Federico
Barakat ucciso a 8 anni : superficialità collettiva
di
Doriana Goracci*
Non sapevo nulla della storia di Federico Barakat,ucciso dal
padre a colpi di pistola mentre si trovava in una casa protetta
seguito dalle assistenti sociali. Che Federico Barakat potesse
essere ucciso dal padre di origine egiziana, Mohamed Barakat,
non era prevedibile e quindi la Cassazione ha deciso di assolvere
definitivamente le due assistenti sociali che erano state
processate perchè non erano state in grado di proteggere il
piccolo dalla pericolosità del padre.
Antonella
Penati, la madre, aveva da subito denunciato il marito come
un uomo violento e aggressivo,cercando di di proteggere il
suo figlioletto e non lasciandolo mai solo con il padre.Le
assistenti sociali davano a Mohamed Barakat la possibilità
di incontrare il piccolo Federico nella casa protetta della
Asl di San Donato Milanese, nonostante gli appelli disperati
della madre Antonella Penati che continuava a chiedere la
sospensione di questi incontri. Poi ce n’è stato uno, l’ ultimo,
il 25 febbraio del 2009: Mohamed Barakat uccise con tre colpi
di pistola e alcune coltellate il figlioletto Federico Barakat.
Le due assistenti sociali ed un educatore non erano presenti
perchè si erano allontanati per qualche minuto ed è per questo
che dopo l’omicidio andarono a processo. Furono assolti in
primo grado ed ora la Cassazione ha deciso di chiudere definitivamente
questa storia confermando le tre assoluzioni.Il bambino dall’
autopsia, in quei minuti fatali, si è difeso da solo e mostrava
oltre il colpo di pistola,tagli alle mani,coltellate alle
braccia, alle gambe, alla schiena e vicino al cuore. La pericolosità
di quell’uomo che in passato aveva commesso stalking e minacce
e che aveva un processo che si sarebbe celebrato alla fine
di quell’anno era stata confermata da una perizia psichiatrica.Gli
appelli della madre furono totalmente ignorati perchè giudicata
una mamma isterica e iperprotettiva a cui nessuno e nessuna
in sei anni ha detto “mi dispiace”.
Antonella
Penati pagherà parte delle spese processuali, le motivazioni
si sapranno tra un mese. Io non ho più parole ma riporto quelle
rilasciate nel proposito da Dario Fo, che condivido totalmente.E
scrivo per sentirmi meno in colpa e non fare silenzio se non
da morta.
Doriana
Goracci
Federico Barakat, figlio di Antonella Penati, è il primo
bambino in Italia ucciso in ambito protetto, cioè in un luogo
dove persone sicure scelte dallo stato si impegnano a fare
in modo che un minore non riceva offesa fisica o morale.Federico
è morto il 25 febbraio 2009 in seguito ad un’aggressione armata
ad opera del padre, durante un colloquio, che era stato garantito
sotto protezione, all’interno della ASL di San Donato Milanese.
Prima
di quel giorno, per anni Antonella e Federico hanno subito
minacce e soprusi da quell’uomo disturbato, violento e ossessivo.
Le aggressioni si sono perpetrate con agghiacciante regolarità
ma Tribunali, Carabinieri e assistenti sociali hanno deciso
di considerare la parte da tutelare (e proteggere) quella
paterna, consentendogli di incontrare il piccolo, sottovalutando
clamorosamente la pericolosità denunciata da madre e figlio.
Alle suppliche di Antonella – che era ben consapevole di quel
crescendo di disagio paterno allarmante – le assistenti sociali
hanno addirittura risposto con la minaccia di allontanare
il bambino anche da lei, se non avesse consentito al padre
di incontrare il figlio in un contesto protetto.
Paradossalmente, quel contesto ritenuto sicuro e controllato
è lo stesso in cui quell’uomo è potuto entrare armato di coltello
e pistola, lo stesso in cui è stato lasciato solo con il figlio,
lo stesso in cui ha potuto ucciderlo prima di togliersi la
vita.
Sappiamo i nomi e cognomi delle persone che non hanno protetto
Federico quel giorno dagli spari sulla nuca e dalle otto coltellate
ma questa vicenda atroce porta alla luce delle responsabilità
ben più estese. Denuncia soprattutto una follia istituzionale
radicalizzata, figlia della mancanza di cultura e di preparazione
di chi deve proteggere i minori, ovvero tutti noi. Siamo un
popolo di disinformati, di uomini e donne distratti, che voltano
la faccia davanti alle denunce di una madre che vuole proteggere
un figlio. Siamo un popolo che ancora oggi ignora questa storia
orribile – che non vuole ammettere di aver lasciato solo Federico
in quella stanza – e di giudici che preferiscono nel giudizio
lasciar correre e iscrivere il dramma in una casualità senza
colpevoli.
Ma
è ora di accettare la verità che ci indica tutti come colpevoli
davanti a queste tragedie, perché non ci siamo lasciati coinvolgere,
non ci siamo interessati di quanto accaduto e la comunità
ha preferito ignorare. E’ il grave tarlo di un popolo fatto
di persone che mettono sempre avanti se stesse e non riescono
a vedere gli altri. Se la società non riesce ad assumersi
la responsabilità di un fatto tanto grave vuol dire che non
vuole nemmeno prenderne atto, vuole ignorarlo, vuole continuare
a lasciare che si uccidano i suoi figli, anziché proteggerli.
Ma la responsabilità maggiore viene dall’alto: judicem significa
colui che giudica persone o cose e ha la competenza e l’autorità
di emettere giudizi.
Ma
dov’è la giusta sentenza? In quella stanza Federico è stato
lasciato solo da tutti noi, senza tutori, senza custodi, senza
protettori. Quanto avvenuto presso l’ASL di San Donato Milanese
non è da archiviare come fatale distrazione. Si tratta di
un atroce insulto, di una tremenda superficialità collettiva.
Una mancanza di responsabilità a tutti i livelli che si manifesta
con il rifiuto di proteggere i deboli e di far rispettare
le leggi. Non possiamo accettare che nel nostro paese un luogo
di tutela e protezione di un minore sia lo stesso dove un
padre – più volte segnalato come violento – possa uccidere
un figlio, indisturbato.
Chi
non protegge deve essere punito. Perché nessuno può fare parte
di una società che non si prende cura dei propri figli. Il
27 gennaio 2015, le persone negligenti, superficiali e prive
di senso civico che dovevano tutelare Federico, sono state
assolte dalla Corte di Cassazione. Giustizia è fatta: la signora
bendata che siede solenne all’ingresso del tribunale da tempo
è stata rovesciata a terra e ognuno finge di non essersene
accorto. (DARIO FO)
*
Coordinatrice della Commissione "Voci dalla rete"
dell'Osservatorio
Dossier
diritti
|