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02 dicembre 2011
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Strage di anziani : chi controlla le case di riposo private ?
riceviamo e pubblichiamo

Solo dopo il settimo omicidio, si è scoperto che nella casa di riposo "Villa Alex" di Sant'Angelo Romano operava un infermiere killer. Chissà come sarebbe andata se le "esecuzioni" compiute dal killer fossero state più distanti nel tempo una dall'altra.

La strage di anziani perpetrata a Villa Alex attraverso una "overdose" di insulina è un tragico evento isolato opera di un pazzo? oppure è la punta di un iceberg di una sorta di "zona franca" dove la fragilità degli utenti e la carenza di controlli istituzionali favorisce atti scellerati di pura follia E/o reati di varia natura dettati dall'avidità e crudetà di persone senza scrupoli?

Le Case di Riposo rappresentano per molte famiglie l'unica soluzione praticabile per anziani soli non più autosufficienti. Gli enti locali e le Asl non riescono a fornire a domicilio un'adeguata assistenza in termini di orari e di prestazioni. L'istituzionalizzazione diventa così il male minore rispetto ad una vera e propria "detenzione" domiciliare solitaria. Ed è per questo che è aumentata notevolmente la richiesta di case famiglia, comunità e case di riposo. Richiesta alla quale i Comuni non sanno fare fronte. Anzi le strutture pubbliche vengono chiuse mentre le case di riposo convenzionate hanno lunghe liste di attesa in prossimità del luogo di residenza. Proliferano così come funghi strutture residenziali private soprattutto nell'hinterland romano, Fiano, Morlupo, Capena, Castelli Romani ecc ecc. Aumentano anche i posti con l'apertura di nuovi reparti nelle Residenze Sanitarie Assistite private.

Le Regioni dovrebbero rilasciare le autorizzazioni e i comuni esercitare i dovuti controlli per l'accreditamento o per il convenzionamento. Ma cosa accade nella realtà? Non c'è un coordinamento tra Comuni e Asl, non c'è un adeguato personale nei municipi che possa effettuare controlli capillari su comunità e case famiglia. Si è arrivati così alla situazione di numerose case di riposo private, soprattutto in provincia, dove il controllo istituzionale è minimo, dove gli operatori vengono assunti a 4 euro l'ora e costretti a fare 200 ore mensili con turni massacranti. Dove il controllo dei cibi è lasciato alla bontà dei proprietari.

Quale standard di qualità può essere garantito agli ospiti in queste condizioni? E come si può essere certi che non avvengano nel silenzio casi gravi si malassistenza o di omissioni di soccorso? Occorrerebbe revisionare l’accreditamento e le autorizzazioni delle case di riposo e comunità alloggio private. Nel senso che oggi alcune strutture private ricevono finanziamenti comunali in base a convenzione ma non hanno i requisiti e non ricevono seri controlli. Mentre ci sono strutture private che sono messe bene hanno l’autorizzazione della Asl ma non hanno l’autorizzazione del Comune e l’anziano che entra in quelle strutture non può ricevere il contributo comunale sulla retta.

Riveste pertanto un carattere di emergenza il controllo sulle case di riposo e comunità alloggio per anziani. Vi sono alcune strutture con un numero di ospiti anche doppio di quello che per legge dovrebbero avere. Ad esempio Comunità alloggio che dovrebbero avere al massimo 12 anziani autosufficienti finiscono per averne 20- 24 di cui la maggior parte non autosufficiente.

Ma cosa provoca, ci chiediamo noi, una mancanza di controlli o un atteggiamento buonista e tollerante sulle case di riposo private e comunità alloggio? Diventa reale ilrischio di piccoli e grandi "discariche" abitative che non hanno le metrature sufficienti, che non hanno personale adeguato e qualificato e che, per questioni di bilancio di gestione, puntano sul numero delle rette da incamerare indipendentemente dai limiti imposti dalla normativa. Eppure la legge nazionale e regionale sull'accreditamento detta i requisiti per poter finanziare le strutture private convenzionate e fissa in maniera precisa le qualifiche professionali da impiegare e gli standard di qualità numerici nel rapporto tra numero di anziani ricoverati e operatori.

La violenza ai danni degli anziani e il peculato ai danni del Servizio Sanitario Nazionale o dei Comuni, si può realizzare in modi spesso sottili e nascosti da ingannevoli fumose pubblicità. La mancanza di un'assistenza dignitosa, attraverso l'impiego di adeguato personale qualificato e regolarmente retribuito comporta spesso ghettizzazione, vita prevalentemente vegetativa, inadeguata assistenza igienica e lento deterioramento delle capacità motorie e cognitive degli anziani. Per ripristinare regole, trasparenza e coordinamento nei controlli nel Lazio occorre istituire un Commissario straordinario con ampie competenze e poteri ispettivi in tutte le residenze per anziani.

Domenico Ciardulli,
Management del Servizio Sociale
Segretario Coordinamento Comitati Roma Nord


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