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05 gennaio 2015
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Corruzione : la politica dia messaggi chiari e prenda iniziative concrete
di Alessandro Balducci*

Largo spazio e’ stato dato dai media al messaggio lanciato da Giorgio Napolitano nella lettera rivolta a Papa Francesco dopo il suo discorso in occasione della 48esima giornata mondiale della Pace: "Schiavitù e corruzione sono tra i mali del mondo contemporaneo e ad agire devono essere i governi e le istituzioni". "Deciso", aggiunge il capo dello Stato, "deve essere lo sforzo nella lotta alla criminalità nelle sue svariate forme, dallo sfruttamento della prostituzione alla pratica del lavoro nero, dalla corruzione al traffico di esseri umani".

Napolitano dice anche di condividere con il Pontefice le preoccupazioni sulla corruzione. Su questo specifico tema il presidente della Repubblica si era espresso anche in occasione del suo discorso di fine anno e, alcuni giorni prima, in occasione del suo intervento al Csm. Per la verita’, nell’intervento al Csm il capo dello Stato aveva parlato non solo della corruzione e della preoccupazione derivante dalle ultime vicende di cronaca giudiziaria (i.e. Expo e Mafia capitale) ma aveva evidenziato alcuni aspetti e problemi che hanno riguardato i magistrati, la magistratura nel suo insieme e l’organizzazione del lavoro dei giudici in questo ultimo periodo. Intendiamoci: il capo dello Stato, nel suo ruolo che e’ anche quello di capo del Csm ha tutto il diritto di esprimere il suo parere sulle vicende che riguardano i magistrati – avendo pero’ nel contempo l’accortezza di evitare di ledere quel principio costituzionale, e fondamentale nello Stato di Diritto, che e’ l’indipendenza della Magistratura.

Tuttavia, dopo le incredibili ed inquietanti vicende di corruzione emerse proprio grazie all’impegno dei magistrati (e di cui avevano parlato nel recente passato solo alcune coraggiose ma isolate inchieste giornalistiche) nel discorso al Csm noi “comuni mortali” avevamo l’impressione che il capo dello Stato avesse voluto dare il classico colpo al cerchio e poi alla botte. Del resto, senza dover scadere in inutili polemiche, risulta pero’ obiettivamente incomprensibile per i comuni cittadini stremati dalla crisi economica e spremuti da un fisco senza pieta’ coi soliti noti ma di manica larga coi soliti evasori, che il massimo rappresentante delle Istituzioni repubblicane si mettesse a rimproverare il potere giudiziario per via dei “comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte da magistrati della pubblica accusa”.

Nel bene e nel male, la magistratura e’ rimasta l’unico baluardo a difesa dei Cittadini e dei contribuenti depredati dalle cricche eversive o mafiose (o entrambi) e sprofondati in condizioni di vita peggiori o, addirittura, gettati in poverta’ dalla crisi. E’ importante, almeno per limitare la marcia dell’opinione pubblica nelle braccia del qualunquismo e della sfiducia totale verso le Istituzioni, che dalle stesse Istituzioni e dalle persone che le rappresentano i messaggi arrivino in modo limpido, forte e univoco. Ed il messaggio non puo’ che essere quello di una condanna senza appello della corruzione e dei corrotti. E di un contemporaneo convinto incoraggiamento ed appoggio senza condizioni o critiche “cerchiobottiste” a tutti coloro che, sia nell’adempimento dei propri doveri istituzionali o professionali sia in ossequio alla loro coscienza di Cittadini onesti, si adoperano ed operano per contrastare la corruzione e per smascherare i corrotti: giudici, forze dell’ordine, giornalisti (significativi ed importanti ma ancora pochi), comuni cittadini ed amministratori pubblici che ancora si sentono servitori della comunita’ nazionale e non dei loro interessi privati.

I messaggi che nel corso del 2014 sono arrivati da Papa Bergoglio, anche in tempi non sospetti, non sono mai stati ambigui o di dubbia interpretazione. Francesco –addirittura prima che la Procura di Roma scoperchiasse il verminaio di Mafia capitale – aveva espresso condanne dure e senza mezzi termini contro la corruzione: ricordiamo in questa sede solo l’omelia da lui pronunciata nella messa di fronte ai politici e ai parlamentari il 27 marzo u.s.. Viceversa, improntati alla piu’ assoluta ambiguita’ – se non proprio caratterizzati da un vero e proprio appoggio o incoraggiamento verso i corrotti ed i disonesti – sono stati i segnali ed i messaggi provenienti dalla classe politica italiana.

Francamente dai politici le cose a cui meno diamo attenzione sono le loro dichiarazioni- soprattutto se provenienti da quelli che fanno parte della maggioranza di governo e che quindi sono in diritto ed in dovere di agire, non sono di rilasciare dichiarazioni o tweet o inviare SMS. La classe politica italiana e’ da almeno venti anni incapace di sfornare uno straccio di provvedimento che permetta allo Stato di dotarsi di strumenti piu’ efficaci nel combattere la corruzione; e stiamo parlando di leggi e/o provvedimenti approvabili senza particolare difficolta’, visto che se ne discute nelle sedi appropriate, nei convegni pubblici [1] da diversi anni ormai: aumento delle pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione, riforma della prescrizione che prevede la sua interruzione all’avvio delle indagini o, al massimo, alla sentenza di primo grado [2], introduzione del reato di autoriciclaggio.

Ma se i politici ritengono cosi’ difficile la promulgazione di leggi a difesa della Cittadinanza dalle gesta criminali dei colletti bianchi, essi possono comunque agire e comportarsi in modo da lanciare segnali inequivocabili all’opinione pubblica. Basterebbe, per esempio, che i partiti la smettessero di coprire o difendere a spada tratta chi viene colto con le “mani nel sacco” o viene messo sotto indagine per reati di corruzione. Oppure basterebbe che accettassero che anche in Italia il politico che aspira a cariche pubbliche, possa essere sottoposto al test d’integrita’, come negli USA e come sostenuto dalla campagna “Riparte il futuro”. Il test d’integrita’ sarebbe uno strumento utile e potente per prevenire l’infiltrazione di criminali e corrotti nella gestione della cosa pubblica e permetterebbe, inoltre, di risparmiare le indagini ed i processi dopo che la corruzione e’ stata perpetrata.

La politica ha la possibilita’, sin da subito e prima che sia troppo tardi, di dimostrare con fatti concreti e con comportamenti coerenti – e non solo a parole - la volonta’ di combattere la corruzione e di riavvicinarsi alla gente, senza lasciare che a contrastare il malcostume, la disonesta’ e la dilapidazione delle esauste casse pubbliche ci rimangano solo i magistrati e le forze dell’ordine. L’estensione e la profondita’ degli intrecci tra corrotti, cosche criminali, criminalita’ comune e – nel caso di “Mafia capitale” – anche dell’eversione nera sono tali da non permettere ulteriori tentennamenti ed ambiguità.

1) Osservatorio sulla Legalita’ ed i Diritti, Convegno pubblico “Giustizia in Italia e negli Stati Uniti: tra falsi miti della politica e verita’ nascoste”, Forli’, 25/11/2011.

2) Intervista al procuratore aggiunto di Milano F. Greco in Il Fatto Quotidiano, 31/10/2014.

* Coordinatore Commissione "Cittadinanza e Costituzione" del'Osservatorio.


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