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26 giugno 2015
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Mafia e paura in Italia. Roberto Scarpinato la racconta a Marsiglia
di Doriana Goracci*

Dalle 19 alle 21 di lunedì 11 giugno 2015, Roberto Scarpinato ha parlato di paura e mafia al Mucem di Marsiglia alla Conferenza "La Peur : Raisons et déraisons..." con Fethi Benslama (psicanalista) e Joseph Confavreux (giornalista a Mediapart).

C'ero anche io. Prima della conferenza, ho avuto modo di scambiare alcune parole con Roberto Scarpinato, magistrato siciliano antimafia ora Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Palermo, nonchè scrittore di altissimo valore, che ho fotografato mentre mi diceva che conosceva per la prima volta Marsiglia.

La sala del magnifico Mucem era stracolma di gente venuta ad ascoltarlo ed è stato come assistere ad un racconto fantastico dove appariva via via, imprigionato nel silenzio e nel rispetto "per la mafia", quel popolo di Palermo che ha visto ogni sua strada bagnata di sangue, ogni suo angolo riempito di controllo sociale al limite della umana percezione e poi lo stesso popolo scendere in massa per le strade e ribellarsi.

Perché ascoltare questo magistrato qui in Francia, a Marsiglia? Lo psicoanalista Fethi Benslama ha accompagnato questo incontro che si inserisce in un ciclo di importanti conferenze, per esplorare le molteplici sfaccettature della paura e per domarla, demistificarla e comprendere la politica e la società, in Francia e non solo, ma anche ricollegarsi alla realtà mediterranea ed internazionale. Il racconto di Scarpinato è stato una specie di trattato storico-psicoanalitico, fondato sulla sua personale esperienza quando arrivò a Palermo, un "universo mentale" che lui ha attraversato.

La conferenza Roberto Scarpinato l'ha iniziata raccontando di un affresco conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo, risalente al 1400. "Il trionfo della morte", grande impressionante metafora - ma non troppo con migliaia di morti solo in questi decenni - che ha cavalcato i secoli e ha plasmato la psicologia collettiva: il viaggio di Scarpinato ebbe inizio a Palermo nel 1989. Ha passato in rassegna, volando come un' aquila reale, sulle storie di Giuseppe Greco, Giulio Andreotti, Dalla Chiesa, Buscetta... una rassegna spaventosa del "cervello borghese" e del "braccio armato popolare" che ha usato la violenza chirurgica e non anarchica, che non sovverte ma affianca un ordine parallelo, per cui i cittadini imparano a convivere con la paura e non devono averla, perchè c'è un ordine fondato su di Lei e prima o poi ti ci confronti con la Paura, nessuno ne è escluso.

La parte più straordinaria del suo racconto di vita è stata alla fine, quando chi lo ascoltava poteva immaginare solo un futuro senza speranza. E invece no, dopo l'eccidio del giudice Borsellino e la sua scorta, preceduto dalla strage di Capaci con Falcone e chi lo proteggeva, è arrivata sulla platea l'immagine di quella marea di popolo che ha gridato per le strade di Palermo il suo disprezzo. Quel popolo di anime sole e di associazioni, perchè - se "la paura è quel nessuno mescolato con niente - è risorto, con l'onestà che ha convissuto con tante e tanti.

Quando all'inizio ho chiesto a Roberto Scarpinato come la nostra mafia fosse ricollegabile a quella di Marsiglia, ha pronunciato il nome di Bernardo Provenzano, dalle carte processuali, e così io ho fatto quello di Attilio Manca... mi ha risposto che l'inchiesta non è chiusa e ovviamente Marsiglia è ricollegabile al traffico di droga internazionale. (Wikipedia: Attilio Manca è stato un medico e urologo italiano, presunta vittima di mafia. Fu ritrovato cadavere nella sua abitazione di Viterbo. L'autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un'overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all'archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia).

Questo articolo è per continuare a tenere le porte aperte, spalancate sul Mediterraneo, e abbracciare chi ha ancora la voglia di resistere ed esistere con dignità. Grazie dunque alla Francia, a coloro che continuano a non avere paura di non fare silenzio. Sta anche a noi fare diventare le nostre città non capitali per un anno della cultura e per secoli di mafia, sta a noi non avere paura di combattere la violenza con la cultura quotidiana di pace, sempre e dovunque.

* Responsabile della Commissione Voci dalla Rete dell'Osservatorio


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Dossier mafia e antimafia

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