Privacy
: Facebook nel mirino delle istituzioni USA e UE
di
G. M. Marq e R. Guillermo
Facebook
ha dovuto scendere a patti con la Commissione federale per
il commercio USA sulle accuse derivanti dalle lamentele dei
consumatori che erano stati ingannati sulla gestione delle
loro informazioni private. Una questione che sta sollevando
per altri versi al di qua dell'oceano l'interesse della Commissione
europea, che è intenzionata a varare una nuova direttiva
UE per fermare certe pratiche.
Le
accuse della Federal Trade Commission riguardavano le promesse
di Facebook di mantenere private le informazioni inserite
dagli utenti su Facebook mentre poi è stato ripetutamente
permesso di condividerle e renderle pubbliche. La Commissione
ha chiesto al popolare social network di riparare facendo
diversi passi per assicurarsi di poter mantenere in futuro
le sue promesse, offrendo ai consumatori informazioni in modo
chiaro ed evidente e aspettando di ottenere il consenso esplicito
dei consumatori prima che le loro informazioni vengano condivise
al di là delle impostazioni di privacy che essi hanno stabilito.
La
Federal Trade Commission lavora per prevenire pratiche commerciali
fraudolente, ingannevoli e sleali da parte delle imprese e
fornire informazioni per fermarle. La Commissione USA emette
un reclamo amministrativo quando ha "ragione di credere" che
la legge sia stata o sta per essere violata, e sembra alla
Commissione che un procedimento sia di interesse pubblico.
La censura emessa non è una sentenza che il convenuto abbia
effettivamente violato la legge e il consenso al patteggiamento
non costituisce un'ammissione da parte del convenuto che la
legge è stata violata, ma le decisioni della Commissione hanno
forza di legge rispetto alle azioni future e quindi ogni violazione
di tali decisioni può comportare una sanzione civile
fino a 16,000 dollari.
Nei
confronti di Facebook, la Commissione USA ha emesso otto capi
d'accusa di comportamento sleale e ingannevole e di violazione
della legge federale. Il reclamo della Commissione federale
USA elenca una serie di casi in cui Facebook avrebbe fatto
promesse che non ha mantenuto. Ad esempio, nel dicembre 2009,
Facebook ha cambiato il suo sito di in modo che ciò gli utenti
potevano aver designato come privato - come la loro Lista
Amici - è stato reso pubblico. Non aveva avvisato gli utenti
che il cambiamento era avvenuto, nè tantomeno aveva ottenuto
la loro approvazione in anticipo. Facebook aveva promesso
agli utenti che non avrebbe condiviso le loro informazioni
personali con gli inserzionisti ed invece lo ha fatto. Facebook
ha affermato che quando gli utenti avessero cancellato o disattivato
i loro account, le loro foto e video sarebbero stati inaccessibili,
ma ha permesso l'accesso al contenuto anche dopo che gli utenti
avevano cancellato o disattivato i loro profili. Facebook
ha affermato di aver rispettato il regolamento quadro di sicurezza
USA-UE che regola il trasferimento dei dati tra gli Stati
Uniti e l'Unione europea ma non l'ha fatto.
L'accordo proposto impone che Facebook: non faccia false dichiarazioni
circa la privacy o la sicurezza delle informazioni personali
degli utenti; ottenga il consenso espresso degli utenti prima
di mettere in atto cambiamenti che modioficano le loro preferenze
sulla privacy; impedisca a chiunque di accedere al materiale
di un utente più di 30 giorni dopo che l'utente ha cancellato
il suo account; stabilisca e mantenha un ampio programma di
privacy progettato per affrontare rischi per la privacy legati
allo sviluppo e gestione di prodotti nuovi ed esistenti e
per proteggere la privacy e la riservatezza delle informazioni
ai consumatori; entro 180 giorni, e ogni due anni, per i prossimi
20 anni, ottenga da terze parti indipendenti certificazioni
che ha un programma di privacy che soddisfa o supera i requisiti
ordinati dalla FTC, e per garantire che la riservatezza delle
informazioni dei consumatori sia protetta.
L'ordine
contiene anche standard di tenuta dei registri a disposizioni
per consentire alla FTC di controllare la conformità con il
suo ordine. "Facebook
è obbligato a mantenere le promesse sulla privacy che fa per
le sue centinaia di milioni di utenti", ha dichiarato Jon
Leibowitz, presidente della FTC. "L'innovazione di Facebook
non deve andare a scapito della privacy dei consumatori. L'azione
della FTC farà in modo che ciò non avvenga."
Anche in Europa la gestione della privacy da parte di Facebook
è oggetto di attenzione da parte, questa volta, della Commissione
Europea, la cui vicepresidente Viviane Reding ha proprio ieri
sollecitato una più ampia normativa in materia di tutela della
privacy in rete e un maggior coordinamento delle autorità
per la privacy europee per contrastare le violazioni della
privacy online. In particolare la commissione intende contrastare
la pratica di Facebook di analizzare le informazioni personali
e i messaggi postati dagli utenti per impostare una politica
pubblicitaria mirata, che cioè sceglie in modo automatico
e selettivo la pubblicità che appare nelle pagine visitate
da chi abbia un profilo sul network in modo da massimizzare
i profitti degli inserzionisti. Si può anche raccogliere informazioni
effettuando ricerche per parole chiave per conto di inserzionisti.
In questo modo, si può scoprire, ad esempio, dettagli sulle
opinioni politiche della gente o le loro preferenze sessuali.
La prossima settimana, il gruppo di lavoro per la protezione
dei dati dell'UE si incontrerà per discutere della
"situazione" riguardante Facebook, che ha in Irlanda la sua
sede internazionale. Il gruppo di lavoro dei Garanti UE ha
messo in guardia le aziende Internet circa l'uso di tecniche
che consentano di "tenere traccia degli individui ... per
servire pubblicità su misura." Un rapporto del gruppo degli
studiosi UE dice che, nella maggior parte dei casi, "gli individui
sono semplicemente ignari che questo sta accadendo" e aggiunge
che i suoi componenti sono "profondamente preoccupato per
la privacy e le implicazioni di protezione dei dati di questa
pratica sempre più diffusa". Facebook non è infatti la sola
impresa ad usare questa modalità di gestione della pubblicità.
Se ne servono anche Google e Yahoo, usando per raccogliere
i dati i loro server di posta elettronica online.
Tutti gli 800 milioni di utenti di Facebook, che se ne rendano
conto o meno, hanno accettato che la compagnia usi i loro
dati personali dal momento che all'atto dell'iscrizione hanno
approvare un contratto di 4.000 parole che consente a Facebook
di utilizzare i loro dati come meglio crede. Questo contratto
può essere visualizzato cliccando su un link in caratteri
piccoli, ai piedi di ogni pagina del sito. A
differenza di altri media tradizionali, compresi i giornali,
il sito non fa alcuna distinzione tra le informazioni ottenute
a fini commerciali e informazioni raccolte nel corso delle
sue altre attività, come condividere contenuti con altre persone
e parlare online con gli amici.
Facebook
risponde che gli inserzionisti hanno visto solo "informazioni
anonime e aggregate" per permettere loro di indirizzare le
loro campagne e che questo significava che non erano in grado
di individuare il nome dei singoli utenti. Così, gli inserzionisti
possono precisare una descrizione molto dettagliata del tipo
di persona che vogliono raggiungere - come l'età, localizzazione,
contesto familiare - il che significa che le campagne possono
bersagliare anche solo un gruppo limitato di persone.
Facebook afferma anche che le opinioni politiche degli utenti
non possono essere trasmesse agli inserzionisti se l'utente
ha compilato una sezione specifica sui loro profili. Un portavoce
della società ha detto: "Siamo consapevoli che le persone
condividono un sacco di informazioni su Facebook e noi lo
prendiamo molto sul serio. Crediamo che annunci pertinenti,
sociali e personalizzati in base agli interessi reali siano
meglio. Siamo in grado di mostrare gli annunci rilevanti in
un modo che rispetti la privacy dei singoli perché il nostro
sistema fornisce agli inserzionisti solo informazioni anonime
e aggregate ai fini di targeting degli annunci. Noi non condividiamo
i nomi delle persone con un inserzionista senza il consenso
esplicito di una persona e non venderemo mai le informazioni
personali a terzi".
Tuttavia, a seguito di preoccupazioni per le conseguenze sulla
privacy di tale pratica, una nuova direttiva europea, da introdurre
nel mese di gennaio, vieterà tale pubblicità mirata specificamente,
a meno che gli utenti lo permettano. Viviane Reding ha detto
che la direttiva è destinata a modificare le attuali leggi
europee sulla protezione dei dati alla luce dei progressi
tecnologici e garantire la coerenza del modo in cui le violazioni
delle aziende vengono trattate in tutta l'UE: "Invito i prestatori
di servizi - in particolare i siti di social media - ad essere
più trasparenti sul modo in cui operano gli utenti devono
sapere quali dati vengono raccolti e successivamente trattati
per quali scopi. I consumatori in Europa dovrebbero vedere
i loro dati fortemente protetti, indipendentemente dal paese
dell'UE in cui vivono e indipendentemente dal paese in cui
hanno sede le società che trattano i propri dati personali."
 
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