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3 giugno 2012
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Siria : tragedia con una sola via di uscita
di Shorsh Surme*

Mentre i capi delle potenze mondiali discutono cosa fare dopo un’anno di continuo massacro del regime Siriano di Assad nei confronti della popolazione civile, quest’ultimo continua per la sua strda usando ferro e fuoco, pur per rimanere in sella. E’ chiaro che ormai la rivolta siriana sta diventando giorno dopo giorno un campo di battaglia tra l'Iran e la Turchia per interessi strategici, come è diventato anche il campo di battaglia tra le comunità sunnita e sciita in tutto il Medio Oriente.

La rivolta siriana ha tracciato una linea chiara settaria: l'asse sunnita guidato da Turchia e Arabia Saudita e l'asse sciita guidato dall'Iran. Il nuovo ordine politico che ne emergerà in Siria determinerà non solo il successo o il fallimento di aspirazione dell'Iran di diventare potenza egemone della regione, ma se il mondo arabo sunnita manterrà la sua posizione dominante. Quindi, il conflitto sarà lungo, costoso e sanguinoso, il che riflette la tormentata storia tra le due parti che si è estesa per oltre un millennio.

Come si sa il conflitto tra i sciiti e gli Sunniti e molto antico. Infatti, lo scisma tra sunniti e sciiti risale a più di mille anni, a partire dalla disputa sul califfato islamico in seguito alla morte del Profeta Muhammad nel 632 e portando a compimento il conflitto tra la dinastia safavide in Persia sciita e sunnita della dinastia ottomana in Turchia nei secoli 16 ° e 17 °.

Secondo l’attuale diregenza turca, un consolidamento di aderenza dell'Iran sulla Siria consentirebbe di superare l'influenza sciita in tutta la mezzaluna della massa tra il Golfo Persico e il Mediterraneo. Infatti, sin dalla rivoluzione islamica dell'Iran del 1979, il vigoroso tentativo di esportare la rivoluzione ai suoi vicini arabi sunniti e la resistenza feroce di quest'ultimo manifestato negli otto anni di guerra Iran-Iraq nel 1980.

Data questa rivalità duratura, l'impegno politico superficiale compiuto da Turchia e Arabia Saudita per oscurare il conflitto tra sunniti e sciiti è stato gettato sotto i riflettori e gli occhi di tutti. Ora, al di là del confilitto regionale tra l’Iran e la Turchia, la comunità internazionale e in primis quella europea non può più esimersi dal trovare urgenti e concreti interventi a salvaguardia dei diritti umani in Siria.

Come ha detto giustamente il neo presidente Francese Hollande durante una conferenza stampa congiunta a Parigi con il presidente russo Putin, in Siria “l’unica soluzione possibile è l’uscita di scena di Bashar Al Assad”, perchè il suo regime ha commesso “atti inqualificabili. Non c’è alternativa alla partenza di Assad.

Speriamo che il “democratico” Putin non continui con il veto del suo paese a favore di una soluzione del Consiglio di Sicurezza nei confronti del suo amico, il dittatore Bashar Hafiz al Assad.

* Giornalista curdo-iracheno


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