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Razzismo
: 10 cose che dovreste sapere
di
Rico Guillermo*
Sul
Chicago Tribune di qualche giorno fa e' apparsa una interessante
"lezione di storia" riguardo il razzismo, a firma di Mark
Jacob, vicedirettore metropolitano del giornale. La lezione
riguarda gli Stati Uniti a seguito dell'elezione di Obama,
ma molti spunti possono far riflettere anche noi Italiani
dopo le vicende di Rosarno e di altre amene localita' del
Bel Paese.
Secondo
il giornalista, sono 10 i fatti che evidenziano il razzismo
americano e il suo congiunto, l'intolleranza etnica. Fra questi
alcune assurde vicende avvenute nel secolo scorso nel campo
della comunicazione, come un articolo di giornale pubblicato
nel 1906 sul giornale Atlanta Constitution che scriveva come
una ragazza bianca avesse subito un infarto dopo aver sognato
che un grosso negro con un coltello stava cercando di ucciderla.
Il giornale sembrava accusare l'immaginario nero titolando:
"Negro visto in sogno provoca la morte di una ragazza."
Nel
1921, il New York Times riferiva che la popolazione nera del
Sudafrica superavano i bianchi di 5 a 1 e cio' era stata la
spinta verso il potere politico dei neri. "Qualcuno ci potrebbe
vedere la democrazia in azione", commenta Jacob, ma il Times
titolava 'Negri problema in Sud Africa'".
Lo stesso Chicago Tribune, nonostante circa 40.000 persone
avessero visto il corpo del nero vittima di linciaggio Emmett
Till nel 1955, suggeriva che potesse trattarsi di una bufala
marxista e argomentava che si trattava di "letteratura infiammatoria"
comunista, citando uno sceriffo del Mississippi che si era
chiesto se il corpo fosse quello di Till dicendo che "il tutto
appare come un accordo fatto da parte dell'Associazione Nazionale
per l'avanzamento della gente di colore."
Jacob
narra anche di vicende legate ai cartoni della Disney: il
cortometraggio del 1933 "I tre porcellini" metteva in evidenza
il grande lupo cattivo vestito come un venditore ambulante
ebreo. Dopo le denunce, il cartone era stato rivisto. Anni
dopo, gli Arabi si sono opposti ad una canzone del film del
1992 "Aladdin" che in origine descriveva l'Arabia come un
luogo "in cui ti tagliano l'orecchio, se non gli piace il
tuo volto / E 'barbaro, ma hey, e' casa".
Poche
settimane dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941,
la rivista Life pubblico' un articolo che confondeva i Cinesi,
che erano alleati degli Stati Uniti, con i Giapponesi, con
conseguenti maltrattamenti per le strade americane da parte
degli Americani arrabbiati. La rivista pubblico' quindi -
per riparare - delle foto commentate con cui si spiegava che
i Cinesi hanno un "colorito giallo pergamena" e i Giapponesi
"giallo terra", i Cinesi sono "alti e slanciati", i Giapponesi
"corti e tozzi" e cosi' via. Il risultato era tuttavia quasi
una licenza a compiere violenza, purche' il bersaglio fosse
quello giusto...
Altro
segnale il fatto che Sheridan e Roosevelt sono icone nazionali
pur avendo disprezzato gli Indiani americani. Al generale
Philip Sheridan viene spesso attribuita la frase "L'unico
indiano buono è un Indiano morto" . Sebbene egli abbia negato
di averlo detto, non c'e' dubbio che vide gli Indiani come
selvaggi inferiori e che impose linee politiche dure che portarono
alla morte di molti Indiani innocenti. Il futuro presidente
Theodore Roosevelt era solito invece parlare dell'"unico indiano
buono" ogni dieci pellerossa, ed anche in quell'unico non
sembrava nutrire troppa fiducia.
Jacob nota che "non importa quanto brutte siano le relazioni
razziali oggi" negli USA, il fatto e' che "sono meglio di
quelle di una volta". Nel
1983, infatti, solo il 43 per cento degli Americani approvava
il matrimonio tra neri e bianchi. In recenti sondaggi, il
79 per cento lo ha fatto. Quando a neri e bianchi, dodici
anni fa e' stato chiesto se avessero "un amico personale abbastanza
vicino" di un'altra razza, il 74 per cento ha detto si'. Nove
anni dopo lo ha fatto l'81 per cento. Il giornalista ipotizza
che entro il 2042 si trattera' del 100 per cento, visto che
per l'epoca l'America sara' diventata una nazione in cui la
maggioranza e la minoranza saranno numericamente scambiate.
Questo
per quanto riguarda gli USA. In Canada, come faceva notare
la lettera ad un giornale nostrano di una Italiana coniugata
con un Canadese, la diversita' e' vista come una ricchezza,
come la possizbilita' di conoscere un'altra lingua madre,
un'altra cultura, che sia europea, mediorientale, africana,
asiatica o sudamericana. Insomma, a Toronto chi conosce solo
l'inglese e non ha un parente straniero o di colore si vergogna.
Da noi invece, notava amaramente la signora, si rincorrono
gli stranieri di ligua inglese e ci si mantiene a distanza
da tutti gli altri, al punto che anche i ragazzi con un genitore
straniero temono di rivelare questa loro 'pecca' e non apprezzano
la possibilita' di fruire della doppia lingua e cultura. Frutto
del clima sociopolitico, ovviamente.
In
Italia, solo qualche decennio fa non ci si poneva il problema:
ad esempio in Campania i neri coinvolti nella raccolta dei
pomodori erano bene accetti, cosi' come operavano con soddisfazione
dei datori di lavoro in diverse piccole imprese del nord mentre
polacchi, romeni ed altri lavoratori dell'est europeo erano
inseriti - anche se spesso 'in nero' - nell'edilizia senza
scontri o pregiudizi. Nella maggior parte dei casi i minori
stranieri erano accolti a scuola con simpatia e curiosita'
per l'elemento esotico che portavano con se'.
Da
qualche anno e' esploso il razzismo, complice una campagna
politica e di comunicazione che sfrutta luoghi e crimini comuni
per creare la paura del diverso e usa la crisi economica per
paventare l'accaparramento del lavoro da parte delle maestranze
straniere (ma in molti casi sono professionalita' che non
si trovano a sufficienza nel nostro Paese o lavori che gli
Italiani non vogliono fare). Certo razzisti ce n'erano anche
prima, ma non con tanta platealita', ne' con un clima di giustificazione
che - se non si riscontra ad ogni episodio, ufficialmente
condannato - e' evidente nella filosofia politica, negli slogan
detti pubblicamente da personaggi pubblici e nelle scelte
legislative ed esecutive locali e nazionali.
Insomma, altri Paesi sono ancora razzisti, ma migliorano,
noi invece peggioriamo.
*
si ringrazia Claudio Giusti
 
La
vignetta di Bandanax
Dossier
immigrazione e razzismo
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