Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
20 gennaio 2010
tutti gli speciali

Razzismo : 10 cose che dovreste sapere
di Rico Guillermo*

Sul Chicago Tribune di qualche giorno fa e' apparsa una interessante "lezione di storia" riguardo il razzismo, a firma di Mark Jacob, vicedirettore metropolitano del giornale. La lezione riguarda gli Stati Uniti a seguito dell'elezione di Obama, ma molti spunti possono far riflettere anche noi Italiani dopo le vicende di Rosarno e di altre amene localita' del Bel Paese.

Secondo il giornalista, sono 10 i fatti che evidenziano il razzismo americano e il suo congiunto, l'intolleranza etnica. Fra questi alcune assurde vicende avvenute nel secolo scorso nel campo della comunicazione, come un articolo di giornale pubblicato nel 1906 sul giornale Atlanta Constitution che scriveva come una ragazza bianca avesse subito un infarto dopo aver sognato che un grosso negro con un coltello stava cercando di ucciderla. Il giornale sembrava accusare l'immaginario nero titolando: "Negro visto in sogno provoca la morte di una ragazza."

Nel 1921, il New York Times riferiva che la popolazione nera del Sudafrica superavano i bianchi di 5 a 1 e cio' era stata la spinta verso il potere politico dei neri. "Qualcuno ci potrebbe vedere la democrazia in azione", commenta Jacob, ma il Times titolava 'Negri problema in Sud Africa'".
Lo stesso Chicago Tribune, nonostante circa 40.000 persone avessero visto il corpo del nero vittima di linciaggio Emmett Till nel 1955, suggeriva che potesse trattarsi di una bufala marxista e argomentava che si trattava di "letteratura infiammatoria" comunista, citando uno sceriffo del Mississippi che si era chiesto se il corpo fosse quello di Till dicendo che "il tutto appare come un accordo fatto da parte dell'Associazione Nazionale per l'avanzamento della gente di colore."

Jacob narra anche di vicende legate ai cartoni della Disney: il cortometraggio del 1933 "I tre porcellini" metteva in evidenza il grande lupo cattivo vestito come un venditore ambulante ebreo. Dopo le denunce, il cartone era stato rivisto. Anni dopo, gli Arabi si sono opposti ad una canzone del film del 1992 "Aladdin" che in origine descriveva l'Arabia come un luogo "in cui ti tagliano l'orecchio, se non gli piace il tuo volto / E 'barbaro, ma hey, e' casa".

Poche settimane dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941, la rivista Life pubblico' un articolo che confondeva i Cinesi, che erano alleati degli Stati Uniti, con i Giapponesi, con conseguenti maltrattamenti per le strade americane da parte degli Americani arrabbiati. La rivista pubblico' quindi - per riparare - delle foto commentate con cui si spiegava che i Cinesi hanno un "colorito giallo pergamena" e i Giapponesi "giallo terra", i Cinesi sono "alti e slanciati", i Giapponesi "corti e tozzi" e cosi' via. Il risultato era tuttavia quasi una licenza a compiere violenza, purche' il bersaglio fosse quello giusto...

Altro segnale il fatto che Sheridan e Roosevelt sono icone nazionali pur avendo disprezzato gli Indiani americani. Al generale Philip Sheridan viene spesso attribuita la frase "L'unico indiano buono è un Indiano morto" . Sebbene egli abbia negato di averlo detto, non c'e' dubbio che vide gli Indiani come selvaggi inferiori e che impose linee politiche dure che portarono alla morte di molti Indiani innocenti. Il futuro presidente Theodore Roosevelt era solito invece parlare dell'"unico indiano buono" ogni dieci pellerossa, ed anche in quell'unico non sembrava nutrire troppa fiducia.

Jacob nota che "non importa quanto brutte siano le relazioni razziali oggi" negli USA, il fatto e' che "sono meglio di quelle di una volta". Nel 1983, infatti, solo il 43 per cento degli Americani approvava il matrimonio tra neri e bianchi. In recenti sondaggi, il 79 per cento lo ha fatto. Quando a neri e bianchi, dodici anni fa e' stato chiesto se avessero "un amico personale abbastanza vicino" di un'altra razza, il 74 per cento ha detto si'. Nove anni dopo lo ha fatto l'81 per cento. Il giornalista ipotizza che entro il 2042 si trattera' del 100 per cento, visto che per l'epoca l'America sara' diventata una nazione in cui la maggioranza e la minoranza saranno numericamente scambiate.

Questo per quanto riguarda gli USA. In Canada, come faceva notare la lettera ad un giornale nostrano di una Italiana coniugata con un Canadese, la diversita' e' vista come una ricchezza, come la possizbilita' di conoscere un'altra lingua madre, un'altra cultura, che sia europea, mediorientale, africana, asiatica o sudamericana. Insomma, a Toronto chi conosce solo l'inglese e non ha un parente straniero o di colore si vergogna. Da noi invece, notava amaramente la signora, si rincorrono gli stranieri di ligua inglese e ci si mantiene a distanza da tutti gli altri, al punto che anche i ragazzi con un genitore straniero temono di rivelare questa loro 'pecca' e non apprezzano la possibilita' di fruire della doppia lingua e cultura. Frutto del clima sociopolitico, ovviamente.

In Italia, solo qualche decennio fa non ci si poneva il problema: ad esempio in Campania i neri coinvolti nella raccolta dei pomodori erano bene accetti, cosi' come operavano con soddisfazione dei datori di lavoro in diverse piccole imprese del nord mentre polacchi, romeni ed altri lavoratori dell'est europeo erano inseriti - anche se spesso 'in nero' - nell'edilizia senza scontri o pregiudizi. Nella maggior parte dei casi i minori stranieri erano accolti a scuola con simpatia e curiosita' per l'elemento esotico che portavano con se'.

Da qualche anno e' esploso il razzismo, complice una campagna politica e di comunicazione che sfrutta luoghi e crimini comuni per creare la paura del diverso e usa la crisi economica per paventare l'accaparramento del lavoro da parte delle maestranze straniere (ma in molti casi sono professionalita' che non si trovano a sufficienza nel nostro Paese o lavori che gli Italiani non vogliono fare). Certo razzisti ce n'erano anche prima, ma non con tanta platealita', ne' con un clima di giustificazione che - se non si riscontra ad ogni episodio, ufficialmente condannato - e' evidente nella filosofia politica, negli slogan detti pubblicamente da personaggi pubblici e nelle scelte legislative ed esecutive locali e nazionali.

Insomma, altri Paesi sono ancora razzisti, ma migliorano, noi invece peggioriamo.

* si ringrazia Claudio Giusti

per approfondire...

La vignetta di Bandanax

Dossier immigrazione e razzismo

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale