è un deterrente
di
Claudio Giusti*
"Il mattino dell'esecuzione cantavano: Viva i ribelli!. Cantavano
lungo la via che li portava al patibolo. (...) Non ho mai
pensato che fosse un deterrente. Non hanno paura di morire,
come può essere un deterrente. (...) Onestamente penso che
con centinaia di esecuzioni che ho fatto, non ho mai fermato
nemmeno un assassino." (ALBERT PIERREPOINT, l’ultimo boia
britannico, parla dell’impiccagione di due terroristi dell’IRA
nel video Quando lo stato uccide di Amnesty International)
(1)
Coloro
i quali realmente pensano che la reintroduzione della pena
capitale metterà fine o ridurrà il numero di atti terroristici
sono o estremamente ingenui o vittime di una illusione" (FATTAH
EZZAR A. "Il dibattito in corso sulla pena di morte come deterrente"
in: AAVV La pena di morte nel mondo. Casale Monferrato, Marietti,
1983 p 207) (2)
"Si
sostiene che solo eliminando fisicamente il colpevole di terrorismo
si può evitare il rischio che i suoi compagni commettano ulteriori
atti di terrorismo allo scopo di imporre col ricatto alle
autorità di rilasciarlo. (...) Anzitutto, a meno che si passi
all'esecuzione dei terroristi sospetti nel momento in cui
sono catturati (...), le procedure legali forniranno tempo
in abbondanza per mettere in atto le azioni terroristiche.
(...) gli stadi finali del processo costituirebbero un invito
ad altri atti terroristici; un'esecuzione capitale sarebbe
senza dubbio seguita dal taglione. In secondo luogo, un'applicazione
consistente della proposta significherebbe che sarebbero soggetti
all'esecuzione tutti i terroristi condannati la cui detenzione
potrebbe essere motivo di atti di terrorismo da parte dei
loro compagni, (...) si porterebbero all'esecuzione capitale
delle persone non per un delitto da loro commesso, ma per
altri delitti che altri potrebbero commettere." (KORFF DOUWE
"La pena di morte e il terrorismo" in: AAVV La pena di morte
nel mondo. Casale Monferrato, Marietti, 1983, p 228) (2)
Durante il Mandato Britannico in Palestina parecchi membri
dell'organizzazione estremistica ebraica Irgun furono condannati
a morte e “giustiziati” per reati di terrorismo. Successivamente
il loro capo Menachem Begin (che poi fu anche Primo Ministro
di Israele) ebbe a dire che il suo gruppo era stato "galvanizzato"
dalle esecuzioni, perché per ritorsione impiccò alcuni soldati
inglesi prigionieri. "Non eravate voi a condannare a morte
i nostri, voi condannavate un sacco della vostra gente, ed
eravamo noi a decidere quanti" (AMNESTY INTERNATIONAL, ACT
51/07/89, When the States Kills, p19)
Inoltre in diverse occasioni militanti sionisti condannati
a morte si suicidarono in carcere prima dell'esecuzione. In
Irlanda uno dei momenti di maggiore prestigio dell'IRA fu
quando, nel 1980, una decina di suoi militanti (il primo fu
Bobby Sands) si lasciarono morire di fame nel carcere nord
irlandese di Maze. Le simpatie ed i finanziamenti al terrorismo
cattolico raggiunsero l'apice, mentre sentimenti anti-inglesi
prendevano piede in tutto il mondo.
(1)
Albert Pierrepoint, the last English executioner, said, about
the execution of two members of IRA: The morning of the execution
both of them sang: "Long live the rebels...", they sang without
fear while they went to the gallows pole. People outside don't
realize these things, they say: "If they aren't afraid of
death, why can capital punishment be a deterrent?". To be
honest, I think that, with the many death sentences I executed,
I didn't stop any murderer".
(2)
http://www.astrangefruit.org/images/sampledata/Documenti/ezzatfattah1982.pdf
(3)
Amnesty International ACT 005/019/1982 KORFF DOUWE "La pena
di morte e il terrorismo" FATTAH EZZAR "Il dibattito in corso
sulla pena di morte come deterrente" http://www.astrangefruit.org/images/sampledata/Documenti/ezzatfattah1982.pdf
*
Componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio e coordinatore
della Commisione "Pena di morte" dell'associazione
Dossier
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