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Rom
incolpevoli del rapimento di Denise
riceviamo
e pubblichiamo
Denise
Pipitone, la bambina più volte usata dai media, dagli intolleranti
e dalle autorità per criminalizzare il popolo Rom fu rapita
e verosimilmente uccisa in àmbito familiare.
Il
Gruppo EveryOne presentò due anni fa un dossier alla Procura
di Marsala, con precise indicazioni da seguire per dare alle
indagini un corso veritiero e cancellare la diceria razzista
che, alimentata appunto da giornali e televisioni, trasformò
il viso della bimba nel simbolo del più odioso dei pregiudizi:
quello degli "zingari" rapitori di bambini. Dall'1
settembre 2004, quando fu rapita, Denise è stata "avvistata"
decine di volte, sempre in compagnia di Rom. A causa di quella
"leggenda metropolitana", diverse donne di etnia Rom sono
state insultate e aggredite da intolleranti, arrestate e imprigionate
dalle forze dell'ordine. Salvo poi risultare estranee al crimine.
Ecco un passagio della lettera con cui EveryOne presentò le
proprie ipotesi alla Procura di Marsala: "Il caso della sparizione
di Denise Pipitone è troppo spesso strumentalizzato per alimentare
razzismo e per criminalizzare il popolo Rom. Noi del Gruppo
EveryOne abbiamo una notevole esperienza nell'analisi di casi
di cronaca utilizzati da alcuni politici, autorità e stampa
per gettare fango su un popolo già emarginato e oggetto di
pregiudizi gravi. Analizzando il caso Pipitone in base alle
informazioni divulgate dalla stampa locale e internazionale
non è difficile formulare l'ipotesi più probabile: la sparizione
della bambina è avvenuta in un'ambito a lei vicino (probabilmente
molto vicino) e sicuramente fra parenti e conoscenti vi è
chi conosce la verità. Non abbiamo mai letto smentite riguardanti
alcune ipotesi che attribuiscono i fatti a persone del posto
e credo che si tratti della pista che merita indagini approfondite.
Ci auguriamo che la vostra Procura abbia il coraggio e l'obiettività
per andare a fondo nelle indagini e far luce sull'evento.
L'opinione pubblica, in tal modo, avrebbe un luogo comune
in meno su cui basare la propria intolleranza, fomentata da
giornali e TV. Perché l'accusa di ratto di minori è la più
calunniosa, ma anche la più antica, che colpisca il popolo
Rom in Italia e gli 'avvistamenti' di Denise proseguiranno
e si verificheranno ogni volta che la TV presenterà le fotografie
in cui appare il viso sorridente della piccola, ventilando
- con un compiacimento intollerante - l'ipotesi che getta
fango, ingiustamente, su tutto il popolo Rom. Grazie del vostro
lavoro".
Oggi,
18 gennaio 2010, ci è giunta una notizia confortante: è stata
rinviata a giudizio per il sequestro di Denise la sorellastra
Jessica Pulizzi. E' la decisione del gup di Marsala Lucia
Fontana. Rinviato a giudizio per false dichiarazioni al pm
l'ex fidanzato della Pulizzi, Gaspare Ghaleb. E' la strada
giusta, che farà giustizia di tanti pregiudizi, di tante sofferenze.
Sull'onda della diceria legata a Denise, nel 2005 a Lecco
vennero costrette a patteggiare un'ingiusta detenzione le
Romnì Sopirla Copalea e Sineta Caldararu, accusate di tentato
rapimento di minore, nonostante vi fossero sette testimoni
che videro con i loro occhi i fatti: le donne avevano semplicemente
accarezzato il piccolo sorridendogli. La loro vicinanza al
bambino era stata sufficiente alla madre per gridare al rapimento
e alle autorità per arrestarle e punirle. Roberto Malini del
Gruppo EveryOne ha incontrato nel 2008 Sineta e tre dei testimoni
che tentarono di scagionarle, verificando la loro innocenza
e l'ennesimo abuso giudiziario contro persone Rom.
Ora
è tempo che si faccia giustizia anche riguardo ad Angelica,
la ragazzina Rom condannata in primo grado e in appello per
il "tentato rapimento di una bambina a Ponticelli", senza
prove, in base alla sola testimonianza piena di contraddizioni
della madre della piccola. Riguardo a questo caso, negativamente
esemplare del malfunzionamento della giustizia in Italia e
dei pregiudizi antizigani che condizionano autorità e magistrati,
EveryOne ha trasmesso un dossier - in cui è dimostrata l'iniquità
delle prime due sentenze - ai giudici della Corte di Cassazione,
con la speranza che, alla fine, si affermerà finalmente -
anche in questo caso, più volte strumentalizzato da politici
razzisti - la verità e la giovane vittima dell'intolleranza
ritrovi la libertà e si ricongiunga ai familiari e al giovane
marito.
Roberto
Malini
Gruppo EveryOne
 
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