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Etica
politica e finanza pubblica : la
civiltà di un popolo...
di
Antonio Antonuccio*
Scriveva il "Buon Lucio": "… Da quando sei partito c'è
una grossa novità, l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa
ancora qui non va. …"
In Italia, le tornate elettorali si susseguono e i personaggi
della politica - presenti nel panorama - sono sempre pronti
alle grandi manovre, in grande spolvero per la loro ricomparsa
nell'agone. Nelle debite proporzioni, ogni comune italiano
è un microcosmo che rappresenta - in tutto e per tutto, nel
bene (le tante brave persone che li popolano, checché se ne
dica) e nel male (l'elenco da compilare sarebbe davvero lungo,
pertanto da risparmiare) - quanto la nostra Bella Penisola
ripropone in macro, e sui mali, senza essere tacciato di pessimismo
e/o sensazionalismo - ahimè - alcuni centri li evidenziano
in maniera esponenziale.
Benché
apparentemente puerile come affermazione - ma, tant'è (la
speranza è l'ultima a morire) -, i Cittadini aspettano qualcosa
di nuovo che motivi la loro quotidianità, che li aiuti a "galleggiare"
in questo mare di difficoltà. La politica degli "interventi
di prelievo" (ma anche di generale austerità), secondo quella
filosofia di Dracone d'Atene, sebbene ineluttabile, poiché
obtorto collo necessaria per coprire le "voragini" della malapolitica
(è questo dire un eufemismo per indicare le sprezzanti ruberie
dei politici che ci rappresentano) non può non essere affiancata
a segnali (almeno questi) che lascino pensare che il sacrificio
valga a qualcosa. Orbene, allora!
Sul
lavoro non è necessario dire alcunché, risulterebbe (restando
sempre nella culla greca, stavolta di Socrate) un mero esercizio
di sofismo, esso serve per sopravvivere (l'equazione è lapalissiana:
non lavori, non mangi); e poi, già nel primo articolo, lo
dissero anche i Padri Costituenti nella stesura della Nostra
Carta, fondandola proprio su questo. Certo è impensabile -
nel riflettere - non soffermarsi (almeno solo un momento)
sul fatto che i "i figli delle famiglie" (ma, che non si dimentichino
i padri e le madri) devono avere garantito tale elementare
diritto; no, non può essere solo appannaggio dei figli di
chi sta nella "stanza dei bottoni" e dei figli dei loro "amici",
mentre agli altri spetta, ormai, solo la possibilità dell'emigrazione
(peraltro, diversamente da un passato nemmeno tanto lontano,
anche delle menti migliori), maledicendo la Terra che li ha
avuto in grembo.
A chi si assumerà l'onore della guida di ogni Città d'Italia
non dovrà sfuggire la consapevolezza dell'onere di avere riguardo
della dignità del Cittadino che, compatibilmente con la propria
collocazione, quindi con il proprio contributo in tasse e
balzelli vari, permette il gioco con il giocattolo, ovvero
mantiene l'esercizio economico dell'apparato. Se non bisogna
mai dimenticare chi sta peggio, è pur vero che, per fare bene,
bisogna volgere lo sguardo verso quei modelli di realtà sociali
virtuose, quei paesi (la Svizzera, la Germania, i Paesi Scandinavi)
che hanno saputo individuare percorsi politici che, con le
buone prassi di welfare state, hanno dato risposta alle aspettative
del proprio popolo, ovvero hanno saputo restituire in servizi
alla persona la buona parte del prelievo fiscale.
E', ormai, mia abitudine alla prima lezione ai miei studenti
del nuovo anno accademico fare un parallelo con il lavoro
dell'archeologo. Tale ricercatore, quando si accinge allo
studio del sito archeologico riemerso, per comprendere il
grado di civiltà di quel determinato popolo che in quel luogo
ha vissuto si sofferma ad esaminare il cosiddetto corredo
cinerario, ossia pone la sua attenzione sull'insieme delle
suppellettili che sono state sepolte accanto alla salma; questi
oggetti saranno l'esatto indicatore di quello che la persona
in vita era in grado di fare e rappresentare.
Oggi,
per comprendere il grado di civiltà di un popolo è necessario
verificare la qualità dei servizi erogati alla persona, essi,
pertanto, saranno l'esatto indicatore del progresso sociale
di un popolo. Offrire servizi sociali per la salute del cittadino,
per la famiglia, per i minori, per i portatori di handicap,
per gli anziani, per la donna, per le fasce svantaggiate,
per i giovani che si avviano al futuro, per i migranti, per
il sostegno alla formazione dei non abbienti, etc. è la priorità
con la quale la politica di ogni singolo comune dovrà fare
i conti. Saranno queste risposte alle esigenze del cittadino
il trattino d'unione con l'apparato politico-amministrativo,
saranno queste attenzioni verso i bisogni che daranno un senso
al contributo richiesto al Cittadino con il prelievo fiscale;
sarà questa offerta di benessere che porrà ogni singolo individuo
in una posizione di sinallagma con la politica (allo stato,
anche di riappacificazione). E' questo che significa avere
riguardo per la dignità del Cittadino.
Sono,
tuttavia questi, insiemi di progetti di politica sociale che
non si possono improvvisare, che possono e devono essere gestiti
da quegli esperti che dovranno necessariamente affiancare
ed illuminare il politico nelle sue scelte, esperti liberi
dal gioco della politica, poiché i servizi alla persona non
hanno colore politico. Ogni anno la Comunità Europea stanzia
alle Regioni (a cascata ai Comuni) enormi cifre per il welfare
state, cifre che - puntualmente - vengono restituite per incapacità
e/o insipienza nel saperle sfruttare secondo quanto previsto
dai bandi per l'erogazione. Il Cittadino, per fortuna, non
è più lo sprovveduto di un tempo, è a conoscenza di quanto
la politica potrebbe offrire e non offre, e per questo - giustamente
- giudicherà punendo il politico incapace, ovvero premiando
chi darà risposte ai loro bisogni.
Il
tanto "Caro Lucio" concludeva: "… L'anno che sta arrivando
tra un anno passerà io mi sto preparando è questa la novità.
…" .
*
Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale - Università
per Stranieri Dante Alighieri - Reggio Calabria.
Dossier
etica e politica
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