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26 ottobre 2015
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'Ndrangheta : urge impegno politico e culturale
di Alessandro Balducci*

Come riportato da (pochi) organi d'informazione, alcuni giorni fa il gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, ha condannato Antonio Nesci e Raffaele Albanese rispettivamente a 14 e 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. La sentenza e' stata emessa al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato e scaturito dall'operazione "Helvetia" contro la 'ndrangheta, che ha fatto luce sull'esistenza di un 'locale' (una sorta di cellula territoriale dell'organizzazione, ndr) in Svizzera. Una notizia, ripeto, presente in Internet solo grazie all'opera d'informazione dei pochi siti che svolgono veramente servizio pubblico, e che invece avrebbe meritato un'attenzione mediatica maggiore.

La 'ndrangheta calabrese – perche' originatasi in quella terra - e' un'organizzazione criminale condotta con criteri manageriali su scala europea, anzi mondiale, che partita dall'infiltrazione nelle Istituzioni e nelle strutture economiche e finanziarie italiane, ha da tempo esteso la sua azione nefasta ed investito gli immensi capitali illeciti anchein Europa e fuori dall'Europa. L'operazione Helvetia di cui si parlava ha aperto un inquietante squarcio di luce sulle dinamiche criminali proprie della mafia calabrese. Viene in mente, a tal proposito, il bellissimo film “Anime nere” - per quanto mi e' dato sapere uno dei pochi a trattare l'argomento mentre esiste una notevole letteratura e filmografia sulla mafia e sulla camorra – nel quale vengono mostrati al grande pubblico i meccanismi familiari, sociali ed economici che rendono possibile l'affermarsi di quella che, a ragione, e' considerata una delle mafie piu' pericolose al mondo.

La lotta ed il contrasto alle 'ndrine richiedono un'azione continua ed incessante da parte di Magistratura e Forze dell'ordine, vista anche la relativa scarsita' di pentiti e di testimoni di giustizia. Ma, come ha ricordato giustamente il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, l'attenzione della classe politica italiana sull'importanza di una lotta senza quartiere contro le mafie e' praticamente inesistente. Una guerra che non puo' e non deve essere solamente condotta da magistrati e Forze dell'ordine, ma che deve vedere coinvolti in prima linea i politici e gli amministratori locali a tutti i livelli mediante l'adozione di provvedimenti e leggi che introducano robuste dosi di trasparenza e “rispetto delle regole” nella gestione della Pubblica Amministrazione e del denaro pubblico; che vadano nel senso di una seria RIFORMA del Codice penale e di Procedura penale (per es. riforma della prescrizione che attualmente funziona come“ghigliottina” dei processi, soprattutto di quelli istituiti contro i reati dei colletti bianchi), in modo da trasformarli in strumenti efficaci nella lotta alle mafie ed alla corruzione che le alimenta.

E poi una lotta culturale al modo di pensare mafioso ed alla cultura della connivenza, della complicita' e dell'omerta'. Una battaglia che deve essere condotta dando il buono esempio, adottando cioe' comportamenti consoni a quanto stabilito nella Carta Fondamentale: onesta' e trasparenza dei funzionari e degli amministratori pubblici.

Purtroppo da questo punto di vista l'azione (se cosi' si puo' chiamare) della politica non solo e' mancata, ma in diversi casi ha dato la netta sensazione di andare nella direzione opposta. Francamente, in un Paese dove Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta si sostituiscono alle Istituzioni, avvelenano e corrompono l'economia, governano e controllano il territorio dissanguandolo ed impoverendolo e negando i diritti costituzionali alle persone che non riescono ad emigrare, non riusciamo a capire perche' i governi che via via si succedono (di centro-destra o centro-sinistra che siano) abbiano come priorita' la responsabilita' civile dei giudici e la limitazione delle intercettazioni e della loro pubblicazione.

Sembra quasi che l'obiettivo fondamentale di ogni governo di questo sciagurato Paese sia condannare quei giudici che sbagliano (perlomeno laddove non sia arrivato prima il piombo dei mafiosi e dei terroristi a punirli...) e garantire la “privacy” della Casta. E' un sistema che non puo' e non deve durare. Non si possono chiedere sacrifici ai contribuenti a fronte del dilapidamento sfacciato di risorse pubbliche (raccolte attraverso le tasse) causato dalla corruzione, dagli appalti gonfiati, dalle opere pubbliche iniziate e poi lasciate a meta', dalle assunzioni di personale nella Sanita' o nella P.A. fatte al solo scopo di ingraziarsi le cosche e le cricche dei soliti amici.

Che si faccia qualcosa, quindi: subito. Prima che sia troppo tardi.

* Coordinatore Commissione "Cittadinanza e Costituzione" del'Osservatorio.


per approfondire...

Dossier mafia e antimafia

Dossier etica e politica

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