'Ndrangheta
: urge impegno politico e culturale
di
Alessandro Balducci*
Come riportato da (pochi) organi d'informazione, alcuni giorni
fa il gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, ha condannato
Antonio Nesci e Raffaele Albanese rispettivamente a 14 e 12
anni di reclusione per associazione mafiosa. La
sentenza e' stata emessa al termine del processo di primo
grado celebrato con rito abbreviato e scaturito dall'operazione
"Helvetia" contro la 'ndrangheta, che ha fatto luce sull'esistenza
di un 'locale' (una sorta di cellula territoriale dell'organizzazione,
ndr) in Svizzera. Una notizia, ripeto, presente in Internet
solo grazie all'opera d'informazione dei pochi siti che svolgono
veramente servizio pubblico, e che invece avrebbe meritato
un'attenzione mediatica maggiore.
La 'ndrangheta calabrese – perche' originatasi in quella terra
- e' un'organizzazione criminale condotta con criteri manageriali
su scala europea, anzi mondiale, che partita dall'infiltrazione
nelle Istituzioni e nelle strutture economiche e finanziarie
italiane, ha da tempo esteso la sua azione nefasta ed investito
gli immensi capitali illeciti anchein Europa e fuori dall'Europa.
L'operazione
Helvetia di cui si parlava ha aperto un inquietante squarcio
di luce sulle dinamiche criminali proprie della mafia calabrese.
Viene in mente, a tal proposito, il bellissimo film “Anime
nere” - per quanto mi e' dato sapere uno dei pochi a trattare
l'argomento mentre esiste una notevole letteratura e filmografia
sulla mafia e sulla camorra – nel quale vengono mostrati al
grande pubblico i meccanismi familiari, sociali ed economici
che rendono possibile l'affermarsi di quella che, a ragione,
e' considerata una delle mafie piu' pericolose al mondo.
La lotta ed il contrasto alle 'ndrine richiedono un'azione
continua ed incessante da parte di Magistratura e Forze dell'ordine,
vista anche la relativa scarsita' di pentiti e di testimoni
di giustizia. Ma, come ha ricordato giustamente il presidente
dell'Associazione Nazionale Magistrati, l'attenzione della
classe politica italiana sull'importanza di una lotta senza
quartiere contro le mafie e' praticamente inesistente. Una
guerra che non puo' e non deve essere solamente condotta da
magistrati e Forze dell'ordine, ma che deve vedere coinvolti
in prima linea i politici e gli amministratori locali a tutti
i livelli mediante l'adozione di provvedimenti e leggi che
introducano robuste dosi di trasparenza e “rispetto delle
regole” nella gestione della Pubblica Amministrazione e del
denaro pubblico; che vadano nel senso di una seria RIFORMA
del Codice penale e di Procedura penale (per es. riforma della
prescrizione che attualmente funziona come“ghigliottina” dei
processi, soprattutto di quelli istituiti contro i reati dei
colletti bianchi), in modo da trasformarli in strumenti efficaci
nella lotta alle mafie ed alla corruzione che le alimenta.
E
poi una lotta culturale al modo di pensare mafioso ed alla
cultura della connivenza, della complicita' e dell'omerta'.
Una battaglia che deve essere condotta dando il buono esempio,
adottando cioe' comportamenti consoni a quanto stabilito nella
Carta Fondamentale: onesta' e trasparenza dei funzionari e
degli amministratori pubblici.
Purtroppo
da questo punto di vista l'azione (se cosi' si puo' chiamare)
della politica non solo e' mancata, ma in diversi casi ha
dato la netta sensazione di andare nella direzione opposta.
Francamente, in un Paese dove Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta
si sostituiscono alle Istituzioni, avvelenano e corrompono
l'economia, governano e controllano il territorio dissanguandolo
ed impoverendolo e negando i diritti costituzionali alle persone
che non riescono ad emigrare, non riusciamo a capire perche'
i governi che via via si succedono (di centro-destra o centro-sinistra
che siano) abbiano come priorita' la responsabilita' civile
dei giudici e la limitazione delle intercettazioni e della
loro pubblicazione.
Sembra
quasi che l'obiettivo fondamentale di ogni governo di questo
sciagurato Paese sia condannare quei giudici che sbagliano
(perlomeno laddove non sia arrivato prima il piombo dei mafiosi
e dei terroristi a punirli...) e garantire la “privacy” della
Casta. E' un sistema che non puo' e non deve durare. Non si
possono chiedere sacrifici ai contribuenti a fronte del dilapidamento
sfacciato di risorse pubbliche (raccolte attraverso le tasse)
causato dalla corruzione, dagli appalti gonfiati, dalle opere
pubbliche iniziate e poi lasciate a meta', dalle assunzioni
di personale nella Sanita' o nella P.A. fatte al solo scopo
di ingraziarsi le cosche e le cricche dei soliti amici.
Che
si faccia qualcosa, quindi: subito. Prima che sia troppo tardi.
*
Coordinatore Commissione "Cittadinanza e Costituzione"
del'Osservatorio.
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