Mafia
e paura in Italia. Roberto Scarpinato la racconta a Marsiglia
di
Doriana Goracci*
Dalle 19 alle 21 di lunedì 11 giugno 2015, Roberto Scarpinato
ha parlato di paura e mafia al Mucem di Marsiglia alla Conferenza
"La Peur : Raisons et déraisons..." con Fethi Benslama
(psicanalista) e Joseph Confavreux (giornalista a Mediapart).
C'ero
anche io. Prima della conferenza, ho avuto modo di scambiare
alcune parole con Roberto Scarpinato, magistrato siciliano
antimafia ora Procuratore Generale presso la Corte d'Appello
di Palermo, nonchè scrittore di altissimo valore, che ho fotografato
mentre mi diceva che conosceva per la prima volta Marsiglia.
La
sala del magnifico Mucem era stracolma di gente venuta ad
ascoltarlo ed è stato come assistere ad un racconto fantastico
dove appariva via via, imprigionato nel silenzio e nel rispetto
"per la mafia", quel popolo di Palermo che ha visto ogni sua
strada bagnata di sangue, ogni suo angolo riempito di controllo
sociale al limite della umana percezione e poi lo stesso popolo
scendere in massa per le strade e ribellarsi.
Perché
ascoltare questo magistrato qui in Francia, a Marsiglia? Lo
psicoanalista Fethi Benslama ha accompagnato questo incontro
che si inserisce in un ciclo di importanti conferenze, per
esplorare le molteplici sfaccettature della paura e per domarla,
demistificarla e comprendere la politica e la società, in
Francia e non solo, ma anche ricollegarsi alla realtà mediterranea
ed internazionale. Il racconto di Scarpinato è stato una specie
di trattato storico-psicoanalitico, fondato sulla sua personale
esperienza quando arrivò a Palermo, un "universo mentale"
che lui ha attraversato.
La
conferenza Roberto Scarpinato l'ha iniziata raccontando di
un affresco conservato nella Galleria regionale di Palazzo
Abatellis a Palermo, risalente al 1400. "Il trionfo della
morte", grande impressionante metafora - ma non troppo con
migliaia di morti solo in questi decenni - che ha cavalcato
i secoli e ha plasmato la psicologia collettiva: il viaggio
di Scarpinato ebbe inizio a Palermo nel 1989. Ha passato in
rassegna, volando come un' aquila reale, sulle storie di Giuseppe
Greco, Giulio Andreotti, Dalla Chiesa, Buscetta... una rassegna
spaventosa del "cervello borghese" e del "braccio armato popolare"
che ha usato la violenza chirurgica e non anarchica, che non
sovverte ma affianca un ordine parallelo, per cui i cittadini
imparano a convivere con la paura e non devono averla, perchè
c'è un ordine fondato su di Lei e prima o poi ti ci confronti
con la Paura, nessuno ne è escluso.
La parte più straordinaria del suo racconto di vita è stata
alla fine, quando chi lo ascoltava poteva immaginare solo
un futuro senza speranza. E invece no, dopo l'eccidio del
giudice Borsellino e la sua scorta, preceduto dalla strage
di Capaci con Falcone e chi lo proteggeva, è arrivata sulla
platea l'immagine di quella marea di popolo che ha gridato
per le strade di Palermo il suo disprezzo. Quel popolo di
anime sole e di associazioni, perchè - se "la paura è quel
nessuno mescolato con niente - è risorto, con l'onestà che
ha convissuto con tante e tanti.
Quando all'inizio ho chiesto a Roberto Scarpinato come la
nostra mafia fosse ricollegabile a quella di Marsiglia, ha
pronunciato il nome di Bernardo Provenzano, dalle carte processuali,
e così io ho fatto quello di Attilio Manca... mi ha risposto
che l'inchiesta non è chiusa e ovviamente Marsiglia è ricollegabile
al traffico di droga internazionale. (Wikipedia: Attilio Manca
è stato un medico e urologo italiano, presunta vittima di
mafia. Fu ritrovato cadavere nella sua abitazione di Viterbo.
L'autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol
etilico e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un'overdose,
poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all'archiviazione
sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un
intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia).
Questo
articolo è per continuare a tenere le porte aperte, spalancate
sul Mediterraneo, e abbracciare chi ha ancora la voglia di
resistere ed esistere con dignità. Grazie dunque alla Francia,
a coloro che continuano a non avere paura di non fare silenzio.
Sta anche a noi fare diventare le nostre città non capitali
per un anno della cultura e per secoli di mafia, sta a noi
non avere paura di combattere la violenza con la cultura quotidiana
di pace, sempre e dovunque.
*
Responsabile della Commissione Voci dalla Rete dell'Osservatorio
Dossier
mafia e antimafia
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