Rapporto
Censis 2011 : ecco quello che manca
di
Domenico Ciardulli*
"Non
ratio est mensura rerum sed potius e converso" "non la
ragione è misura delle cose, piuttosto le cose misurano la
verità o falsità dei nostri ragionamenti" (la traduzione è
mia).. bella questa frase di San Tommaso citata nell'ultimo
rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese.
Come
sempre, il lavoro di Giuseppe De Rita e della sua equìpe è
affascinante per la visceralità dell'analisi di ogni aspetto,
di ogni intercapedine individuale e collettiva della società.
Nel rapporto troviamo una documentata e puntuale denuncia
del vuoto di governo politico del sistema con il timore diffuso
di un'imperante "logica di polarizzazione decisionale:
in basso, vince il primato del mercato, in alto, il primato
degli organismi apicali del potere finanziario". Nel rapporto
Censis ancora più esplicitamente si scrive: "oggi la dialettica
politica sembra prigioniera del primato, anche lessicale,
della regolazione finanziaria di vertice...occorre constatare
che quel primato e quel linguaggio esprimono una dimensione
di controllo, non di evoluzione e crescita".
Si trovano nel rapporto anche le cifre dettagliate dei "tagli
lineari", in milioni di euro, derivanti dalla Politica di
riduzione della Spesa Pubblica degli ultimi tre anni. Si descrivono
gli effetti negativi che tale politica sta provocando nelle
Politiche sociali, nella Scuola pubblica, nei Trasporti locali,
nel settore Sicurezza ecc... Nell'analisi sociologica contenuta
nel rapporto si esaltano quelli che sono stati i punti di
forza nostrani di mezzo secolo (famiglia, coesione sociale,
solidarietà comunitaria, iniziativa imprenditoriale di piccola
e media dimensione...) e su di essi si fa leva per orientare
ad una sana reazione alla crisi attuale.
Le
linee guida indicate dal Censis per uscire dal tunnel e dalla
"Società mucillagine" sono quelle della "connessione" del
"mettere insieme" e del ritrovare le radici e la linfa vitale
del cosiddetto "scheletro contadino" "della capacità di adattarsi
alla crisi" "dell'umiltà di faticare sul campo che ci è stato
dato, ancorchè sabbioso e sassoso".
Analisi a 360 gradi di estrema importanza perchè diffondono
ulteriore consapevolezza sui mutamenti in atto, sulla gravità
della situazione politica ed economica del nostro paese.
Ma, a nostro umile parere, manca qualcosa in questo bel rapporto
Censis. Manca la certificazione chiara di un nesso pur implicitamente
dichiarato: l'atomizzazione della società mucillagine, il
rattrappimento individuale, la poltiglia alla quale saremmo
destinati sono il risultato di un disegno, non di sviluppo,
ma "di controllo", tracciato dai poteri finanziari che si
sono ben metastatizzati nei governi centrali e locali.
Ad
esempio, quando il Piano Regolatore Urbanistico di una metropoli
è dettato alle Regioni e ai Comuni da Poteri della Finanza
e dalla lobby dei palazzinari, i guasti sociali che esso determina
sono enormi. Si frantumano intere comunità quando scompaiono
dallo sviluppo urbanistico le piazze, i parchi, il verde,
i centri di aggregazione per fare spazio a centri commerciali,
a mostruosi e isolati complessi edilizi pensati come dormitorio
e stazioni di pendolarismo. I quartieri imbuto, i disservizi
nei trasporti pubblici, il caos del traffico quotidiano hanno
elevato il numero di ore trascorse da soli nella propria scatola
mobile hanno elevato il numero di vittime della strada e contribuito
ad introdurre maggiore aggressività e violenza nelle relazioni.
Giuseppe
De Rita, in un'intervista rilasciata recentemente, alla domanda
su cosa funziona in Italia ha risposto: "Lo Stato certamente
no, la Politica certamente no" "la Chiesa italiana non funziona
in modo tale da essere significativa e definitiva" mentre,
alla domanda se la Politica e le Istituzioni possono "mettere
insieme" ha risposto: "sarebbe il loro compito precipuo. Ma
non lo fanno, anzi dividono, disarticolano..." (intervista
di Luisella Berti su "50&più").
Sembra,
dal ragionamento di De Rita e dal rapporto complessivo del
Censis che, quindi, il compito di "connettere" "mettere insieme"
e ripartire se non è più nelle capacità di Stato, Partiti
e dalle entità macro, potrebbe essere assunto dal Terzo settore,
dalle associazioni di categoria, dalle organizzazioni sindacali,
dal volontariato, dai gruppi civici? Ma anche qui è anzitutto
opportuno ricordare il limite del "localismo", che non di
rado assume connotazioni clientelari o particolaristiche,
limite su cui ha messo l'accento Giuseppe Roma nella sua relazione.
Per il resto non si possono trascurare altri elementi che
forse il Censis avrebbe potuto sviscerare: Esistono questi
livelli associativi intermedi non inquinati, non fagocizzati
dai poteri finanziari e capaci di aiutare la società mucillagine
a non diventare "poltiglia"? Purtroppo non sono un buon segno
le associazioni di tutela della salute finanziate da Multinazionali
del farmaco, le associazioni di tutela dell'ambiente finanziate
da società che inquinano, le organizzazioni sindacali colluse
con i datori di lavoro, l'asservimento psicologico dei "cittadini
telespettatori" attraverso palinsesti televisivi strutturati
in funzione dell'induzione al consumo e al mercato.
Anche
i momenti elettorali non si sottraggono ai poteri della finanza:
Durante le elezioni agiscono indisturbate lobbies industriali
che cercano di sostenere propri candidati di riferimento per
realizzare ben precisi obiettivi a livello di legislazione
regionale e nazionale. E allora, in questa situazione di diffuso
indebolimento dei pilastri di resistenza del sistema sociale,
rimangono inevasi gli interrogativi posti dal Censis e ci
permettiamo di riproporli al Censis stesso sperando possa
esserci un ulteriore approfondimento pubblico:
dove
si può individuare una concreta speranza di riscatto?
chi può svolgere realmente il ruolo di "mettere insieme" e
"connettere"?
potrà
esserci un'alternativa alla soluzione violenta?
E
come si possono fermare le sempre più crescenti diseguaglianze,
i sistematici processi di emarginazione e di impoverimento
che i poteri finanziari e i governi ad essi asserviti stanno
pericolosamente radicalizzando nella nostra società?
*
esperto in Management del Servizio Sociale
Dossier
etica e politica
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