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19 gennaio 2010
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Haiti e la debolezza del Patto Atlantico
riceviamo e pubblichiamo

A circa 70 ore dal violento terremoto che ha devastato Haiti provocando un numero imprecisato di vittime, migliaia di persone erano ancora intrappolate o sepolte vive sotto le macerie e, probabilmente, quei corpi umani piccoli e grandi che ancora respiravano aspettavano ormai da troppo tempo di essere tirati fuori. Intanto, le corrispondenze giornalistiche descrivevano la grande quantità di bambini che vagano per le strade piene di cadaveri alla ricerca dei loro genitori o alla ricerca di qualcuno che possa dargli una qualche protezione. Le stesse cronache raccontano che in alcuni punti delle varie città, dove non sono arrivati aiuti, regna il caos e la rabbia.

Nel frattempo le diplomazie internazionali fanno a gara per esprimere solidarietà mentre ogni paese europeo o asiatico si è attivato per fornire le cifre sui propri connazionali coinvolti dalla tragedia, alimentando attraverso le televisioni, la compiacenza o l'esultanza ad ogni notizia o aggiornamento che riguarda singoli sopravvissuti. Dopo 3 giorni dal sisma, Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha preannunciato e auspicato un "coordinamento europeo forte" per gli aiuti alla popolazione haitiana.

Quello che scandalizza in questa immensa tragedia è che un tale tipo di "coordinamento forte" tra le nazioni europee, o tra quelle dell'alleanza atlantica, non esista già e soprattutto che questo "coordinamento forte" non sia stato da subito operativo per cercare di strappare alla morte i sepolti vivi e per dare conforto, cure e protezione ai tanti bambini feriti rimasti soli. Quello che scandalizza in questa tragedia è che l'aeroporto e le coste di Haiti non hanno ancora visto l'arrivo della "Comunità internazionale organizzata" e che l'unica speranza è affidata all'esercito statunitense su estemporanea decisione del presidente Obama.

Gli occhi di tutta l'Umanità commossa sono distratti e catturati dallo sguardo tenero e impaurito di un bambino salvato grazie ad una squadra di volontari. Ma dietro questa compassione acritica si rischia di trascurare un dato importante: il fatto che le "Comunità internazionali" sono capaci di organizzarsi per intervenire efficacemente e tempestivamente contro la minaccia di un tiranno o contro i "paesi canaglia". Sono cioè pronte e capaci di colpire inviando aerei da guerra e soldati in tutti in luoghi della terra dove il presunto "terrorismo" o il "riarmo nucleare" compromette interessi economici ed equilibri globali. Quelle stesse nazioni associate non sono state capaci, invece, di istituire una sorta di "Patto Atlantico" della "Protezione civile", in grado di far fronte alle calamità improvvise che provengono dalla natura e che possono devastare interamente uno o più dei propri paesi membri.

Quanto accade in queste ore ad Haiti, dove forse saranno decine di migliaia le persone che risulteranno decedute per il ritardo nei soccorsi, è pertanto una terribile ammonizione per tutti noi, Umanità pigramente assuefatta al cinismo e insensibilità dei potenti della terra.

Domenico Ciardulli

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Dossier pace

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