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09 gennaio 2010
tutti gli speciali

Anno nuovo , giustizia vecchia ( o peggio )
di Rodolfo Roselli*

Il sistema di corruzione in Italia e gli sperperi sono enormi. Ma azioni rapide efficaci ed esemplari contro i responsabili non se ne vedono, tutto resta camuffato e le promozioni sicuramente non mancheranno. Ma in aggiunta oggi si tenta di legalizzare questo principio, ovviamente con una legge a favore di tante persone, cioè non una legge "ad personam" ma una "ad sistemam".

Si sta lavorando per cercare d'impedire in tutti i modi che le forze dell'ordine e la magistratura riescano a scoprire chi pratica questi reati. La chiamano riforma della giustizia. E' un disegno estremamente organico e pericoloso che sistema tutto anche nei dettagli. Una norma si trova nella legge sulle intercettazioni, un'altra nel pacchetto sicurezza, un'altra nella legge sulla giustizia, altre sono già passate e non ce ne siamo neanche accorti.

Infatti quando un'indagine parte, avviene perchè le forze di polizia mettono le mani su uno di questi scandali o il magistrato decide di sua iniziativa di aprire l'indagine. E allora il disegno di legge prevede che il magistrato di sua iniziativa non potrà più avviare nessuna indagine e che le indagini si possano avviare soltanto quando le forze di Polizia le attivano. Dato che le forze di Polizia dipendono dal governo, nessun poliziotto spontaneamente, salvo sia un suicida o kamikaze, si prenderà più la responsabilità e la briga di avviare un'indagine su un suo superiore, collega o politico, dal quale dipende la sua carriera. Quindi ogni indagine viene bloccata alla fonte, in modo tale però che si proclamerà che è stata assicurata a tutti l'indipendenza, sia del PM, sia del GIP, sia del giudice,della Corte d'appello, della Cassazione, ma tanto della loro indipendenza non se ne faranno più niente, perché a monte l'indagine sarà bloccata, in modo che, ad esempio, le indagini sui colletti bianchi non partano più.

Si potrebbe però verificare che qualche poliziotto, carabiniere, finanziere, vigile urbano, tutti quelli che possono fare l'ufficiale di Polizia giudiziaria, si imbatta in un reato e decida di non nasconderlo, di denunciarlo, di fare delle indagini a suo rischio e pericolo, coraggiosamente. Negli altri Paesi ci vuole coraggio per fare i delinquenti, in Italia ci vuole coraggio per restare persone perbene, ma ne abbiamo ancora, per fortuna, anche nelle forze dell'ordine. Come fare a evitare che questi onesti funzionari e servitori dello Stato portino a termine il loro lavoro? Oggi sarebbe difficile, perché bisognerebbe trasferirli oppure promuoverli in altra sede, e per trasferirli occorrerebbe il visto del magistrato e se il magistrato dice no, l'ufficiale rimane. E allora uno degli articoli della legge sulla giustizia in discussione in Parlamento prevede che si possano trasferire gli ufficiali e gli agenti di Polizia giudiziaria senza più il visto e il parere vincolante del magistrato.

Ma ci potrebbero essere anche delle indagini, gestite da un pubblico ministero giovane, uno magari entusiasta, che ha studiato la Costituzione, alla quale ci crede pure, che addirittura pensa che la legge sia uguale per tutti, e che conducendo le indagini arriva a risultati importanti. Bene, prima il suo capo non gli poteva fare niente, perché l'indagine non era delegabile, ora per fare qualunque cosa dovranno ottenere il visto del loro procuratore capo. I responsabili dell'azione penale sono diventati i capi delle procure, che sono pochissimi, circa 150. Controllare 150 persone o una parte di essi, è molto più facile che non controllare 1500-2000 pubblici ministeri. I capi sono più anziani, stanno stare al mondo perché hanno capito il Vangelo della Curia, sono gente in carriera e magari prima di chiedere l'arresto di qualcuno o l'intercettazione ci pensano due volte, e alcuni pensano che non tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge.

E quindi per qualunque provvedimento saranno difficilissime le intercettazioni, gli arresti etc. e sarà difficile arrivare a risultati concreti. Ma un'altra norma che stanno predisponendo, deve colpire la possibilità che i cittadini siano informati,perché così,secondo qualcuno, s'intenderebbe tutelare la libertà d'informazione, perché il giornalista non potrà più nominare il nome del magistrato che sta conducendo una indagine e non si potrà sapere se lavora bene o male, e se lo farà rischierà, fino a tre mesi o la multa fino a 10.000 euro. Quindi i magistrati diventeranno tutti uguali, il che significa che quelli incapaci, venduti, cialtroni, pelandroni, pavidi godranno dell'anonimato e potranno continuare a fare le loro porcherie lontano da occhi e orecchi indiscreti, e quelli bravi che, per esse bravi, coraggiosi, efficienti, competenti vengono perseguitati, non potranno più essere difesi neppure dai cittadini.

Ovviamente si tende così ad annullare il ruolo della stampa, con una norma che era contenuta in un documento di 33 anni fa, firmato da Licio Gelli. Ma la stessa limitazione d'informazione viene applicata ai magistrati. Se parlano di una loro indagine, senza rivelare dei segreti ,ma dando ai cittadini informazioni delle quali si ha bisogno, l'indagine gli verrà subito tolta. Questa è una norma che sta nella legge sulle intercettazioni. Se il magistrato dice una parola anche per dare due o tre elementi di informazione all'opinione pubblica, immediatamente perde l'inchiesta, che finisce ad un altro che deve ricominciare daccapo. Se poi l'imputato eccepisce su questa cosa, nei confronti del suo pubblico ministero, non all'inizio, ma durante il processo, ovviamente il PM deve andarsene e deve arrivarne un altro che non ha mai seguito quell'inchiesta e che quindi deve ricominciare tutto daccapo.

Tutto quello che ho raccontato è avvenuto puntualmente, continua e continuerà ad avvenire superando anche quei difficili momenti nei quali tutti sono incitati a credere a Babbo Natale e all'Anno Nuovo, che magicamente sarebbero capaci di raddrizzare le cose. La realtà è che le cose le possono cambiare sempre e in qualsiasi giorno dell'anno cittadini responsabili, informati su quanto accade, consapevoli che di questo paese loro devono essere i tanti manovali, anche a costo di un lavoro durissimo, e certamente senza attendere Capodanno. Io sarei il primo a saltare dalla gioia se questo fosse possibile, ed anno dopo anno ho seguito questa illusione, e alla fine sono stato costretto, per non schiaffeggiarmi più davanti allo specchio, ad ammettere che in fondo l'Anno Nuovo sarà costituito sempre dai soliti 365 giorni.

* stralcio dell'intervento su Radio Gamma 5 del 6.1.2010 e su Challenger TV satellitare Sky 922 ogni giorno dal lunedì al venerdì

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Dossier giustizia

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