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29 maggio 2014
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Ultimatum europeo e costi carcerari : proposte contro il sovraffollamento
di Mauro W. Giannini

L'ultimatum europeo all'Italia con la sentenza Torreggiani resa l’8 gennaio 2013, che obbligava il Paese a dotarsi di misure idonee ad eliminare il problema del sovraffollamento carcerario è scaduto ieri. Si apre ora la strada a tutte le procedure relative ai ricorsi pendenti “congelate” dalla Corte proprio in attesa che l’Italia adottasse le misure richieste. Peraltro, se il nostro Paese non correrà ai ripari, ai ricorsi pendenti si aggiungeranno quelli di nuova proposizione, con la conseguenza che l’Italia dovrà sborsare ulteriori ingenti somme relative ai risarcimenti (tra i 10 e i 20mila euro a detenuto, secondo quanto disposto dalla Corte nella sentenza). Somme che potrebbero essere utilizzate per migliorare il sistema carcerario italiano.

Ma quanto costa davvero il sovraffollamento carcerario? La risposta arriva da un approfondimento curato dagli avvocati Chiara Zucchetti e Fabrizio Di Zozza della Giunta Nazionale di Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), dedicato all’analisi di tutti i costi – materiali e no – del sovraffollamento. Emerge che ogni giorno per la carcerazione preventiva l’Italia spende circa 1,3 milioni di euro, ma vi sono anche costi umani: 10.389 persone sono in cella senza aver subito alcun processo. «Analizzando i dati numerici forniti dal Ministero della Giustizia – spiegano Zucchetti e Di Zozza – va evidenziato che alla data del 30 aprile 2014, su un totale di 59.683 detenuti, ben 10.389 (17,40% sulla popolazione carceraria complessiva) sono in attesa di giudizio. Di fatto sono sottoposti ad una misura cautelare senza aver subito alcun processo».

«E' doverosa una riflessione, svuotata dai furori ideologici, sugli effetti del recente decreto svuota-carceri, che, tra le altre misure, aumenta lo sconto di pena concesso per ogni semestre (da 45 a 75 giorni) e soprattutto dispone un utilizzo del braccialetto elettronico più frequente. Da pena alternativa eccezionale, il braccialetto diventa uno strumento ordinario. Viene istituita la figura del Garante Nazionale delle persone detenute al fine di vigilare sul rispetto dei diritti dei detenuti e sulle condizioni in cui scontano la pena», sottolineano gli avvocati Aiga. Analoga attenzione deve porsi alla proposta di legge AC631 attualmente in seconda lettura alla Camera, nonché alla L.94/2013 di conversione del “Decreto carceri” con il quale è stato anche previsto di portare la capienza regolamentare delle carceri italiane a 57.000 posti con la creazione di circa 12.324 nuovi posti.

Tali misure sono state giudicate idonee ma non sufficienti dalla “Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni”(Commissione LIBE) europea che in data 26-28 marzo 2014 ha fatto visita ad alcune strutture carcerarie italiane. La delegazione pur apprezzando gli sforzi fatti dall’Italia negli ultimi mesi, ritiene che molto di più si possa e si debba fare per ridurre il problema del sovraffollamento carcerario. Una soluzione al problema, proposta dall'AIGA e da sempre sostenuta dall'Osservatorio sulla legalità e sui diritti Onlus, è la limitazione del ricorso alla custodia cautelare.

Inoltre, «si deve puntare a sistemi alternativi al carcere capaci di incidere altresì sulla recidiva – sottolineano gli avvocati Zucchetti e Di Zozza –: il terzo settore in questo senso deve essere maggiormente valorizzato all’interno degli istituti e trovare nei fondi europei un aiuto fattivo per un modello di impresa sociale che nel rieducare il detenuto, avvicinandolo al lavoro in carcere, rieduchi la società intera». Sul punto si erano espressi anche il presidente dell'Osservatorio Rita Guma e l'avv. Demetrio Delfino, coordinatore della Commissione di proposta legislativa dell'Osservatorio, in una recente intervista alla trasmisione radiofonica Luce nella notte, sottolineando che non ci si può limitare a svuotare le carceri, ma si devono accompagnare gli ex detenuti con il sostegno psicologico e con strumenti che offrano loro delle alternative ad una vita che li riporti in un penitenziario.


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