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20 aprile 2012
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Sangue in Iraq
di Shorsh Surme*

Ancora morte e distruzione in Iraq, un paese liberato 9 anni fa da un regime sanguinario e dittaturiale come quello di Saddam, è ancora in balia sia del terrorismo nazionale ed internazionale sia del beghe politiche che stanno portando il paese in una grave situazione dal punto di vista della sicurezza.

Infatti, solo ieri ci sono stati una serie di attentati - cinque in tutto - avvenuti a Bagdad, dove hanno perso la vita almeno diciassette persone. E ancora altre esplosioni hanno colpito altre quattro città del nord, tra cui la città curda di Kirkuk, famosa per i suoi giacementi petroliferi: 32 persone hanno perso la vità. Cittadini innocenti che si recavano al posto di lavoro.

Cerco di spiegare quello che sta succedendo attualmente in Iraq. Il 7 marzo del 2010 sono state indette per la seconda volta dalla fine della guerra dal 2003 le elezioni per eleggere il parlamento. In quella tornata elettorale aveva vinto la "Lista irachiqia" guidata dall'ex premier del governo provvisorio Ayad Allawi, che aveva ottenuto 91 seggi, mentre la lista dell’attuale premier Nouri al-Maliki, "Alleanza nazionale irachena", ne aveva ottenuti 89. Alla lista formata congiuntamente dal maggiore partito sciita del paese, il "Consiglio supremo islamico", e dal gruppo di "Moqtada al Sadr", ne sono andati 70, mentre all'"Alleanza del Kurdistan" 42; i seggi rimanenti sono andati alle altre coalizioni elettorali.

L'esito delle votazioni era stato ratificato da parte della Corte Suprema Irachena, confermando la vittoria della "Lista irachiqia" di Allawi per un numero esiguo di voti 91 contro 89 di Al Maliki. Solo dopo tre mesi era stata tenuta la prima seduta del parlamento che aveva compito di incaricare il nuovo premier per la formazione di un nuovo governo, ma purtroppo nulla era successo, così sono andati avanti quasi per 8 mesi senza un governo.

Anche dopo la formazione del governo di Nouri al-Maliki, l'11 novembre 2010, tuttora sono vacanti due ministeri chiave, quello della difesa e quello degli Interni, a causa di una cultura becera e autoritaria: il primo ministro Al Maliki non lascia a nessuno questi due posti se non al suo partito. Infatti, proprio lui ha l'interim sia del Ministero degli Interni sia del Ministero della Difesa. In realtà Nouri al-Maliki è prigionero dalla ingerenza iraniana, si sa che il suo partito (lo Stato del Diritto) che un tempo si chiamava "Hizb Al Dwa" era nato proprio in Iran con la benedezione degli Ayatollah.

Ora, fra quello che preoccupa i popoli dell’Iraq, al primo posto è la disoccupazione, che è arrivata al 54,8 in un paese che galleggia sul petrolio, il secondo è la divergenza politica tra il governo centrale di Baghdad e il governo regionale curdo, perche gli Iracheni sono conviti che qualsiasi conflitto tra curdi e arabi andrebbe a vantaggio ai paesi limitrofi, in primis l’Iran.

Unica soluzione per uscire da questa situazione sarebbe quella di una condivisione del potere attraverso una conferenza di riconcelliazione nazionale che è stata auspicata sia del presidente della Repubblica Federale dell’Iraq Jalal Talabani sia del presidente della regione curda Barzani.

* giornalista Kurdo-iracheno


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