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20 marzo 2010
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Guerra contro Gheddafi e Diritto internazionale . L'opinione
di Domenico Ciardulli

Nei manuali di Diritto internazionale è trattata la questione, molto dibattuta, della sovranità degli Stati e del diritto di ingerenza esterna per scopi umanitari. Vengono citati i casi dei partiti insurrezionali e dei movimenti di liberazione in paesi con regimi più o meno autoritari.

I partiti insurrezionali possono divenire soggetti di Diritto internazionale quando hanno il controllo e la gestione di una determinata porzione di territorio dello Stato contro il quale l'insurrezione è diretta. Se gli insorti non sono stati in grado di realizzare questa organizzazione vengono considerati degli insorti "tout court" e non vengono tutelati sul piano del diritto internazionale (Saulle, 2001). I movimenti di liberazione, invece, non avendo la connotazione di piccola sovranità territoriale localizzata, ma essendo solo mossi da ideali e animati dalla volontà di costruire alternative al sistema di governo, non hanno un riconoscimento giuridico come soggetti di Diritto internazionale. L'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), ad esempio, lo è diventato dal momento della costituzione di un'Autorità palestinese su uno specifico territorio.

Nella crisi libica si evidenzia, anzitutto, quanto sia stato trascurato ogni possibile spazio di intervento e di mediazione da parte dell'Unione Africana, un organismo internazionale dotato di una sua Carta, di una Commissione per i diritti dell'uomo e dei popoli e di una Conferenza dei Capi di Stato e di Governo. Non è un caso che in queste ore la stessa Unione Africana, assieme a Cina Russia e Lega Araba, sta facendo sentire forte il suo dissenso sui raid aerei e sui bombardamenti. Si evidenzia, inoltre, l'approccio diverso della Comunità internazionale con altri regimi dittatoriali che hanno represso o stanno reprimendo nel sangue rivolte pacifiche della popolazione.

Ma riguardo all'ipotesi di un governo che non gode dell'appoggio popolare e si regge solo grazie all'uso della forza, appare utile leggere cosa scriveva nel 2005 Marco Roscini, ricercatore in Diritto Internazionale presso l'Università La Sapienza di Roma, nel suo articolo "Il diritto dei popoli all'autodeterminazione tra mito e realtà":

".. Non c'è in questo caso (insurrezione contro un governo impopolare) una vasta gamma di atti delle Nazioni Unite come nel caso del colonialismo, nè la prassi può dirsi costante. Sicura è solo la tendenza a limitare l'appoggio ai governi impopolari, senza che questo possa però far concludere per una deroga al divieto di assistere gli insorti.
Il principio di autodeterminazione è ancora troppo vago per poter arrivare a simili conseguenze: è fin troppo facile prevederne gli abusi con le grandi potenze che intervengono in una guerra civile per sostenere il partito a loro più congeniale, giustificandosi col fatto che quel governo non fosse benvoluto. D'altra parte, specialmente in situazioni di turbolenza interna, come si può capire chi gode dell'appoggio della maggior parte della popolazione?
Gli Stati Uniti hanno invocato la necessità di eliminare le dittature dai paesi centroamericani negli interventi a Grenada (1983) e a Panama (1989). Nel primo caso , una forza congiunta degli Stati Uniti e di altri sei Stati caraibici (con una netta prevalenza dei primi) sbarcò sull'isola nel 1983 dopo il colpo di stato del generale Austin a danno di Maurice Bishop. L'operazione incontrò scarsa resistenza e riportò al potere Eric Gairy, il primo ministro che era stato deposto a sua volta da Bishop. Pur chiamando in causa il principio di autodeterminazione, questo non fu poi compreso tra le giustificazioni giuridiche dell'operazione (che furono invece il consenso del governo legittimo, la protezione di nazionali all'estero e il mantenimento della pace in concerto con l'OECS).
Anche nel caso Panamense, la volontà di riportare la democrazia e la lotta al narcotraffico furono poste in subordine rispetto alle motivazioni "ufficiali", quasi che non si fosse convintiu della loro legittimità. In ambedue i casi, poi, la condanna dell'ONU e della Comunità internazionale fu netta, malgrado venissero apprezzati i risultati ottenuti (il ritorno del goveerno liberamente eletto a Grenada e la cattura del generale Noriega).
Anche la Francia, confermando la sua lunga tradizione di ingerenza in Africa, è intervenuta nel 1996 nella Repubblica Centroafricana 'per mantenere lo Stato democratico', su richiesta del governo del Presidente Patasse, di fronte all'ammutinamento di alcuni reparti dell'esercito. L'operazione pur coronata dal successo, non incontrò il favore della popolazione, che dimostrò davanti all'ambasciata di Parigi a Bangui e incendiò il Centro culturale francese. L'autodeterminazione esprime, insomma, la possibilità di darsi una forma di governo senza interferenze esterne: che questa sia democratica o autoritaria, poco importa (per lo meno al Diritto Internazionale), e nessuno Stato ha il potere di decidere quale sia la migliore (per quanto il modello occidentale sia oggi predominante).
Occorre quindi considerare l'assenza dell'interferenza esterna , e non la qualità del governo. Nell'ambito del Consiglio di Sicurezza, infatti, solo 4 Stati (su 15 ndr) ritennero realizzata l'autodeterminazione del popolo di Grenada con l'intervento caraibico americano, mentre tutti gli altri la ritennero violata
".

La risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU mirava ad un cessate il fuoco per salvaguardare vite umane ma dal momento dell'approvazione della stessa al decollo degli aerei militari e al bombardamento di Tripoli è passato pochissimo tempo. Sembra quasi che i "volenterosi" non desiderassero affatto una resa di Gheddafi o lo stop al conflitto armato contro la Cirenaica.

E' irresponsabile l'uso del pugno di ferro "tout court" senza aver prima percorso tutte le strade alternative della deterrenza e della mediazione. La copertura politica di una risoluzione ONU non può essere impropriamente utilizzata nella sua traduzione operativa e militare senza la stessa concertazione che è stata alla base della sua approvazione. Anzi, lo strumento della risoluzione avrebbe dovuto essere lo strumento principe per coinvolgere gli Stati più prossimi alla crisi per una via d'uscita dalla guerra civile.


per approfondire...

Dossier guerra e pace

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