Turchia
usa leggi antiterrorismo contro i dissidenti curdi , denuncia
HRW
di
Gabriella Mira Marq*
La Turchia usa le leggi antiterrorismo per incarcerare attivisti
ribelli curdi etichettandoli come terroristi e per comminare
loro pene sproporzionate. Lo ha rivelato un rapporto di Human
Rights Watch in occasione della condanna, da parte dell'associazione
internazionale per i diritti, dell'attacco suicida avvenuto
ad Istanbul il 31 ottobre, con la precisazione che e' esenziale
che la giustizia turca persegua gli autori del delitto e non
i legittimi dissidenti.
Il rapporto documenta l'uso delle leggi anti-terrorismo turche
per perseguitare centinaia di manifestanti curdi come se fossero
militanti armati, violando la liberta' di espressione, di
associazione e di riunione. La relazione di 75 pagine si basa
sull'analisi di 50 casi da cui emergono 26 casi di individui
perseguiti per terrorismo, anche se non avevano nulla a che
fare con violenze come l'attacco del 31 ottobre, ma semplicemente
per aver partecipato alle proteste che il governo ha ritenuto
solidali con i miliziani del fuorilegge Partito dei Lavoratori
del Kurdistan (PKK).
Centinaia
di manifestanti curdi sono attualmente in carcere in attesa
del risultato dei processi o dei ricorsi contro le condanne,
altri stanno scontando lunghe condanne che sono state confermate
dalla corte superiore d'appelli turca. Secondo
Emma Sinclair-Webb, ricercatrice sulla Turchia di Human Rights
Watch e autrice della relazione, "Quando si arriva alla questione
curda, i tribunali in Turchia sono tutti troppo veloci ad
etichettare l'opposizione politica come terrorismo", e la
chiusura degli spazi di protesta legittima ha l'effetto controproducente
di rendere l'opposizione armata piu' attraente.
Negli ultimi tre anni, i giudici turchi hanno stabilito che
il semplice essere presenti ad una manifestazione che il PKK
comporti poter ritenere che i manifestanti agiscano sotto
gli ordini del PKK. I dimostranti sono stati puniti severamente
per atti di terrorismo, anche se il loro "reato" e' stato
fare un segno di vittoria, battendo le mani, gridando slogan
PKK o lanciare una pietra o bruciare un pneumatico. La relazione
invita le autorita' turche a modificare le leggi che hanno
determinato l'applicazione arbitraria e punitiva di accuse
di terrorismo contro i manifestanti, di sospendere i procedimenti
penali in corso contro i dimostranti basati su queste leggi,
e di riesaminare i casi di quelli gia' condannati.
In
seguito alle critiche interne e internazionali riguardanti
azioni penali con l'accusa di terrorismo contro bambini che
hanno frequentato le manifestazioni curde, il parlamento ha
modificato a luglio la legge per annullare tali condanne ed
impedire il perseguimento dei bambini nei tribunali specializzati
in casi di terrorismo. Ma le altre leggi rimangono invariate,
vietando i reati commessi per conto del PKK e criminalizzando
l'appartenenza all'organizzazione armata, norme usate per
perseguire i manifestanti.
I
procedimenti penali in corso contro i manifestanti fanno parte
di un piu' ampio giro di vite sui partiti legali pro-curdi,
accusati di presunti legami con il PKK. Il 18 ottobre, 152
membri e funzionari del Partito della societa' democratica,
che e' stato chiuso dalla Corte Costituzionale nel dicembre
2009, e il suo successore, il partito per la Pace e la Democrazia,
che ha 20 membri in parlamento, sono andati sotto processo
con accuse che vanno dal separatismo, appartenenza a un'organizzazione
armata, favoreggiamento e complicita' con tale organizzazione.
Gli
imputati includono sindaci in carica o ex sindaci, un eminente
difensore dei diritti umani e alcuni avvocati.
In
tutta la Turchia circa 1.700 membri del partito sono in stato
di detenzione o sotto processo per accuse simili.
*
si ringrazia Claudio Giusti
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