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22 giugno 2014
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Riforme necessarie e riforme addomesticate
di Alessandro Balducci*

Leggo dall’inserto di cronaca locale di un importante quotidiano di rilevanza nazionale [1] che i Carabinieri hanno trovato un uomo che aveva sul balcone di casa una piantina di canapa indiana. Nei confronti dell’uomo, che è finito sotto processo, la pubblica accusa ha chiesto una condanna a 6 anni di detenzione. La notizia è riportata senza molti particolari, ma presumo che i 6 anni di carcere chiesti dalla Procura corrispondano al massimo della pena prevista per la coltivazione non autorizzata di cannabis, se la coltivazione è di lieve entità. Comunque ci sarà un processo nel quale sia l‘accusa che la difesa avranno modo di sostenere le proprie ragioni e di fare in modo che si accerti la verità dei fatti.

Ci sarebbe da chiedersi come mai in un paese così disastrato economicamente e finanziariamente come il nostro, ci possiamo permettere di istruire un processo di primo grado, a cui farà seguito probabilmente un processo d’Appello e, infine, la Cassazione, per stabilire se mandare in prigione uno che si coltiva una piantina di Cannabis in casa. Comunque è la legge e finché la legge c’è va rispettata e fatta rispettare. Però è anche vero che piuttosto che varare in continuo provvedimenti di clemenza o di amnistia per svuotare le carceri piene fino all’inverosimile - dopo aver speso soldi ed impiegato ingenti risorse per far svolgere i processi – forse sarebbe il caso di depenalizzare certe fattispecie. E non occorre, per questo, modificare la Costituzione; basterebbe qualche giornata di lavoro del Parlamento.

Sempre da un quotidiano di rilevanza nazionale [2], leggo che il governo Renzi - nonostante le dichiarazioni roboanti contro la corruzione fatte un giorno sì e l’altro pure – ancora non si è deciso a proporre al Parlamento l’approvazione del “pacchetto anticorruzione” che – si spera – contenga anche il ripristino del reato di falso in bilancio depenalizzato da uno dei precedenti governi Berlusconi. Purtroppo le notizie che si hanno a riguardo non sono molto promettenti: è altamente probabile, cioè, che una delle poche ma fondamentali riforme di cui l’Italia avrebbe veramente bisogno – il ripristino appunto del reato di falso in bilancio – non veda mai la luce per un motivo che poco a che vedere con l’interesse generale del Paese: Renzi ha bisogno dell’appoggio dell’ex cavaliere al progetto di riforma del Senato. E come si può facilmente desumere dall’esperienza pregressa, tale appoggio non verrà dato senza adeguata contropartita….

Anche le tanto sbandierate norme sul rientro dei capitali dall’estero sono colpite da una specie di “sindrome di Penelope”: si costruiscono di giorno e si distruggono di notte, col risultato che lo Stato sta rinunciando di fatto a riappropriarsi di risorse che gli spettano: e non stiamo parlando solo di qualche centinaio di migliaia di euro….

In compenso una buona parte del dibattito politico e dell’informazione dei mass-media è rivolta a farci sapere ogni particolare e dettaglio della “riforma del Senato” che, a detta del Presidente del Consiglio, dovrebbe risolvere buona parte dei problemi di questo sciagurato Paese. In realtà tale riforma non risolverà un bel niente e per un motivo molto semplice: perché in Italia le riforme che servono – e che non richiederebbero modifiche alla Costituzione o stravolgimenti dell’architettura istituzionale – non si fanno non perché ci sono le due Camere che “rallentano” il processo legislativo e decisionale, ma perché la classe politica italiana NON LE VUOLE FARE.

Ad ogni modo, stando alle informazioni disponibili sul progetto di riforma in discussione, il Senato sarà composto non da senatori eletti direttamente dal popolo ma da sindaci e consiglieri regionali che, quindi, oltre agli affari locali dovranno gestire anche gli impegni della politica nazionale; e fin qui non aggiungiamo niente di nuovo a quello che già si sapeva. Sembra invece – e questa sarebbe una novità - che nel progetto della coppia Renzi-Berlusconi gli amministratori locali che entreranno a far parte del nuovo Senato non potranno essere arrestati, né intercettati.

Forse siamo troppo abituati a pensar male ma sembra una norma costruita “ad hoc” per rispondere agli interventi della magistratura che ha esercitato il controllo di legalità facendo scoppiare i ben noti scandali del Mose di Venezia e dell’Expo’ di Milano. Ecco la risposta dei politici italiani di fronte alla corruzione che, anche a livello delle amministrazioni locali, divora e sperpera le risorse dei contribuenti – perlomeno di quei pochi che ancora pagano le tasse: estendere l’immunità parlamentare anche agli amministratori locali eleggendoli Senatori e stravolgendo la Costituzione.

Curare il malato dando le bastonate al medico.

1) Corriere di Romagna –La Stampa, 21-06-2014
2) Il Fatto Quotidiano, 20-06-2014

* Coordinatore Commissione "Cittadinanza e Costituzione" del'Osservatorio.


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