Sangue
in Iraq
di
Shorsh Surme*
Ancora
morte e distruzione in Iraq, un paese liberato 9 anni fa da
un regime sanguinario e dittaturiale come quello di Saddam,
è ancora in balia sia del terrorismo nazionale ed internazionale
sia del beghe politiche che stanno portando il paese in una
grave situazione dal punto di vista della sicurezza.
Infatti,
solo ieri ci sono stati una serie di attentati - cinque in
tutto - avvenuti a Bagdad, dove hanno perso la vita almeno
diciassette persone. E ancora altre esplosioni hanno colpito
altre quattro città del nord, tra cui la città curda di Kirkuk,
famosa per i suoi giacementi petroliferi: 32 persone hanno
perso la vità. Cittadini innocenti che si recavano al posto
di lavoro.
Cerco
di spiegare quello che sta succedendo attualmente in Iraq.
Il 7 marzo del 2010 sono state indette per la seconda volta
dalla fine della guerra dal 2003 le elezioni per eleggere
il parlamento. In quella tornata elettorale aveva vinto la
"Lista irachiqia" guidata dall'ex premier del governo
provvisorio Ayad Allawi, che aveva ottenuto 91 seggi, mentre
la lista dell’attuale premier Nouri al-Maliki, "Alleanza
nazionale irachena", ne aveva ottenuti 89. Alla lista
formata congiuntamente dal maggiore partito sciita del paese,
il "Consiglio supremo islamico", e dal gruppo di "Moqtada
al Sadr", ne sono andati 70, mentre all'"Alleanza del
Kurdistan" 42; i seggi rimanenti sono andati alle altre
coalizioni elettorali.
L'esito delle votazioni era stato ratificato da parte della
Corte Suprema Irachena, confermando la vittoria della "Lista
irachiqia" di Allawi per un numero esiguo di voti 91 contro
89 di Al Maliki. Solo dopo tre mesi era stata tenuta la prima
seduta del parlamento che aveva compito di incaricare il nuovo
premier per la formazione di un nuovo governo, ma purtroppo
nulla era successo, così sono andati avanti quasi per 8 mesi
senza un governo.
Anche
dopo la formazione del governo di Nouri al-Maliki, l'11 novembre
2010, tuttora sono vacanti due ministeri chiave, quello della
difesa e quello degli Interni, a causa di una cultura becera
e autoritaria: il primo ministro Al Maliki non lascia a nessuno
questi due posti se non al suo partito. Infatti, proprio lui
ha l'interim sia del Ministero degli Interni sia del Ministero
della Difesa. In
realtà Nouri al-Maliki è prigionero dalla ingerenza iraniana,
si sa che il suo partito (lo Stato del Diritto) che un tempo
si chiamava "Hizb Al Dwa" era nato proprio in Iran
con la benedezione degli Ayatollah.
Ora,
fra quello che preoccupa i popoli dell’Iraq, al primo posto
è la disoccupazione, che è arrivata al 54,8 in un paese che
galleggia sul petrolio, il secondo è la divergenza politica
tra il governo centrale di Baghdad e il governo regionale
curdo, perche gli Iracheni sono conviti che qualsiasi conflitto
tra curdi e arabi andrebbe a vantaggio ai paesi limitrofi,
in primis l’Iran.
Unica
soluzione per uscire da questa situazione sarebbe quella di
una condivisione del potere attraverso una conferenza di riconcelliazione
nazionale che è stata auspicata sia del presidente della Repubblica
Federale dell’Iraq Jalal Talabani sia del presidente della
regione curda Barzani.
*
giornalista Kurdo-iracheno
Dossier
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