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07 gennaio 2010
tutti gli speciali

Befana Caricata ad Al Harish tra il Cairo e Gaza
riceviamo e pubblichiamo

La new della notte della Befana è arrivata anche sui Media italiani, come si confà alla vecchina con il suo carico, caricata: ”Cinquantacinque feriti. Questo il bilancio degli scontri scoppiati in Egitto, nel porto di Al Arish. Le forze di sicurezza hanno caricato i militanti di un convoglio umanitario destinato ai palestinesi. La protesta è esplosa quando le autorità egiziane ed israeliane hanno negato ad oltre sessanta mezzi della carovana l’autorizzazione ad entrare nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. A bordo medicinali e strumenti medici avanzati donati da Paesi europei ed arabi”.

racconto allora lo sviluppo in queste ore. Mando l’unica che stanotte avevo tra le mani, in italiano, del Corriere della Sera:”Attivisti filo palestinesi, guidati dal deputato britannico George Galloway, stanno manifestando questa sera la porto di al Arish contro la decisione dell’Egitto di fare transitare una parte del loro convoglio da Israele prima di entrare a Gaza. Si tratta di quasi 500 persone che hanno bloccato le due entrate del porto con alcuni veicoli, impedendo l’accesso a centinaia di poliziotti”.

Comunica Filippo Bianchetti: “Mi ha appena telefonato Alfredo Tradardi, di ISM-Italia, che con Diana Carminati forma l’ unica coppia di italiani presenti nel convoglio VivaPalestina, diretto dall’ Inghilterra alla striscia di Gaza per partecipare alla Gaza Freedom March e per portare 200 e più automezzi carichi di aiuti.L’ intero convoglio è finalmente giunto al porto di El Arish, cittadina posta a circa 30 km dal valico di Rafah, unico passaggio dal territorio egiziano verso la striscia. Tutti i mezzi e le persone sono raccolti nell’ area del porto.Alfredo e Diana hanno chiesto questo pomeriggio di recarsi dal porto alla cittadina di El Arish, per cenare in un ristorante; avvertiti per telefono da amici, sono ritornati subito al porto, dove hanno visto un grande spiegamento di polizia (in aumento ulteriore) ed ambulanze in entrata ed uscita…”

E arriva la risposta: “incredibile è questa notizia che trasforma gli aggrediti addirittura in aggressori della “pacifica” polizia egiziana ! Non c’è limite alle falsificazioni. Vincenzo Tradardi , in contato diretto con mio fratello presente con la carovana ad Al Arish.” Nella notte, ma leggo solo ora in questa mattina dell’Epifania: “purtroppo al Jazeera alle 1.15 ha detto che ci sono stati scontri e feriti”.

L’infaticabile Carmela Ieroianni invia il link del sito VivaPalestina che in varie lingue, conferma l’episodio accaduto e invita a scrivere immediatamente alle ambasciate in Egitto del proprio Paese, non ho trovato quello italiano, se mi sforzo qualcosa potrei farlo ma non vorrei disturbare il dibattito in corso sulla via a Craxi, i Convogli Esteri della Farnesina in dirittura d’arrivo ad Hammamet, la difesa dello statista e del socialismo illuminato che lui incrementò in Italia: turberei le paure e i timori che riempiono la stampa, di Noemi per sè e il suo Papi, del principe Filiberto che deve affrontare Sanremo.

E allora desisto ma tento di informarvi e spero che diffondiate. Un video descrive la vita e l’infanzia negata a Gaza dal 2001 in poi, raccontato da giovanissimi palestinesi, per la strada, diviso in 4 parti. In una, i bambini vendono i giornali commentano le notizie, sembra senza alcuna paura, vanno a scuola sotto i bombardamenti, la vita continua…

Diceva Fabrizio De André in un’ intervista alla trasmissione “Mixer” del 1984: “«Certo, navigando non è che si incontrino soltanto Jamine o tavole imbandite con gatti in salmì spacciati per conigli selvatici, come si dice nella canzone Creuza de mä. Ci si può trovare anche di fronte alla tragedia, magari alla tragedia altrui, anche se condivisa, in quanto fratelli o figli della stessa cultura. È il caso di Sidone, Sidùn in genovese. Sidone è la città libanese che ci ha regalato oltre all’uso delle lettere dell’alfabeto anche l’invenzione del vetro. Me la sono immaginata…”.

Siccome sono stonata e l’Opa è cupa,come quella cantata dalla Brigada Internazionale con Daniele Sepe, scrivo che la vita a Gaza, quella attuale, immaginatela voi, a cavallo di una scopa il 6 gennaio del 2010.

Invio anche la “Dichiarazione dal Cairo” redatta dalla Gaza Freedom March. Aggiungo solo e chiedo di leggere attentatamente fino alla fine. Troverete dei nomi, per la precisione 131. La prima firmataria è Hedy Epstein, 85enne, sopravvissuta all’Olocausto.

Doriana Goracci

I partecipanti alla Gaza Freedom March hanno redatto la “Dichiarazione dal Cairo” per terminare l’Apartheid Israeliana I partecipanti alla Gaza Freedom March hanno approvato oggi una dichiarazione finalizzata ad accelerare la campagna globale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro l’Apartheid Israeliana. Per ora, i firmatari della dichiarazione sono circa 130. Circa 1.400 attivisti da 43 paesi si sono riuniti al Cairo sulla via per Gaza per unirsi ai Palestinesi che marciavano per interrompere l’illegale assedio Israeliano. Le autorità Egiziane hanno impedito loro di entrare a Gaza.Come risultato, I partecipanti alla Gaza Freedom March sono rimasti al Cairo. Hanno dato luogo ad una serie di iniziative non violente finalizzate a far pressione sulla comunità internazionale per porre fine all’assedio come passo iniziale della lotta per rendere giustizia ai Palestinesi sparsi ovunque nella storica Palestina.

Questa dichiarazione deriva dalle seguenti azioni: Basta con l’Apartheid Israeliana Dichiarazione dal Cairo 1 Gennaio, 2010 Noi, delegati internazionali riuniti al Cairo durante la Gaza Freedom March 2009, come risposta collettiva ad un’iniziativa della delegazione Sud Africana, dichiariamo: In considerazione di quanto segue: o l’attuale punizione collettiva che Israele infligge ai Palestinesi attraverso l’occupazione e l’assedio illegale di Gaza; o l’occupazione illegale della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e il proseguimento della costruzione illegale del muro dell’Apartheid e delle colonie; o il nuovo muro che stanno costruendo Egitto e USA che addirittura rafforzerà l’assedio di Gaza; o il disprezzo per la democrazia Palestinese mostrato da Israele, USA, Canada, Unione Europea ed altri dopo le elezioni Palestinesi del 2006; o i crimini di guerra commessi da Israele durante l’invasione di Gaza un anno fà; o la continua discriminazione e repressione che i Palestinesi affrontano all’interno di Israele; o la continuazione dell’esilio per milioni di rifugiati ; o tutti i suddetti atti di oppressione trovano fondamentalmente origine nell’ideologia sionista che è alla base di Israele; o sappiamo che i nostri governi hanno dato ad Israele diretto supporto economico, finanziario, militare e diplomatico, consentendogli di agire con impunità; o e memori della Dichiarazione ONU dei Diritti dei Popoli Indigeni (2007)

Riconfermiamo il nostro impegno per:

L’Auto-Determinazione dei Palestinesi
La fine dell’Occupazione
Pari diritti per tutti all’interno della storica Palestina
Il pieno diritto al ritorno per i rifugiati Palestinesi

A tal fine confermiamo il nostro impegno nei confronti della richiesta di United Palestinian, del luglio 2005, di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) per costringere Israele a rispettare le leggi internazionali. Fino a quando ciò non accadrà, noi cerchiamo e speriamo di dar luogo ad un movimento globale di massa, democratico, anti-apartheid per lavorare di comune accordo con la società civile Palestinese e implementare la richiesta Palestinese di BDS.

Consci delle tante e forti similitudini tra l’apartheid praticata da Israele e la precedente apartheid del regime in Sud Africa, proponiamo:

1) Un giro di conferenze nei primi sei mesi del 2010 tenuto da sindacalisti e attivisti delle società civili Palestinese e Sud Africana, a cui si uniranno sindacalisti e attivisti impegnati in questo progetto all’interno degli stati in cui si andrà, per insegnare a fondo le tecniche BDS direttamente ai sindacati e più largamente a pubblico internazionale;
2) La partecipazione alla Settimana dell’Apartheid Israeliana nel Marzo 2010;
3) Un approccio sistematico e unitario nel boicottare i prodotti Israeliani, coinvolgendo consumatori, lavoratori e sindacati dei settori di commercio, magazzinaggio e trasporto;
4) Di sviluppare il boicottaggio Accademico, Culturale e Sportivo;
5) Campagne presso i sindacati di settore e fondi pensionistici per incoraggiare il disinvestimento da compagnie direttamente coinvolte nell’Occupazione e/o nelle industrie militari Israeliane;
6) Azioni legali contro il reclutamento esterno di soldati posti al servizio delle milizie Israeliane, e procedimento penale contro i criminali di guerra del governo Israeliano; coordinamento dei Citizen’s Arrest Bureaux per identificare, condurre una campagna per denunciare e procedere contro i criminali di guerra Israeliani; sostenere il Rapporto Goldstone e l’implementazione delle raccomandazioni in esso contenute;
7) Campagna contro lo status di “fondazione di beneficienza” del Jewish National Fund (JNF). Facciamo appello ad organizzazioni e ad individuali che si riconoscono in questa dichiarazione affinchè la firmino e lavorino con noi per realizzarla.

1. Hedy Epstein, Holocaust Survivor/ Women in Black*, USA
2. Nomthandazo Sikiti, Nehawu, Congress of South African Trade Unions (COSATU), Affiliate International Officer*, South Africa
3. Zico Tamela, Satawu, Congress of South African Trade Unions (COSATU) Affiliate International Officer*, South Africa
4. Hlokoza Motau, Numsa, Congress of South African Trade Unions (COSATU) Affiliate International Officer*, South Africa
5. George Mahlangu, Congress of South African Trade Unions (COSATU) Campaigns Coordinator*, South Africa
6. Crystal Dicks, Congress of South African Trade Unions (COSATU) Education Secretary*, South Africa
7. Savera Kalideen, SA Palestinian Solidarity Committee*, South Africa
8. Suzanne Hotz, SA Palestinian Solidarity Group*, South Africa 9. Shehnaaz Wadee, SA Palestinian Solidarity Alliance*, South Africa
10. Haroon Wadee, SA Palestinian Solidarity Alliance*, South Africa
11. Sayeed Dhansey, South Africa
12. Faiza Desai, SA Palestinian Solidarity Alliance*, South Africa
13. Ali Abunimah, Electronic Intifada*, USA 14. Hilary Minch, Ireland Palestine Solidarity Committee*, Ireland
15. Anthony Loewenstein, Australia
16. Sam Perlo-Freeman, United Kingdom
17. Julie Moentk, Pax Christi*, USA
18. Ulf Fogelström, Sweden 19. Ann Polivka, Chico Peace and Justice Center*, USA
20. Mark Johnson, Fellowship of Reconciliation*, USA
21. Elfi Padovan, Munich Peace Committee*/Die Linke*, Germany
22. Elizabeth Barger, Peace Roots Alliance*/Plenty I*, USA
23. Sarah Roche-Mahdi, CodePink*, USA
24. Svetlana Gesheva-Anar, Bulgaria
25. Cristina Ruiz Cortina, Al Quds-Malaga*, Spain
26. Rachel Wyon, Boston Gaza Freedom March*, USA
27. Mary Hughes-Thompson, Women in Black*, USA
28. David Letwin, International Jewish Anti-Zionist Network (IJAN)*, USA
29. Jean Athey, Peace Action Montgomery*, USA
30. Gael Murphy, Gaza Freedom March*/CodePink*, USA
31. Thomas McAfee, Journalist/PC*, USA

(seguono altri 100 nominativi)

per approfondire...

Dossier diritti

Dossier guerra e pace

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