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Avvocatura : CNF , regolamento professioni inadatto , occorre
una legge
di
staff
Il
mancato stralcio dell’Avvocatura, professione riconosciuta
dalla Costituzione, dal regolamento sulle professioni approvato
il 2 agosto dal consiglio dei ministri, è un attacco al diritto
di difesa. Lo afferma il Consiglio nazionale forense, ricordando
che per lo statuto dell’avvocatura, soggetto imprescindibile
della giurisdizione, serve una legge dello Stato mentre "il
regolamento non rispetta le specificità delle professioni
e inspiegabilmente non esclude dal suo ambito di applicazione
gli avvocati che, come i medici, svolgono una attività relativa
a diritti costituzionalmente riconosciuti".
"Il
Cnf non può che stigmatizzare questo approccio, prima che
sul merito, innanzitutto sul metodo di legiferare in materia
di professioni e di avvocatura e si riserva di adire ogni
rimedio giurisdizionale per denunciare la illegittimità del
regolamento" afferma una nota dell'organismo che
riunisce gli Ordini professionali di tutta Italia "A
questo si aggiungono le gravi perplessità che suscita la disciplina
in esso contenuta, in alcuni passaggi di chiara impronta dirigista
ed esorbitante dai poteri regolamentari dell’Esecutivo".
Il
Cnf peraltro attende di conoscere la decisione del Governo,
che a quanto risulta si è riservato di comunicarla questa
settimana, circa l’assenso al passaggio in commissione giustizia
alla Camera in sede deliberante della riforma forense. Un
rifiuto sarebbe inspiegabile e inusuale in una dialettica
istituzionalmente corretta con il Parlamento, attesa la chiara
volontà parlamentare in questo senso.
Avvocatura:
UCPI, regolamento professioni, rafforzate ragioni astensione
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