Apartheid
di Rosarno : Dov'è la "collera di Dio" ?
riceviamo
e pubblichiamo
D'ora
in avanti anche la Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi dovrà
valutare bene l'opportunità di inviare vescovi, prelati o
diaconi di colore nelle parrocchie dei paesi della piana di
Gioia Tauro. Attenzione, dunque, all'abbronzatura nel caso
si dovesse fare sosta o soggiornare nella rinnovata e ripulita
cittadina di Rosarno.
Probabilmente è solo una minoranza di rosarnesi che si è dedicata
alla caccia armata contro i braccianti africani, ma già si
riesce ad immaginare quale sarà il programma elettorale di
qualche candidato a sindaco di Rosarno. Magari viaggi di studio
verso Città del Capo per importare nuovi modelli culturali.
Come dire, per una volta il Sudafrica diviene punto di riferimento
culturale dell'Italia che è la settima potenza mondiale.
Ma quale è stato a Rosarno il ruolo delle autorità civili
e religiose locali in questi vent'anni in cui i migranti africani
hanno pagato il pizzo ad autisti di furgoni e ai caporali
per poter raccogliere mandarini, olive e pomodori per pochi
euro al giorno? Quanti parrocchiani che la domenica frequentano
la messa hanno dato in affitto a 50 o 100 euro un materassino
nei fabbricati rustici e inabitabili dei loro terreni agricoli?
E quale percentuale incassano i grandi e piccoli proprietari
calabresi per far alloggiare i numerosi ambulanti del Senegal
che quotidianamente percorrono con le loro mercanzie artigianali
decine di chilometri a piedi sulle spiagge delle coste ioniche
e tirreniche?
Associazioni
umanitarie avevano sollevato da tempo l'emergenza sanitaria
degli accampamenti di Rosarno e dintorni ed erano ampiamente
note le condizioni di lavoro e di sfruttamento ai danni dei
migranti africani. Può oggi bastare il monito domenicale del
Papa e quello del Cardinale Tarcisio Bertone? Perchè tutte
le strutture ecclesiastiche non si mobilitano in maniera capillare
per denunciare i sorprusi e le violenze subite dai migranti?
Perché i centri di ascolto parrocchiali di tutto il paese
non vanno oltre l'accoglienza, oltre la collaborazione con
il Viminale nella registrazione degli utenti dei servizi Caritas,
oltre il dossier statistico annuale?
Perché
la Chiesa non va oltre la condanna generica adoperandosi,
concretamente con tutti gli strumenti a disposizione, compresa
la ricca banca dati del Vicariato, per far emergere il lavoro
nero e il degrado abitativo al quale sono costretti i migranti?
Come può il ministro Maroni pensare di risolvere il problema
delle tensioni etniche a Rosarno deportando tutte le persone
di colore in altri luoghi ed espellendo come clandestini coloro
che lavoravano già da molto tempo in Calabria, pur senza alcuna
garanzia previdenziale e assicurativa.
La
Chiesa potrebbe incrementare in maniera diffusa le vertenze
e il sostegno legale a favore di quei cittadini extracomunitari
senza documenti che comunque svolgono lavori nelle case e
nelle campagne a favore dei propri parrocchiani? Perché le
associazioni cattoliche di volontariato e di assistenza non
si costituiscono parte civile nel denunciare la grande evasione
fiscale e contributiva, la rapina salariale e le estorsioni
perpetrate per anni contro migliaia di braccianti africani?
Quali saranno i contenuti delle omelie liturgiche pronunciate
in questi giorni dai parroci di Rosarno e di Gioia Tauro dove
l'odio razziale ha risvegliato istinti primordiali di caccia
armata basata sul colore della pelle, istinti incompatibili
con l'appartenenza ad un paese civile.
Ormai
sembrano proliferare, non solo in Calabria, tanti neo aspiranti
"generali Custer" e "comandanti Karadzic". Dalla lettura dei
testi sacri, anche Dio esprime la sua collera "...contro ogni
empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità
nell‘ingiustizia" (Romani 1-18). E allora, sarà fantasioso
o retorico, ma ci piacerebbe immaginare che la "collera di
Dio" si trasmettesse attraverso la protesta dei parroci e
la chiusura temporanea delle loro parrocchie contro la cacciata
dei fratelli neri. Ci piacerebbe altresì immaginare una virtuale
scomunica del Ministero dell'Interno qualora, invece di punire
caporali e sfruttatori, procedesse arbitrariamente all'espulsione
di migranti africani che hanno ormai acquisito il diritto
alla regolarizzazione.
Domenico Ciardulli
 
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