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Avvocati in mobilitazione : non chiudete quei tribunali
di
Mauro Walter Giannini
Continuano
proteste e iniziative per limitare il danno della revisione
della geografia giudiziaria voluta dal precedente governo
e confermata dall'attuale per tagli alla spesa pubblica.
Il problema è particolarmente sentito nelle zone in cui imperversa
la criminalità organizzata di stampo mafioso ed in cui i tribunali
sono indiscussi presidi di legalità. Per questo il Tribunale
di Lamezia Terme, ha dato avvio ad una quanto strenua mobilitazione
che ha coinvolto gli operatori della giustizia, avvocati,
istituzioni e cittadini per scongiurarne la soppressione e
la locale Camera penale ha proclamato l'astensione dalle udienze
per il periodo 18-27 giugno. "Il
paventato accorpamento con il Tribunale di Catanzaro - argomenta
la delibera del Consiglio direttivo dei penalisti lametini
- provocherebbe effetti nefasti per tutti i cittadini e gli
operatori della giustizia che vedrebbero aumentare sensibilmente
i tempi di definizione delle controversie, già spesso inaccettabili.
Si finirebbe, in sostanza nella direzione diametralmente opposta
a quella voluta dallo spirito del decreto legge “salva crisi”".
Secondo
i penalisti di Lamezia, l'accorpamento "avrebbe ricadute
gravissime non solo a livello economico, ma anche e soprattutto
sul piano sociale e civile. La chiusura del Tribunale di Lamezia
Terme, terza città della Calabria, snodo geografico e commerciale
di grande importanza in tutta la Regione rischierebbe di vanificare
tutto l’impegno che la società civile, l’associazionismo ed
il volontariato hanno profuso per il consolidamento dei principi
di legalità, giustizia, rispetto delle regole e democrazia.
Il Palazzo di Giustizia, infatti, rappresenta quel presidio
di legalità indefettibile in un territorio fortemente a rischio
e caratterizzato dalla presenza della criminalità organizzata
come è quello della città della Piana".
Il
6 giugno si è svolta invece a Lucca una manifestazione di
protesta dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura "contro
le liberalizzazioni selvagge e la rottamazione della giustizia,
contro gli anomali, arbitrari e esagerati provvedimenti di
revisione della geografia giudiziaria". Insieme al
presidente dell'Ordine degli Avvocati di Lucca, avv. Alessandro
Garibotti, è intervenuto il presidente dell'Oua, Maurizio
de Tilla, che ha ribadito la contrarietà dell'avvocatura alle
politiche del Governo Monti: "I numeri sono esemplificativi:
si intende chiudere più di 600 uffici di giudici di pace rispetto
a un'esigenza di meno di 200, si intendono sopprimere 160
sezioni distaccate rispetto a meno di 40 necessarie".
L'Oua
ha avanzato una serie di proposte, fra cui"provvedere
al disegno della nuova geografia in maniera complessiva e
non parcellizzata come emerge dalla relazione ministeriale
e solo dopo aver sentito le componenti dell'avvocatura, quelle
istituzionali, politiche, economiche e sociali di ciascun
territorio. Soprassedere dalla chiusura dei Tribunali minori,
come richiesto nella mozione finale approvata dal Congresso
Nazionale Straordinario Forense di Milano optando per un'ipotesi
di riequilibrio territoriale. Rivisitare l'attuale criterio
adottato dalla legge (148/2011).".
Nel
frattempo prosegue l'iniziativa del Consiglio Nazionale Forense
tesa a dimostrare che molti dei tagli previsti dal governo
sarebbero inutili e dannosi ma anche finanziariamente ingiustificabili.
L'ultima tappa del viaggio è stata il Tribunale di Orvieto,
dalla cui analisi effettuata dal Cnf emerge che si autofinanzia,
raccogliendo dal contributo unificato 187.092 euro mentre
ne costa 131.540; dunque garantisce allo Stato risorse aggiuntive
per 50.000 euro. Il Tribunale di Orvieto, poi, nota il CNF,
garantisce una giustizia efficiente, tanto da essere stato
selezionato dal ministero della Giustizia per le best practice,
dato che smaltisce un maggiori numero di causa civili di quante
ne incamera e conclude un maggior numero di processi penali
di quanti vengono iscritti (per cui non maturano prescrizioni).
Ha inoltre avviato il processo civile telematico ed ha la
sezione fallimentare completamente digitalizzata. Peraltro
la sua soppressione comporterebbe maggiori rischi e costi
per le imprese.
La
Commissione del Cnf ha lavorato sui dati delle Commissioni
di Manutenzione, e ha verificato che i risparmi effettivi
della soppressione prevista per le sedi giudiziarie subprovinciali
sono di gran lunga inferiori a quelli stimati dal Ministero
della Giustizia. Secondo il Consiglio, 37 tribunali sub provinciali
presi in esame su 57 comportano una spesa annuale di 25.6
milioni di euro mentre 160 sezioni distaccate su 220 generano
una spesa annua complessiva di 15.9 milioni; importi, perciò,
ben lontani dagli 80 milioni stimati dal Governo. Inoltre
come per Orvieto, la "resa di giustizia" in questi tribunali
è efficiente (il numero dei procedimenti civili e penali esauriti
è superiore a quelli sopravvenuti), mentre la soppressione
annunciata non tiene conto dei costi che l'amministrazione
dovrebbe comunque sostenere per garantire il passaggio di
personale e attività ai tribunali provinciali, a cui si aggiungono
gli ingenti costi in termini di maggiori spese e impatto ambientale
che andranno a gravare sulla collettività e sui singoli cittadini.
Il
29 maggio il CNF, che in questa azione è sostenuto dall'ANCI
(Associazione dei Comuni italiani), ha trasmesso ai presidenti
di Senato e Camera, ai presidenti delle commissioni giustizia
del Parlamento, ai ministri Severino e Giarda, ai parlamentari,
al commissario straordinario per la razionalizzazione della
spesa pubblica Enrico Bondi, ai responsabili giustizia di
Pd, Pdl, Lega e Udc, le conclusioni alle quali è giunta la
Commissione del Cnf che da tempo lavora sulla revisione della
geografia giudiziaria.
Dal documento emerge che il risparmio di spesa derivante dalla
eventuale soppressione dei tribunali sub-provinciali sarebbe
di gran lunga inferiore alle stime del Governo: 41 milioni
di euro contro gli stimati 80 milioni dichiarati dai ministri
Severino e Giarda. Il documento rileva inoltre che applicare
alle circoscrizioni giudiziarie tagli lineari violerebbe i
principi della legge di Stabilità per la revisione della spesa
pubblica, che obbligano a superare il riferimento alla spesa
storica.
Il
Cnf si augura che i dati così messi a disposizione del Governo
consentano una prosecuzione dell’iter di attuazione della
delega che - nel quadro di un disegno di riassetto e riorganizzazione
comunque necessario - produca un intervento improntato alla
razionalità, all'equilibrio, al rispetto del principio della
coerenza della spesa con l’effettivo obiettivo di efficienza
e produttività dei tribunali, senza sottovalutare l'analisi
dell'impatto sociale delle misure soppressive in determinate
realtà locali nelle quali i negativi effetti economici dei
tagli potrebbero essere più gravi dei benefici previsti.
Dossier
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