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22 novembre 2014
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USA : torna la caccia al "negro"... e quando se n'era andata ?
di Domenico Bilotti*

L’assaggio c’era stato a New Orleans, una delle più belle città statunitensi, letteralmente sventrata, alla fine dell’Agosto del 2005, dall’uragano Katrina. Le disagevoli condizioni di vita, gli interi quartieri di abitazioni private abbandonati a ruberie (a volte calcolate, a volte di mera resistenza), lo stato d’eccezione agitato come una clava.

La comunità black, spina dorsale del rinascimento artistico e commerciale, che aveva caratterizzato New Orleans ad alterne fortune per circa due decenni, sul banco degli imputati: senza mai potere cedere il posto alle colpe dell’Amministrazione centrale e di quella locale, che avevano gestito gli aiuti umanitari in modo (cupamente) allegro.

A metà Ottobre, l’antico pregiudizio razziale, che alberga negli Stati Uniti, soprattutto quando l’insicurezza sociale aumenta e aumentano le inadeguatezze di chi quella insicurezza dovrebbe limitare, è tornato a farsi sentire. E si sente in quei luoghi in cui la componente afroamericana è forte, coesa, radicata. Magari confinata in quartieri che hanno poco da invidiare ad una segregazione forzata: la faccia triste dell’America, nera di rabbia, nera di colore, coccolata (quasi quanto quella ispanica) solo in vista del rinnovo di una carica importante.

Se non fosse stato per pochissime testate (Internazionale, Radio Onda d’Urto), avremmo saputo poco dei 17 arresti eseguiti a Saint Louis nel mezzo di una manifestazione antirazzista, il 13 Ottobre scorso. Ci saremmo fermati all’episodio clamoroso, della settimana precedente, quando un diciottenne in stato confusionale era stato ucciso perché impugnava un oggetto… sospettabile di esser scambiato per un’arma da fuoco: un sandwich.

La comunità black aveva risposto: non erano state organizzate cacce al “bianco” o ronde private nei quartieri dormitorio. Al netto di tutti gli odi che scatenano episodi così luttuosi, era stata una risposta in larga misura slegata dalle rivendicazioni razziali e dalla violenza: una richiesta di giustizia, semmai, visto che gli episodi di malversazione, soprattutto da parte degli istituti di vigilanza privata, non sono così occasionali, nella terra delle opportunità e del sogno americano.

Sarebbe stato troppo vedere all’opera un servizio d’ordine limitato e collaborativo, dove ai manifestanti fosse stato riconosciuto il diritto di incontrare le istituzioni locali e formulare, a nome di una comunità tutta, una richiesta di giustizia, basata su un piano di alleggerimento del pattugliamento pubblico e privato?

Esiste ancora il razzismo nella società americana: non è una norma formale dell’ordinamento, eppure sembra una rigorosa legge non scritta, per cui la popolazione penitenziaria vede le minoranze etniche sovrarappresentate rispetto alla loro consistenza demografica (e in Italia?) e dove, quando una comunità locale è messa alle strette, si cerca sempre un capro espiatorio. Lo stesso. Quello che non se n’è mai andato.

Il primo Presidente di colore una riflessione collettiva su questi temi avrebbe potuto e dovuto aprirla. Ha preferito vedere quanto e come avrebbe perso le elezioni di mid-term, che riportano entrambe le Camere elettive sotto il controllo del Partito Repubblicano.


per approfondire...

Dossier immigrazione e razzismo

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