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La
clinica della vergogna
di
Vincenzo Andraous
Non
ho voluto di proposito scrivere nell’immediato sulle immagini
televisive che mostravano una struttura preposta al trattamento
sanitario di degenti anziani non autosufficienti, persone
malate nella carne e nello spirito, per non incorrere in parole
troppo forti, in aggettivi e sostantivi di nessuna comprensione
per questi “riferimenti professionali”, tanto ricercati per
alleviare le sofferenze di esseri umani bisognosi di un aiuto
appropriato.
Il
servizio mostrava i reparti di una casa di riposo con gli
anziani seduti sulle carrozzine, sulle poltroncine, sdraiati
sui letti, ma ogni volta che un operatore deputato alla loro
cura e sicurezza passava loro vicino, partivano spintoni,
gomitate, percosse di varie entità, addirittura si vedevano
questi uomini e queste donne preparati professionalmente all’attenzione
sensibile dei malati, strattonarli brutalmente per metterli
a letto, lanciarli sui materassi come fossero sacchi di patate.
La violenza è sempre sbagliata, perché è uno strumento che
cambia i rapporti e le relazioni, soprattutto viola i diritti
dell’altro, azzera il rispetto per la libertà di ogni individuo.
In questo caso non c’è solamente un’esplicitazione di violenza
gratuita, è violenza che non nutre segni di colpa, una violenza
consolidata nell’assenza di valori, una sorta di associazione
criminale composta da soggetti cosiddetti per bene, padri
e madri di famiglie esemplari, che fuori dalle proprie abitazioni,
assumono i panni dei torturatori. Si tratta di una violenza
ancora più inaccettabile, perché ai danni di persone-pazienti
di età avanzata, con le membra stanche, una umanità dolente
e silente alle stagioni rimaste, per questo motivo da considerare
sacre nel rispetto dovuto.
In
quello spazio dei comportamenti vigliacchi, dei colpi distribuiti
con insignificanza, delle offese e delle umiliazioni, c’è
la conferma che l’essere umano non è indomabile nel suo istinto,
non è un animale, infatti gli animali non conoscono l’odio,
non sanno di che pasta è fatta la cattiveria disumana, la
sporcizia morale degli uomini, gli animali sono esseri viventi
che non conoscono la violenza gratuita. Esseri viventi operavano
in quella casa della solidarietà costruttiva, esseri viventi
e umani che hanno deciso di frantumare la libertà di persone
deboli, indifese, colpite nella fortezza più importante la
propria dignità.
In quella casa di cura c’è il reato dell’infamia, della vergogna,
asprezza umana che invade e pervade il cuore di uomini e donne
con una vita normale, con figli e futuro a portata di mano.
Forse però quel benessere che riempie le coscienze di quegli
operatori sociali non è rapportabile a una tavola di valori
condivisi, mantenuti e curati con decoro, quel benessere è
di ben altra dimensione, miserabile come la violenza del fare
e del dire per riempire di contenuti il vuoto che li opprime,
nel primato di maltrattamenti ai più innocenti.
Nonostante questa ennesima dimostrazione di turpe metodo a
umiliare l’altro disperdendone i residui di dignità, in questi
arresti di persone al di sopra di ogni sospetto, in questo
metterci a mezzo per arginare la deriva dell’esistenza, ci
sono i puntelli necessari per non perdere la fiducia: il bene,
quello vero, esiste, c’è, e così l’amore per la giustizia,
quale condizione e pre-requisito affinché la speranza non
smetta mai di formare gli uomini a non arrendersi all’indifferenza,
se così non fosse rimarrebbe il solo messaggio della vergogna
che colpisce al cuore, e la vita stessa non avrebbe più senso.
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