Solidarietà
per Marinella Correggia, giornalista
di
Doriana Goracci*
Non
me l’ ha chiesto nessuno, ma convintamente e in piena autonomia,
esprimo tutta la solidarietà possibile nei confronti di Marinella
Correggia, giornalista e attivista per i diritti umani, “impegnata
da anni nell’affrontare temi socioambientali, di campagne
animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici
e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro
la guerra”, scrittrice di economia ecologica, egualitaria
e nonviolenta. Ho avuto il piacere di conoscerla a Roma, quando
ci risiedevo.
Faccio seguire la sua lettera di denuncia e quella della Rete
No War, di cui in passato sono stata parte attiva e al presente
riporto interamente.
Lettera di denuncia del danno morale e materiale inflittomi
pubblicamente da alcune persone per il mio impegno contro
la guerra in Siria con la richiesta che ritirino pubblicamente
le accuse di Marinella Correggia (Torri in Sabina, Rieti)
Mi
ritengo gravemente danneggiata sul piano umano e materiale
da reiterati “articoli” o interventi su facebook e su blog
(un parziale elenco si trova più oltre) contro il mio impegno
assolutamente gratuito e a mie spese benché quasi a tempo
pieno, un impegno contro le guerre e i loro devastanti effetti,
impegno iniziato nel 1990-91, e ultimamente volto a scongiurare
la guerra Nato in Libia prima e in Siria ora, grazie a una
intossicazione mediatica senza pari, alla quale gli autori
delle ingiurie nei miei confronti collaborano (nel loro piccolo)
e che io da molto tempo cerco di contrastare (nel mio piccolissimo).
Ecco
alcuni degli articoli e interventi ai quali mi riferisco (ringrazio
chi me li ha segnalati poiché non sono su facebook e la mia
navigazione internet non si riferisce a siti di opinione).
La libertà di giudizio non deve però arrivare a una disinformazione
infamante. Invito le persone e i siti o blog o gruppi facebook
nominati a ritirare al più presto le accuse e a scusarsi:
- Scritto apparso sul sito Vicino Oriente a firma Monti Germano
che mi accusa di essere al servizio del regime di Assad e
mi affianca a gruppi di estrema destra (accuse entrambe ridicole
per chiunque mi conosca; ma non è il caso dell’autore). L’articolo
è stato ripreso dal sito di Amedeo Ricucci. -
-
L’intervento della signora Aya Homsi nel gruppo facebook “Vogliamo
una Siria libera” che fiancheggia il CNs (Consiglio nazionale
siriano) e l’Esercito sirano libero; la signora afferma che
se io scrivo quel che scrivo è perché “ne traggo un profitto”.
-
– Le accuse di essere “embedded” rivoltemi pubblicamente dal
signor Enrico De Angelis che lavora al Cairo per un centro
di ricerca francese.
1.
Gli attacchi ingiuriosi si riferiscono alla ricerca e divulgazione
che compio e che in parte viene pubblicata sul sito dedicato
sibialiria.org. Come chiunque può vedere il sito non dice
nemmeno una parola a favore del governo siriano. Ma analizza
in tanti episodi i cortocircuiti della disinformazione attuata
sin dai massimi livelli (settori dell’Onu che attingono a
fonti di parte), la quale sta portando Occidente e petromonarchie
a un altro intervento con pretesti “umanitari”, reso possibile
dalla creazione del consenso che manipola una realtà di scontri
settari con interferenze esterne pesanti fomentati e la fa
diventare “un intero popolo massacrato da un dittatore”.
Riporto anche testimonianze dirette con nomi e cognomi di
vittime alle quali nessuno presta attenzione. Il mio attivismo
consiste non tanto nello scrivere articoli (questo non prenderebbe
tanto tempo) quanto soprattutto nel networking nazionale e
internazionale (rispetto a militanti, siti, gruppi politici,
media alternativi) al quale dedico molte ore al giorno; per
non dire delle numerose manifestazioni, sit in eccetera nei
quali mi attivo da oltre un anno. Ma questo è sconosciuto
a chi mi attacca.
2.
E’ un grande dolore essere accusati – per la prima volta da
quando ho iniziato l’attivismo pacifista nel 1991 - di “pacifismo
nero” da parte di persone (vedi oltre) che sostenevano indirettamente
i cosiddetti “ribelli” libici, le cui gesta razziste, violente,
repressive dei diritti umani, e che ora sostengono il Consiglio
nazionale siriano (Cns), il quale è finanziato da stati come
Qatar e Arabia Saudita, oltre alle potenze occidentali (“dimmi
chi ti finanzia e ti dirò chi sei”) e per questo invece di
muoversi su una vera strada negoziale chiede ufficialmente
interventi armati esterni da parte dei suoi alleati stati
capitalisti e sostiene il cosiddetto Esercito siriano libero,
delle cui gesta riferiscono ormai gli stessi media mainstream.
E’ sorprendente che al tempo stesso i suoi “attivisti” siano
presi come fonte di notizie…
3.
E’ vergognoso che mi si accusi sul gruppo facebook “Vogliamo
una Siria libera” di trarre profitto dai miei scritti. E’
l’esatto contrario, come sa chiunque mi conosca. E’ infatti
notevole e ormai quasi insostenibile il danno materiale che
traggo dall’impegno per la pace, a causa di
- mancati
introiti dalle mie attività lavorative, pressoché abbandonate
da un anno per mancanza di tempo dovendo/volendo dedicarmi
solo a questo impegno antiguerra,
- spese
di viaggi in loco (Libia e Siria), e di telefono. A questo
si aggiungerà ora
-
il pregiudizio a mie attività future nel campo dell’ecologia
di giustizia, a causa di questa diffamazione nei miei confronti.
Di pagato in relazione alla Siria ho scritto solo un reportage
con foto, per un totale di circa 300 euro. Il resto è stato
gratuito e, ripeto, con spese a mio carico. E con una perdita
di tempo che mi rallenta diversi progetti anche editoriali.
La
mia ostinazione è giustificata solo dal non voler vedere più
il mio paese partire a bombardare altrui popoli (con effetti
che ho verificato in loco più volte) con pretesti umanitari
veicolati da menzogne assordanti. Mi muove il desiderio che
quella alla Libia sia stata L’ultima delle (nostre) guerre
di bombardamenti e massacri. Ma grazie a tanta gente non sarà
così.
4.
Per me questo è il naturale seguito di un impegno contro le
guerre occidentali iniziato nel 1991 e sempre gratuito e autofinanziato
(dalle mie attività di autrice di libri e articoli in materia
di ecologia, rapporti Nord-Sud, rispetto dei viventi). L’indignazione
per il ruolo bellico del paese nel quale purtroppo vivo mi
ha portata a essere presente sia in Iraq che in Jugoslavia
che in Libia durante i bombardamenti e non certo come inviata
di guerra (!) ma come militante. Dal 1991 (prima guerra del
Golfo) la propaganda mediatica e la disinformazione creano
consenso a interventi bellici. Ora, accertare la verità è
cosa difficile, ma cogliere le menzogne e la disinformazione
lo è meno. Prende solo molto tempo
5.
Con l’occasione denuncio l’opera di demonizzazione contro
chiunque esca dal coro assordante e faccia notare esempi lapalissiani
di propaganda pro-bellica a tutti i livelli. E’ additato e
oltraggiato anche l’impegno di diversi attivisti della Rete
NoWar di cui faccio parte.
Solidarietà alla giornalista e pacifista Marinella Correggia
di Rete No War - Roma
In
questi giorni abbiamo assistito, allibiti, ad una serie di
attacchi alla nostra collega Marinella Correggia, giornalista,
pacifista dal 1991 e componente di lunga data della Rete NoWar
– Roma. Attacchi che respingiamo con sdegno perché infondati,
strumentali e meschinamente ad personam.
Il lavoro che Marinella porta avanti da diversi anni, insieme
ad alcuni di noi della Rete, è quello di smontare le bugie
contenute in quel diluvio di notizie sensazionalistiche che
i mass media usano regolarmente, si direbbe ad arte, per convincerci
di sostenere interventi armati in paesi terzi. Il suo è un
lavoro di “pacifismo militante giornalistico”, gratuito e
a sue spese (e quindi niente affatto “per conto terzi”).
Marinella,
nello smontare le falsificazioni dei mass media, dà senz’altro
fastidio a qualcuno, non abbiamo dubbi. E non solo ai giornalisti
interessati, ma anche e soprattutto ai ceti dominanti che
cercano di promuovere, per profitto, le guerre di conquista
fatte passare per interventi “umanitari” in Libia, in Afghanistan,
in Iraq, nell’ex-Jugoslavia, ora in Siria. Marinella sembra
infastidire persino molti opinionisti politici che amano dipingere
i conflitti in corso in modo semplicistico e del tutto subalterno
ai mass media: “popoli coraggiosi che affrontano spontaneamente
e a mani nude spietati dittatori i quali, assetati di sangue,
non esitano a bombardarli”.
Marinella
guasta la festa, scoprendo e documentando come, dietro queste
sollevazioni senz’altro coraggiose e soggettivamente spontanee,
ci siano anche registi occulti che armano i settori più estremisti,
inviano nel paese in questione guerriglieri mercenari per
aizzare il dittatore di turno e, quindi, provocano guerre
civili per giustificare poi i loro interventi “umanitari”
a suon di bombe. E che usano dunque, come i loro “apologeti
de facto”, questi opinionisti e questi giornalisti compiacenti.
Marinella li denuncia, documenti alla mano; non sorprende,
dunque, che qualcuno di loro, per stizza o per partito preso,
denuncia Marinella — e, non avendo documenti di appoggio,
ricorre all’insinuazione e all’attribuzione di intenti. Ma
ora basta. Continuare a spargere queste denigrazioni potrebbe
danneggiare seriamente l’attività giornalistica di Marinella.
Pertanto avvertiamo chi vorrebbe continuare a farlo che saremo
solidali con Marinella nella tutela del suo nome e della sua
professionalità.
*
Coordinatrice della Commissione "Voci
dalla rete" dell'Osservatorio
Dossier
guerra e pace
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