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14 ottobre 2012
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Processo all'italiana
di staff

Il processo italiano non solo è complicato, ma anche schizofrenico. Il rimedio principale non sta tanto nella modifica di questa o quella norma, quanto nel tornare, noi, a essere un popolo serio. E' questa la tesi del libro di Piercamillo Davigo e Leo Sisti, appena uscito per i tipi di Laterza.

Alla data del 30 giugno 2011 la massa dell'arretrato nei tribunali italiani era pari quasi a 9 milioni di processi. I tempi medi necessari per la definizione di una causa sono arrivati a più di 7 anni nel civile e a quasi 5 anni nel penale. I nostri processi sono elefantiaci e la magistratura si scontra con procedure che richiedono anni. Nella classifica della Banca Mondiale l'Italia è al 158° posto, su 183, per la durata dei procedimenti e per l'inefficienza della giustizia: un dato sconcertante, che ci vede preceduti persino da Togo, Isole Comore, Indonesia e Kosovo.

Grazie all'esperienza di Davigo, magistrato di Cassazione, e di Sisti, cronista di giudiziaria, il libro spiega come funziona la giustizia in Italia e cosa vogliono dire parole chiave come patteggiamento, rito abbreviato, udienza preliminare, depenalizzazione, prescrizione. Ma, soprattutto, propone una cura a costo zero per uscire dai gironi infernali dei tribunali italiani. Bastano poche misure, anche banali, per ovviare a rinvii continui ed esasperanti; per eliminare montagne di carte; per rivedere il patteggiamento e il rito abbreviato, i due riti alternativi che non hanno dato i risultati attesi; per consentire gli appelli solo dopo una loro selezione; per rendere effettive le depenalizzazioni, mai adeguatamente realizzate; per mettere la parola fine all'interminabile polemica sulle intercettazioni.

Ma il libro è anche un'analisi delle anomalie italiane che sottendono ad una concezione deviata della giustizia: "In qualunque altra nazione occidentale, di solito rubano i poveri e non i ricchi, anche perché questi ultimi non hanno alcun bisogno di farlo. In Italia talvolta rubano i ricchi più dei poveri, riuscendo quasi sempre a farla franca. Di più. In questa strana classe dirigente esistono tipi come Calisto Tanzi, patron di Parmalat, che, condannato per un aggiotaggio ai danni di 40 mila risparmiatori, è entrato in prigione dichiarando: «Non me l'aspettavo»".

"(...) Tempo fa un magistrato italiano, in visita a un carcere federale Usa del North Carolina, si è trovato di fronte a molti detenuti, condannati a pene tra i cinque e i quindici anni, metà per fatti di droga e metà per i "crimini dei colletti bianchi", per lo più evasione fiscale. Il direttore, scorgendo un certo stupore negli occhi dell'ospite, durissimo, ha spiegato: «Hanno mentito al popolo americano». Un nostro presidente del Consiglio ripeteva che era "normale" non pagare le tasse. La differenza tra un paese seriamente capitalista e un paese tardo feudale è tutta qui".

Processo all'italiana
di Piercamillo Davigo e Leo Sisti
Ed. Laterza, 2012
pagg. 190, euro 15,00

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Dossier giustizia

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