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17 ottobre 2013
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Rischi in Internet : quali sono e come difendersi
di Rita Guma*

Oltre alla possibilità di restare vittima di un reato, in Internet si può rischiare di rendersi vittime di comportamenti leciti e perfino annunciati e sottoscritti per sprovvedutezza, per mancanza di normative certe in determinati ambiti o perché si utilizzano servizi posti su server basati in altri paesi e quindi soggetti a leggi e tribunali diversi dai nostri.

Ad esempio, sottoscrivendo servizi di posta liberi si forniscono volontariamente (all’atto dell’iscrizione) o involontariamente (mediante i contenuti delle mail e mediante i cookie) dati che consentono il proprio tracciamento e profilazione. Alcuni servizi di posta su webmail, come quello di Gmail, dichiarano di monitorare le attività di chi li utilizza fino a che non si effettua il logout, ma altri lo fanno senza esplicitarlo e comunque pochi utenti leggono tutte le clausole delle informative.

Altro caso è quello in cui si pubblichino molte informazioni personali nei social network permettendo da un lato il cosiddetto furto d’identità, dall’altro non potendo governare più la gestione dei propri dati. Ad es, è accaduto che chiudendo un profilo su Facebook tutti i dati precedentemente salvati restassero sul server del social network contro le intenzioni di chi aveva chiuso l’account.

Usando Skydrive occorre aprire un account di posta elettronica chiudendo il quale i propri dati non vengono cancellati, come recita per il cloud la politica per la privacy di MSN, ma mantenuti sul server per 365 giorni in caso si voglia riaprire l’account.

Un ulteriore rischio è costituito dai cambiamenti della politica della privacy, anni fa imprevisti, adesso previsti nelle clausole che spesso senza leggerle accettiamo quando scegliamo un servizio in rete. Ne è un esempio il servizio mail di Google, che da un giorno all’altro si è ampliato senza richiesta di consenso, includendo una sorta di social network in cui tutti i contatti dell’account sono diventati “amici” e tali presunti amici possono vedere quando siamo online e quando no, o condividere con noi molte attività se non le inibiamo, per cui la nostra privacy è stata arbitrariamente notevolmente ridotta.

Altro problema è quello della negazione del cosiddetto diritto all’oblio, ovvero del legittimo desiderio che alcuni aspetti della propria storia passata (come una condanna o un amore finito) vengano cancellati con il tempo e non riemergano a tormentarci dopo anni o decenni, cosa che in Internet quasi mai avviene, dal momento che le pagine pubbliche vengono catturate dai motori di ricerca che li mantengono nella cache anche quando la pagina è stata eliminata dalla rete o vengono ripresi da altri siti o blog o infine da aggregatori di informazioni, come 123people, che li mantengono per anni e le ripropongono quando viene inserito il nostro nome in un motore di ricerca.

Ma non solo: è di prassi – aprendo un account su Facebook o Linkedin – inserire l’elenco dei propri contatti per invitare gli amici a seguirci sul social network. Così facendo stiamo fornendo senza autorizzazione (cosa che in Italia è anche reato) un dato personale di altri ad un sito/società che potrà memorizzarlo e riutilizzarlo a piacimento, ad es. per continuare anni dopo ad invitare un soggetto ad entrare nel network. Né sappiamo a quali società commerciali esterne vengano ceduti i dati dei nostri amici che abbiamo così ingenuamente fornito.

Ma possiamo creare problemi ai nostri amici anche includendoli tutti nella nostra rubrica, con la conseguenza che programmi infestanti (ad es worm) possono inviare a nostra insaputa a tutti i nostri contatti messaggi pericolosi.

Anche inserendo video o foto – magari divertenti – nostri e dei nostri amici online, possiamo fare del male a qualcuno e non riuscire poi più a fermare il giro che si innesca e che a volte, anche nelle modalità, va ben oltre le intenzioni e può generare tormentoni o tradursi in cyberbullismo per la vittima di quello che era solo uno scherzo.

Ultimo ma non ultimo, si può restare vittime di un inganno da parte di soggetti che fingendosi diversi da ciò che sono (ad es ragazzi quando sono adulti, donne quando sono uomini e viceversa, etc) possono farci del male. Come abbiamo detto, l’autore di tali gesti commette un reato, ma la consolazione per l’eventuale condanna penale o civile a volte non basta a sanare il danno prodotto.

La prevenzione

Per cercare di non restare vittime di quanto sopra descritto o di danneggiare altri possiamo:

- usare un firewall, un antivirus ed un antimalware e disattivare la webcam quando non necessaria

- disattivare i cookie ogni volta che ci è possibile (alcuni siti li richiedono altrimenti non si riesce ad accedere al servizio, ma possiamo cancellarli periodicamente)

- evitare di lasciare sessioni aperte su computer accessibili ad estranei e di comunicare nostre password a terzi

- evitare di mantenere aperta la propria casella di posta su webmail mentre si naviga su altri siti o si aprono altri account

- evitare di fornire troppe informazioni personali, video e foto nostre o di altri in rete, che siamo su facebook o in chat, che il servizio sia aperto al pubblico o meno

- accedendo mediante wi-fi pubblici, usare un VPN (Virtual Private Network), programma che cripta le comunicazioni, protegge i dettagli di login dalla cattura da parte di terzi, permette di caricare e scaricare i file privatamente, mantiene riservate le conversazioni VOIP (Voice On IP, come quelle con Skype e Viber) ed aiuta ad evitare che i motori di ricerca tengano traccia della nostra cronologia

- leggere attentamente le informative sulla privacy dei vari servizi che intendiamo sottoscrivere e diffidare di quelli con informative generiche, di quelli che chiedono troppi dati, di quelli che non permettono di identificare il titolare del trattamento dei dati o di cancellare in tutto o in parte i propri dati personali

- invitare gli amici a seguirci nei social network inviando una mail personale dalla nostra casella, non attraverso il social network stesso

- inserire nella rubrica un numero che cominci con zero. Esso, causa l’ordinamento automatico, verrà posto per primo in rubrica, quindi impedirà l’invio automatico di mail a tutti i contatti. Quando vorremo utilizzare noi la rubrica potremo cancellarlo agevolmente.

- inserire gli indirizzi in copia nascosta quando si spediscono mail a molti soggetti

- non fidarsi mai degli sconosciuti: non diamo mai indirizzi e numeri di telefono – soprattutto fissi – o il nome della scuola che frequentiamo a sconosciuti online ed interrompiamo subito giochi e rapporti di ogni tipo che sembrino degenerare in una qualunque direzione anomala. Se il soggetto insiste o sembra sapere di noi più di quanto gli abbiamo rivelato, dire di aver avvisato i familiari è una buona precauzione: non temiamo di sembrare infantili, dato che anche persone adulte che hanno creduto in rapporti nati online sono divenute vittime di stupro o omicidio perché sono andate ad incontri con il loro contatto virtuale senza avvisare nessuno.

* presidente dell'Osservatorio ed esperta di tecnologie

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