Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
07 gennaio 2010
tutti gli speciali

Iran : la mia casa, la mia prigione, la mia patria
di staff

«Quel 30 dicembre 2006 sembrava avere avuto inizio come tutti gli altri giorni in cui avevo lasciato Teheran per gli Stati Uniti… All’una del mattino, il campanello aveva annunciato il signor Modarress, il tassista che utilizzavo durante i miei soggiorni iraniani: era venuto a prendermi per portarmi all’aeroporto. Mia madre aveva sollevato un Corano affinché – passandoci sotto – lo baciassi come segno di buon auspicio; quindi, presa una caraffa, aveva versato un po’ d’acqua sul pavimento del pianerottolo, come si usa in Iran per assicurare a chi parte un viaggio sicuro e senza intoppi.»

Haleh Esfandiari è nata e cresciuta in Iran, ma vive da tempo negli Stati Uniti. È uno dei massimi esperti di politica internazionale, e in particolare di Medio Oriente. Sua madre e molti dei suoi parenti vivono ancora a Teheran. Alla fine del 2006, come faceva ogni anno, Haleh Esfandiari è tornata a Teheran per vedere sua madre novantatreenne. Mentre viaggiava in macchina verso l’aeroporto per imbarcarsi sul volo per Vienna, è stata oggetto di una finta rapina. Quando si è rivolta alle autorità per denunciare il furto del passaporto, è stata trattenuta dalla polizia; successivamente per diversi mesi è stata detenuta in isolamento nel famigerato carcere di Evin a Teheran, con l’accusa di «aver messo in pericolo la sicurezza nazionale attraverso un’attività di propaganda contro il sistema e con un’attività di spionaggio». Ha subito i durissimi inetrrogatori dei servizi segreti, che volevano estorcerle false confessioni. È stata liberata grazie alle pressioni internazionali (e dopo il pagamento di una sostanziosa cauzione).

Attraverso la sua drammatica vicenda personale, Haleh Esfandiari mette a nudo il volto più brutale del regime degli ayatollah. E racconta la drammatica situazione politica del suo paese, sull’orlo della guerra civile, e della regione, lacerata dalla divisione tra Sciti e Sunniti, dal fondamentalismo di Al-Qaeda, dalle guerre in Iraq e Afghanistan, dalla tensione con Israele... Soprattutto, questa donna colta e coraggiosa testimonia della lotta per la democrazia del popolo iraniano e della battaglia per l’emancipazione femminile.

«Non è solo il racconto di un evento terribile, ma anche il resoconto della ricchezza e della complessità della storia e della cultura di un intero paese, che rivela la natura repressiva del regime islamico e il fallimento del suo tentativo di sottomettere lo spirito di resistenza del popolo iraniano.» Azar Nafisi

«Con il filo della storia e dell’esperienza personale, Haleh Esfandiari ha intessuto un poderoso memoir. La sua vicenda affascinerà gli esperti di relazioni internazionali così come il lettore comune.» Madeleine K. Albright

La mia casa, la mia prigione, la mia patria
La voce di una donna dall’Iran in rivolta

di Esfandiari Haleh
trad. dall'inglese di Roberto Merlini
Ed Garzanti, 2009
pagg. 294, € 19.60

per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale