Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
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03 giugno 2012
tutti gli speciali

Alla faccia nostra
di Rodolfo Roselli*

La crisi finanziaria mondiale ha avuto la conseguenza di far aprire gli occhi a molte persone che, oggi, e solo oggi ,si accorgono di aver trascurato d’impegnarsi in politica nel modo corretto. E’ stata una distrazione che oggi tutti pagano cara, è una distrazione che ha permesso a personaggi scaltri di costruire un qualche cosa che loro hanno battezzato col nome di politica, ma che non ha nulla a che fare con il significato di questo termine. Personaggi scaltri ma sciocchi, perché si sono fatti prendere la mano, illudendosi che la tolleranza di tanta gente fosse consenso, che i branchi d’attivisti che li osannavano fossero tutto il popolo, che l’astensionismo crescente fosse pigrizia e non riprovazione. Coltivando queste illusioni, hanno pensato d’essere indispensabili, inamovibili, e soprattutto d’imporre la loro volontà a piacimento ed essere sempre al di sopra delle regole.

Il vecchio proverbio “vivere e lasciar vivere” ha un senso se veramente ci si preoccupa di lasciar vivere le persone, le famiglie, i giovani, perché ben pochi amano essere aggressivi, e i molti si contentano di poter vivere serenamente e soddisfare i propri bisogni con buon senso. Ma quando si mette in discussione la sopravvivenza allora, uomo o animale che sia, per quanto pacifico, diventa una belva, e riesce a trovare una forza incredibile per salvarsi. Nessuna sorpresa, perché vivere per sopravvivere, è comune a qualsiasi essere vivente.

Nessuna sorpresa dunque se, non solo in Italia, ma in tutti quei paesi ove la sopravvivenza è messa in discussione, si sia scatenata una rivolta contro i partiti, contro gli apparati, contro i poteri forti, contro tutti coloro che avevano fatto credere di essere capaci, per lo meno, di assicurare questa sopravvivenza. Guardiamoci da un popolo che diventa una belva, perché chi non ha usato il buon senso prima, non può pretendere di cercarlo ora, tra chi oggi ha condotto alla disperazione. E allora è normale che perfino in Germania, nonostante il benessere, il consenso popolare cresca verso i Pirati, che in Francia, Marine le Pen possa costituire una forza minacciosa, che ad Atene la sinistra estrema abbia successo e che in Spagna, Olanda, Stati Uniti, si abbiano gli stessi effetti, senza parlare dei paesi arabi, e inclusi noi, il Movimento 5 stelle.

Il nocciolo del problema è che i politici non hanno capito la funzione della politica. Forse sarebbe bene riflettere sul fatto che non è la politica che crea il benessere di una nazione, ma in ogni paese sono i talenti e le energie esistenti che, se valorizzate, possono crearlo , è il lavoro di ogni persona che, impegnandosi per vivere ,crea ricchezza per se e per gli altri e determina la famosa crescita e lo sviluppo. Però la parola chiave è “se valorizzate”, ed è questa la funzione che dà valore alla politica che deve essere in grado di liberare queste energie e creare il contesto giusto per esprimerle. Ed è qui che ha valore la democrazia, non intesa come una formula, ma come il livello di consenso che indica, realizza, controlla e ottimizza proprio la base che crea il benessere.

Il benessere di una nazione può essere diverso e magari più alto rispetto ad un’altra, ma è sbagliato farne un confronto, perché ogni popolo può raggiungere un suo livello di crescita commisurato ai mezzi disponibili, un livello congruente con il consenso. Quindi pensare che la sola politica determini il benessere è sbagliato, come sbagliato è che questo avvenga cambiando le leadership, le formule politiche o strumentalizzando i sistemi elettorali, e l’errore di verifica perché non si comprende che la politica deve solo accompagnare, facilitare e guadagnare quel consenso, il quale poi crea spontaneamente lo sviluppo. Il politico, inteso come delegato dal popolo, è semplicemente un pilota che obbedisce a dei comandi per la guida di una macchina che non ha costruito lui, ma che è stata costruita da tutti e che lui deve saper solo condurre nel modo giusto.

Oggi occorre temere sia il popolo disperato che diventa una belva, sia coloro che approfittandone lo assecondano, perché questa situazione pur essendo giustificata per accelerare un processo di cambiamento, può nascondere rischi di evolversi in modo negativo. Le grandi situazioni di disagio del XX secolo, che hanno prodotto personaggi come Stalin, Hitler e Mussolini non sono state determinate da questi, squallidi scarti delle rispettive società, ma dalla stessa gente che, volendo attuare il processo di cambiamento, non ha saputo ricondurre la situazione ad una normalità, cioè alla democrazia. Oggi chi condanna l’antipolitica fa parte di quello squallido gruppo di personaggi che difendono i loro privilegi, il loro malcostume, l’arroganza, l’inefficienza, la corruzione, cercando di demonizzare e screditare la naturale protesta, che non è antipolitica. E questa ondata esasperata di protesta non solo è contro i politici di oggi, ma contro l’esistenza di queste strutture, chiamate partiti, fondamentalmente sbagliate proprio perché, mai basate sul consenso, non si sono mai inchinate alla volontà della gente, anzi quando l’hanno potuta evitare lo hanno fatto sempre con determinazione e con astuzia.

Dunque anche oggi, tentando di voltare pagina, si rischia di perdere libertà e democrazia. Oggi, con la politica dei tecnici, si continua a sbagliare e non la si costruisce perché s’insiste nel considerare due soggetti diversi lo stato e il popolo. Che senso ha che un Presidente del Consiglio si affretti a inchinarsi davanti ai suoi dipendenti dell’Agenzia delle Entrate e alla società di recupero crediti Equitalia, e non faccia lo stesso davanti ai suoi datori di lavoro che a Napoli protestavano? E’ stato un omaggio a chi obbedisce alle regole e alle leggi, come chi ha obbedito alle leggi razziali o chi ha sparato in testa alle vittime delle Ardeatine, tutti fedeli servitori del potere. Un professore di tale calibro dovrebbe ricordare la saggezza dei senatori romani, e lo ricordo a Lui in latino perché può comprenderla meglio, “est modus in rebus, sunt certi denique finis, quos ultra citraque nequit consistere rectum” cioè “C’è una giusta misura nelle cose, vi sono giusti confini, al di qua e al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta“.

Che senso ha che un privato, debitore verso lo stato, subisca l’uso immediato delle ganasce alla sua auto, e che uno stato, debitore verso il privato, non le subisca sulle auto istituzionali? Che senso ha che verso il pubblico esistano leggi, regole, procedure, tempi, sanzioni a fronte di determinate infrazioni e le stesse leggi non possono essere applicate dal pubblico verso la pubblica amministrazione inadempiente, anche arrivando all’immediata confisca dei beni pubblici? Che senso ha parlare di uno stato democratico quando le numerose stragi di Ustica, Bologna, Piazza Fontana e Piazza della Loggia contro vittime civili sono state insabbiate da funzioni dello stato, spesso coperte dal segreto di stato, difendendo così lo stato dal popolo? Un antagonismo orribile.

La vera democrazia si basa sul rigoroso principio di reciprocità, la legge eguale per tutti si basa su questo principio, e senza questo non si può parlare di democrazia. E le conseguenze di questa carenza sono più pesanti di quanto si possa pensare e differenziano l’Italia dagli altri paesi che, pur imperfetti, cercano di applicarlo al meglio. (...) Ma la conseguenza disastrosa di tutto questo è che lo stato di diritto non esiste più, che le leggi sono trattate come barzellette e si diffonde la certezza che ognuno la legge se la può fare a modo suo avendo i mezzi, gli aiuti, le connivenze e i quattrini per poterlo fare. E allora questo non è uno stato democratico, ma è un caos, e lo stato è sempre più visto come uno stato canaglia nelle mani di delinquenti. Lo stato non sarà più sentito come un soggetto collettivo ma antagonista e persecutore, se continuerà ad avere un numero spropositato di leggi e regolamenti, una in contraddizione con le altre, brodo di coltura dei numerosi astuti legulei, soffocato da una cultura burocratica invasiva e ottusa, che deve difendere il suo ruolo privilegiato di dire sempre l’ultima parola, di una pubblica amministrazione che lucra sui tempi lunghi delle pratiche e crea nuovi privilegi, su un sistema fiscale che deve estorcere denaro per principio, anche quando sbaglia, anche quando viene condannato, anche quando le spese che subisce superano di gran lunga l’entità della cifra e quindi costituiscono un danno per lo stato, dunque non potrà mai definirsi uno stato democratico, ma stupido e autoritario.

Questa realtà non può che produrre non cittadini ma sudditi anarcoidi, privi del senso civico e del dovere. (...) Ben venga dunque oggi lo spontaneismo dei vari movimenti , compreso il movimento 5 stelle, che aiutino ad inventare qualche cosa di diverso, ma a patto che tutti siano consapevoli che queste momentanee invenzioni, siano solo momenti per ristabilire una normalità veramente democratica. Non si deve commettere l’errore che per cancellare una pesante burocrazia cronica,ci si affidi a dei leader che non pratichino il principio di reciprocità e amino invece diventare despoti assoluti, perché abbiamo già conosciuto i danni dei vecchi individui del XX secolo sopra citati. Non dobbiamo andare lontano per ricordare che Forza Italia e Lega nord, che erano nate per criticare il teatrino della politica e le liturgie dei congressi di massa, hanno poi abbandonato questa giusta intenzione, per scivolare nei vari cerchi magici, e sulle conventions nelle quali l’unico spazio d’espressione pubblica era rappresentata dall’inno encomiastico verso il duce, pardon il capo. Non dobbiamo dimenticare di una sinistra che sembra dedicarsi solo a cambiare nome alle varie formazioni usando fiori, alberi, somarelli etc. ma praticando tra i vari signorotti il gioco dei quattro cantoni. Un circo equestre che non riesce nemmeno a far ridere.

(...) Sia i referendum che le ultime elezioni hanno dimostrato, come da tempo abbiamo sostenuto,che la gente che ragiona con la propria testa sa reagire, e riesce a cancellare la vergogna della politica di oggi. Io mi congratulo con tutti, anche con quelli che con la massiccia e incredibile astensione hanno dato un segnale molto chiaro, il voto non è gratuito, ma bisogna guadagnarselo.

Dunque se oggi si fanno tante cose alla faccia nostra, non dobbiamo sforzarci di farne altre alla faccia loro, ma impegnarci su ogni problema a mettere tutti indistintamente la faccia.

* intervento su Radio Gamma 5 del 23.5.2012 e su Challenger TV satellitare Sky 922 ogni giorno dal lunedì al venerdì in diretta dalle ore 19,00


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Dossier etica e politica

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