Strage
di anziani : chi controlla le case di riposo private ?
riceviamo
e pubblichiamo
Solo dopo il settimo omicidio, si è scoperto che nella casa
di riposo "Villa Alex" di Sant'Angelo Romano operava un infermiere
killer. Chissà come sarebbe andata se le "esecuzioni" compiute
dal killer fossero state più distanti nel tempo una dall'altra.
La
strage di anziani perpetrata a Villa Alex attraverso una "overdose"
di insulina è un tragico evento isolato opera di un pazzo?
oppure è la punta di un iceberg di una sorta di "zona franca"
dove la fragilità degli utenti e la carenza di controlli istituzionali
favorisce atti scellerati di pura follia E/o reati di varia
natura dettati dall'avidità e crudetà di persone senza scrupoli?
Le
Case di Riposo rappresentano per molte famiglie l'unica soluzione
praticabile per anziani soli non più autosufficienti. Gli
enti locali e le Asl non riescono a fornire a domicilio un'adeguata
assistenza in termini di orari e di prestazioni. L'istituzionalizzazione
diventa così il male minore rispetto ad una vera e propria
"detenzione" domiciliare solitaria. Ed è per questo che è
aumentata notevolmente la richiesta di case famiglia, comunità
e case di riposo. Richiesta alla quale i Comuni non sanno
fare fronte. Anzi le strutture pubbliche vengono chiuse mentre
le case di riposo convenzionate hanno lunghe liste di attesa
in prossimità del luogo di residenza. Proliferano
così come funghi strutture residenziali private soprattutto
nell'hinterland romano, Fiano, Morlupo, Capena, Castelli Romani
ecc ecc. Aumentano anche i posti con l'apertura di nuovi reparti
nelle Residenze Sanitarie Assistite private.
Le
Regioni dovrebbero rilasciare le autorizzazioni e i comuni
esercitare i dovuti controlli per l'accreditamento o per il
convenzionamento. Ma cosa accade nella realtà? Non c'è un
coordinamento tra Comuni e Asl, non c'è un adeguato personale
nei municipi che possa effettuare controlli capillari su comunità
e case famiglia. Si è arrivati così alla situazione di numerose
case di riposo private, soprattutto in provincia, dove il
controllo istituzionale è minimo, dove gli operatori vengono
assunti a 4 euro l'ora e costretti a fare 200 ore mensili
con turni massacranti. Dove il controllo dei cibi è lasciato
alla bontà dei proprietari.
Quale standard di qualità può essere garantito agli ospiti
in queste condizioni? E come si può essere certi che non avvengano
nel silenzio casi gravi si malassistenza o di omissioni di
soccorso? Occorrerebbe revisionare l’accreditamento e le autorizzazioni
delle case di riposo e comunità alloggio private. Nel senso
che oggi alcune strutture private ricevono finanziamenti comunali
in base a convenzione ma non hanno i requisiti e non ricevono
seri controlli. Mentre ci sono strutture private che sono
messe bene hanno l’autorizzazione della Asl ma non hanno l’autorizzazione
del Comune e l’anziano che entra in quelle strutture non può
ricevere il contributo comunale sulla retta.
Riveste
pertanto un carattere di emergenza il controllo sulle case
di riposo e comunità alloggio per anziani. Vi sono alcune
strutture con un numero di ospiti anche doppio di quello che
per legge dovrebbero avere. Ad esempio Comunità alloggio che
dovrebbero avere al massimo 12 anziani autosufficienti finiscono
per averne 20- 24 di cui la maggior parte non autosufficiente.
Ma
cosa provoca, ci chiediamo noi, una mancanza di controlli
o un atteggiamento buonista e tollerante sulle case di riposo
private e comunità alloggio? Diventa reale ilrischio di piccoli
e grandi "discariche" abitative che non hanno le metrature
sufficienti, che non hanno personale adeguato e qualificato
e che, per questioni di bilancio di gestione, puntano sul
numero delle rette da incamerare indipendentemente dai limiti
imposti dalla normativa. Eppure la legge nazionale e regionale
sull'accreditamento detta i requisiti per poter finanziare
le strutture private convenzionate e fissa in maniera precisa
le qualifiche professionali da impiegare e gli standard di
qualità numerici nel rapporto tra numero di anziani ricoverati
e operatori.
La
violenza ai danni degli anziani e il peculato ai danni del
Servizio Sanitario Nazionale o dei Comuni, si può realizzare
in modi spesso sottili e nascosti da ingannevoli fumose pubblicità.
La mancanza di un'assistenza dignitosa, attraverso l'impiego
di adeguato personale qualificato e regolarmente retribuito
comporta spesso ghettizzazione, vita prevalentemente vegetativa,
inadeguata assistenza igienica e lento deterioramento delle
capacità motorie e cognitive degli anziani. Per ripristinare
regole, trasparenza e coordinamento nei controlli nel Lazio
occorre istituire un Commissario straordinario con ampie competenze
e poteri ispettivi in tutte le residenze per anziani.
Domenico
Ciardulli,
Management del Servizio Sociale
Segretario Coordinamento Comitati Roma Nord
 
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