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Bullismo
online : la cretinetti e la platea plaudente
di
Vincenzo Andraous*
Il video della cretinetti che picchia una coetanea con calci
e pugni alla faccia e alla testa, imperversa sul social-network,
una ubriacatura di violenza gratuita, in bella mostra, alla
mercè di emulazioni e fascinazioni, manuale per pavidi e sconfitti
della vita. La cretinetti travestita da combattente, porta
colpi sotto la cintura, usa le mani e i piedi come fosse una
praticante di MMA, dove possono accedere contendenti di qualsiasi
disciplina, invece non pratica proprio un bel niente, perché
disconosce la correttezza, la lealtà, soprattutto il rispetto
che un atleta vero nutre per il suo avversario.
Una
cretinetti come tante altre altre, circondata da altri ebeti
che fanno platea plaudente, che fanno stadio, che fanno gabbia,
che fanno recinto dove tutto può e deve esser condiviso. Una
platea di stacanovisti della noia che paralizza i neuroni,
della adrenalina agognata invano, del vicolo cieco da perforare
con urgenza, un miscuglio di disagi e compromissioni familiari,
scolastiche, una adultità perennemente votata all'assenteismo.
Platea vociante di bestemmie e invocazioni a fare più male,
a essere più cattivi, a colpire subito senza attendere oltre,
giovani a perdere un briciolo di pietà per chi urla disperata:
AIUTATEMI VI PREGO.
La
vittima cade ripetutamente sotto i colpi intenzionali, persistenti,
asimmetrici, è nauseante lo squilibrio, la disparità, tra
chi colpisce e chi incassa, il branco ride, schiamazza, incita
con ferocia, vuole il divertimento, esige il sangue, il dolore,
la sofferenza della sfigata, agnello sacrificale del proprio
delirio di onnipotenza.
Senza quella platea di vili imberbi, non potrebbe esistere
né proliferare la cretinetti, il bullo di turno. Credetemi
so quello che dico, cos'è la violenza, che rumore fanno le
nocche infrante sui denti, so perfettamente che razza di individuo
è l'iracondo, il prepotente, il prevaricatore, sono stato
bullo, sono stato il mio peggior nemico, la persona peggiore
che ho incontrato nella mia vita, proprio perché ne conosco
ogni anfratto, nel vedere quel video, quella cretinetti, quel
popolo di stolti plaudenti, ho sentito male alla testa, male
alla pancia, male alle mani, male alle gambe, ho sentito male
al cuore, un male lacerante per quella ragazzina impaurita,
sola in mezzo a tanta gente, a cui si è cercato nel modo più
miserabile di rapinarle la dignità.
Quel video non è solamente la denuncia sconvolgente di una
società bullistica, ma anche la rappresentazione di una solitudine
armata nei riguardi della vittima, la giustizia sarà un sollievo
passeggero, in fin dei conti come mi ha risposto qualcuno:
"ora non facciamola troppo esagerata, queste cose sono sempre
accadute". Sarà senz'altro così, ma una volta se non incorro
in amnesie, lo scontro era con il mondo adulto, una volta
non si diventava degli imperatori, e quando ciò accadeva eri
già autoescluso, non c'era bisogno di buttarti fuori da quell'
istituto, accadeva in automatico, dovevi trovartene un'altro.
Oggi
la competizione è con il gruppo dei pari, con quelli più fragili,
oggi non si diventa soltanto bulli o famosi per forza, ma
addirittura pezzi pregiati di edilizia scolastica, non si
viene allontanati, perché errato criminalizzare, parlarne
troppo, è più consono recuperare, riproporre un progetto e
un percorso. Ma la sanzione per accadimenti di questa portata
dove sta di casa? Forse è vero, una volta ogni colpo sotto
la cintura rimaneva dentro la classe, perché la forma bullistica
ai miei tempi tempi denominata nonnismo, era prontamente addomesticata
dall'autorità del docente, degli adulti, dei responsabili
della condizione psico-educativa dell' adolescente.
Oggi
i nativi digitali sono accompagnati per l'intera giornata
dal loro smartphone, dalle messaggistiche istantanee, dai
social, con un semplice movimento sanno che possono sconquassare
un paese, una città, un mondo, devastare una vita, mandare
in frantumi il futuro di una persona, oppure diventare per
una frazione di tempo ciò che non si è, in quanto il bicipite
è potere, il denaro è potere, la forza e la furbizia sono
il grimaldello del potere.
La cretinetti e quei bulli nascosti dietro la funzione video-fotografica,
ci dicono che non c'è soltanto una indifferenza che non fa
prigionieri, spesso nessuno vede, ci voltiamo da un'altra
parte, non soltanto per paura, omertà, menefreghismo, ma perché
non siamo disposti, quindi non ci disponiamo a essere e fare
maturità educativa, eludendo il dovere di imparare a conoscere
per quello che è il mondo della cretinetti, dei bulli, della
stessa vittima, cioè l'universo delle nuove tecnologie che
non formano al carico obbligante delle responsabilità.
A quella ragazza ribadisco di non sentirsi mai sola, alla
cretinetti di trovare dignità sufficiente per chiederle perdono.
*
responsabile servizi interni Comunità Casa del Giovane
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