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Iran
: la mia casa, la mia prigione, la mia patria
di
staff
«Quel 30 dicembre 2006 sembrava avere avuto inizio come tutti
gli altri giorni in cui avevo lasciato Teheran per gli Stati
Uniti… All’una del mattino, il campanello aveva annunciato
il signor Modarress, il tassista che utilizzavo durante i
miei soggiorni iraniani: era venuto a prendermi per portarmi
all’aeroporto. Mia madre aveva sollevato un Corano affinché
– passandoci sotto – lo baciassi come segno di buon auspicio;
quindi, presa una caraffa, aveva versato un po’ d’acqua sul
pavimento del pianerottolo, come si usa in Iran per assicurare
a chi parte un viaggio sicuro e senza intoppi.»
Haleh Esfandiari è nata e cresciuta in Iran, ma vive da tempo
negli Stati Uniti. È uno dei massimi esperti di politica internazionale,
e in particolare di Medio Oriente. Sua madre e molti dei suoi
parenti vivono ancora a Teheran. Alla fine del 2006, come
faceva ogni anno, Haleh Esfandiari è tornata a Teheran per
vedere sua madre novantatreenne. Mentre viaggiava in macchina
verso l’aeroporto per imbarcarsi sul volo per Vienna, è stata
oggetto di una finta rapina. Quando si è rivolta alle autorità
per denunciare il furto del passaporto, è stata trattenuta
dalla polizia; successivamente per diversi mesi è stata detenuta
in isolamento nel famigerato carcere di Evin a Teheran, con
l’accusa di «aver messo in pericolo la sicurezza nazionale
attraverso un’attività di propaganda contro il sistema e con
un’attività di spionaggio». Ha subito i durissimi inetrrogatori
dei servizi segreti, che volevano estorcerle false confessioni.
È stata liberata grazie alle pressioni internazionali (e dopo
il pagamento di una sostanziosa cauzione).
Attraverso
la sua drammatica vicenda personale, Haleh Esfandiari mette
a nudo il volto più brutale del regime degli ayatollah. E
racconta la drammatica situazione politica del suo paese,
sull’orlo della guerra civile, e della regione, lacerata dalla
divisione tra Sciti e Sunniti, dal fondamentalismo di Al-Qaeda,
dalle guerre in Iraq e Afghanistan, dalla tensione con Israele...
Soprattutto, questa donna colta e coraggiosa testimonia della
lotta per la democrazia del popolo iraniano e della battaglia
per l’emancipazione femminile.
«Non
è solo il racconto di un evento terribile, ma anche il resoconto
della ricchezza e della complessità della storia e della cultura
di un intero paese, che rivela la natura repressiva del regime
islamico e il fallimento del suo tentativo di sottomettere
lo spirito di resistenza del popolo iraniano.» Azar Nafisi
«Con
il filo della storia e dell’esperienza personale, Haleh Esfandiari
ha intessuto un poderoso memoir. La sua vicenda affascinerà
gli esperti di relazioni internazionali così come il lettore
comune.» Madeleine K. Albright
La mia casa, la mia prigione, la mia patria
La voce di una donna dall’Iran in rivolta
di Esfandiari Haleh
trad. dall'inglese di Roberto Merlini
Ed Garzanti, 2009
pagg. 294, € 19.60
 
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