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Corruzione
: la politica dia messaggi chiari e prenda iniziative concrete
di
Alessandro Balducci*
Largo spazio e’ stato dato dai media al messaggio lanciato
da Giorgio Napolitano nella lettera rivolta a Papa Francesco
dopo il suo discorso in occasione della 48esima giornata mondiale
della Pace: "Schiavitù e corruzione sono tra i mali del
mondo contemporaneo e ad agire devono essere i governi e le
istituzioni". "Deciso",
aggiunge il capo dello Stato, "deve essere lo sforzo
nella lotta alla criminalità nelle sue svariate forme, dallo
sfruttamento della prostituzione alla pratica del lavoro nero,
dalla corruzione al traffico di esseri umani".
Napolitano
dice anche di condividere con il Pontefice le preoccupazioni
sulla corruzione. Su questo specifico tema il presidente della
Repubblica si era espresso anche in occasione del suo discorso
di fine anno e, alcuni giorni prima, in occasione del suo
intervento al Csm. Per la verita’, nell’intervento al Csm
il capo dello Stato aveva parlato non solo della corruzione
e della preoccupazione derivante dalle ultime vicende di cronaca
giudiziaria (i.e. Expo e Mafia capitale) ma aveva evidenziato
alcuni aspetti e problemi che hanno riguardato i magistrati,
la magistratura nel suo insieme e l’organizzazione del lavoro
dei giudici in questo ultimo periodo. Intendiamoci: il capo
dello Stato, nel suo ruolo che e’ anche quello di capo del
Csm ha tutto il diritto di esprimere il suo parere sulle vicende
che riguardano i magistrati – avendo pero’ nel contempo l’accortezza
di evitare di ledere quel principio costituzionale, e fondamentale
nello Stato di Diritto, che e’ l’indipendenza della Magistratura.
Tuttavia, dopo le incredibili ed inquietanti vicende di corruzione
emerse proprio grazie all’impegno dei magistrati (e di cui
avevano parlato nel recente passato solo alcune coraggiose
ma isolate inchieste giornalistiche) nel discorso al Csm noi
“comuni mortali” avevamo l’impressione che il capo dello Stato
avesse voluto dare il classico colpo al cerchio e poi alla
botte. Del resto, senza dover scadere in inutili polemiche,
risulta pero’ obiettivamente incomprensibile per i comuni
cittadini stremati dalla crisi economica e spremuti da un
fisco senza pieta’ coi soliti noti ma di manica larga coi
soliti evasori, che il massimo rappresentante delle Istituzioni
repubblicane si mettesse a rimproverare il potere giudiziario
per via dei “comportamenti impropriamente protagonistici e
iniziative di dubbia sostenibilità assunte da magistrati della
pubblica accusa”.
Nel bene e nel male, la magistratura e’ rimasta l’unico baluardo
a difesa dei Cittadini e dei contribuenti depredati dalle
cricche eversive o mafiose (o entrambi) e sprofondati in condizioni
di vita peggiori o, addirittura, gettati in poverta’ dalla
crisi. E’ importante, almeno per limitare la marcia dell’opinione
pubblica nelle braccia del qualunquismo e della sfiducia totale
verso le Istituzioni, che dalle stesse Istituzioni e dalle
persone che le rappresentano i messaggi arrivino in modo limpido,
forte e univoco. Ed il messaggio non puo’ che essere quello
di una condanna senza appello della corruzione e dei corrotti.
E di un contemporaneo convinto incoraggiamento ed appoggio
senza condizioni o critiche “cerchiobottiste” a tutti coloro
che, sia nell’adempimento dei propri doveri istituzionali
o professionali sia in ossequio alla loro coscienza di Cittadini
onesti, si adoperano ed operano per contrastare la corruzione
e per smascherare i corrotti: giudici, forze dell’ordine,
giornalisti (significativi ed importanti ma ancora pochi),
comuni cittadini ed amministratori pubblici che ancora si
sentono servitori della comunita’ nazionale e non dei loro
interessi privati.
I messaggi che nel corso del 2014 sono arrivati da Papa Bergoglio,
anche in tempi non sospetti, non sono mai stati ambigui o
di dubbia interpretazione. Francesco –addirittura prima che
la Procura di Roma scoperchiasse il verminaio di Mafia capitale
– aveva espresso condanne dure e senza mezzi termini contro
la corruzione: ricordiamo in questa sede solo l’omelia da
lui pronunciata nella messa di fronte ai politici e ai parlamentari
il 27 marzo u.s.. Viceversa, improntati alla piu’ assoluta
ambiguita’ – se non proprio caratterizzati da un vero e proprio
appoggio o incoraggiamento verso i corrotti ed i disonesti
– sono stati i segnali ed i messaggi provenienti dalla classe
politica italiana.
Francamente
dai politici le cose a cui meno diamo attenzione sono le loro
dichiarazioni- soprattutto se provenienti da quelli che fanno
parte della maggioranza di governo e che quindi sono in diritto
ed in dovere di agire, non sono di rilasciare dichiarazioni
o tweet o inviare SMS. La classe politica italiana e’ da almeno
venti anni incapace di sfornare uno straccio di provvedimento
che permetta allo Stato di dotarsi di strumenti piu’ efficaci
nel combattere la corruzione; e stiamo parlando di leggi e/o
provvedimenti approvabili senza particolare difficolta’, visto
che se ne discute nelle sedi appropriate, nei convegni pubblici
[1] da diversi anni ormai: aumento delle pene per i reati
contro la Pubblica Amministrazione, riforma della prescrizione
che prevede la sua interruzione all’avvio delle indagini o,
al massimo, alla sentenza di primo grado [2], introduzione
del reato di autoriciclaggio.
Ma se i politici ritengono cosi’ difficile la promulgazione
di leggi a difesa della Cittadinanza dalle gesta criminali
dei colletti bianchi, essi possono comunque agire e comportarsi
in modo da lanciare segnali inequivocabili all’opinione pubblica.
Basterebbe, per esempio, che i partiti la smettessero di coprire
o difendere a spada tratta chi viene colto con le “mani nel
sacco” o viene messo sotto indagine per reati di corruzione.
Oppure basterebbe che accettassero che anche in Italia il
politico che aspira a cariche pubbliche, possa essere sottoposto
al test d’integrita’, come negli USA e come sostenuto dalla
campagna “Riparte il futuro”. Il test d’integrita’ sarebbe
uno strumento utile e potente per prevenire l’infiltrazione
di criminali e corrotti nella gestione della cosa pubblica
e permetterebbe, inoltre, di risparmiare le indagini ed i
processi dopo che la corruzione e’ stata perpetrata.
La
politica ha la possibilita’, sin da subito e prima che sia
troppo tardi, di dimostrare con fatti concreti e con comportamenti
coerenti – e non solo a parole - la volonta’ di combattere
la corruzione e di riavvicinarsi alla gente, senza lasciare
che a contrastare il malcostume, la disonesta’ e la dilapidazione
delle esauste casse pubbliche ci rimangano solo i magistrati
e le forze dell’ordine. L’estensione e la profondita’ degli
intrecci tra corrotti, cosche criminali, criminalita’ comune
e – nel caso di “Mafia capitale” – anche dell’eversione nera
sono tali da non permettere ulteriori tentennamenti ed ambiguità.
1)
Osservatorio sulla Legalita’ ed i Diritti, Convegno pubblico
“Giustizia in Italia e negli Stati Uniti: tra falsi miti della
politica e verita’ nascoste”, Forli’, 25/11/2011.
2)
Intervista al procuratore aggiunto di Milano F. Greco in Il
Fatto Quotidiano, 31/10/2014.
*
Coordinatore Commissione "Cittadinanza e Costituzione"
del'Osservatorio.
Dossier
etica e politica
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