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Anno
nuovo , giustizia vecchia ( o peggio )
di
Rodolfo Roselli*
Il
sistema di corruzione in Italia e gli sperperi sono enormi.
Ma azioni rapide efficaci ed esemplari contro i responsabili
non se ne vedono, tutto resta camuffato e le promozioni sicuramente
non mancheranno. Ma in aggiunta oggi si tenta di legalizzare
questo principio, ovviamente con una legge a favore di tante
persone, cioè non una legge "ad personam" ma una "ad sistemam".
Si
sta lavorando per cercare d'impedire in tutti i modi che le
forze dell'ordine e la magistratura riescano a scoprire chi
pratica questi reati. La chiamano riforma della giustizia.
E' un disegno estremamente organico e pericoloso che sistema
tutto anche nei dettagli. Una norma si trova nella legge sulle
intercettazioni, un'altra nel pacchetto sicurezza, un'altra
nella legge sulla giustizia, altre sono già passate e non
ce ne siamo neanche accorti.
Infatti quando un'indagine parte, avviene perchè le forze
di polizia mettono le mani su uno di questi scandali o il
magistrato decide di sua iniziativa di aprire l'indagine.
E allora il disegno di legge prevede che il magistrato di
sua iniziativa non potrà più avviare nessuna indagine e che
le indagini si possano avviare soltanto quando le forze di
Polizia le attivano. Dato che le forze di Polizia dipendono
dal governo, nessun poliziotto spontaneamente, salvo sia un
suicida o kamikaze, si prenderà più la responsabilità e la
briga di avviare un'indagine su un suo superiore, collega
o politico, dal quale dipende la sua carriera. Quindi ogni
indagine viene bloccata alla fonte, in modo tale però che
si proclamerà che è stata assicurata a tutti l'indipendenza,
sia del PM, sia del GIP, sia del giudice,della Corte d'appello,
della Cassazione, ma tanto della loro indipendenza non se
ne faranno più niente, perché a monte l'indagine sarà bloccata,
in modo che, ad esempio, le indagini sui colletti bianchi
non partano più.
Si
potrebbe però verificare che qualche poliziotto, carabiniere,
finanziere, vigile urbano, tutti quelli che possono fare l'ufficiale
di Polizia giudiziaria, si imbatta in un reato e decida di
non nasconderlo, di denunciarlo, di fare delle indagini a
suo rischio e pericolo, coraggiosamente. Negli altri Paesi
ci vuole coraggio per fare i delinquenti, in Italia ci vuole
coraggio per restare persone perbene, ma ne abbiamo ancora,
per fortuna, anche nelle forze dell'ordine. Come fare a evitare
che questi onesti funzionari e servitori dello Stato portino
a termine il loro lavoro? Oggi sarebbe difficile, perché bisognerebbe
trasferirli oppure promuoverli in altra sede, e per trasferirli
occorrerebbe il visto del magistrato e se il magistrato dice
no, l'ufficiale rimane. E allora uno degli articoli della
legge sulla giustizia in discussione in Parlamento prevede
che si possano trasferire gli ufficiali e gli agenti di Polizia
giudiziaria senza più il visto e il parere vincolante del
magistrato.
Ma
ci potrebbero essere anche delle indagini, gestite da un pubblico
ministero giovane, uno magari entusiasta, che ha studiato
la Costituzione, alla quale ci crede pure, che addirittura
pensa che la legge sia uguale per tutti, e che conducendo
le indagini arriva a risultati importanti. Bene, prima il
suo capo non gli poteva fare niente, perché l'indagine non
era delegabile, ora per fare qualunque cosa dovranno ottenere
il visto del loro procuratore capo. I responsabili dell'azione
penale sono diventati i capi delle procure, che sono pochissimi,
circa 150. Controllare 150 persone o una parte di essi, è
molto più facile che non controllare 1500-2000 pubblici ministeri.
I capi sono più anziani, stanno stare al mondo perché hanno
capito il Vangelo della Curia, sono gente in carriera e magari
prima di chiedere l'arresto di qualcuno o l'intercettazione
ci pensano due volte, e alcuni pensano che non tutti i cittadini
sono uguali di fronte alla legge.
E quindi per qualunque provvedimento saranno difficilissime
le intercettazioni, gli arresti etc. e sarà difficile arrivare
a risultati concreti. Ma un'altra norma che stanno predisponendo,
deve colpire la possibilità che i cittadini siano informati,perché
così,secondo qualcuno, s'intenderebbe tutelare la libertà
d'informazione, perché il giornalista non potrà più nominare
il nome del magistrato che sta conducendo una indagine e non
si potrà sapere se lavora bene o male, e se lo farà rischierà,
fino a tre mesi o la multa fino a 10.000 euro. Quindi i magistrati
diventeranno tutti uguali, il che significa che quelli incapaci,
venduti, cialtroni, pelandroni, pavidi godranno dell'anonimato
e potranno continuare a fare le loro porcherie lontano da
occhi e orecchi indiscreti, e quelli bravi che, per esse bravi,
coraggiosi, efficienti, competenti vengono perseguitati, non
potranno più essere difesi neppure dai cittadini.
Ovviamente si tende così ad annullare il ruolo della stampa,
con una norma che era contenuta in un documento di 33 anni
fa, firmato da Licio Gelli. Ma la stessa limitazione d'informazione
viene applicata ai magistrati. Se parlano di una loro indagine,
senza rivelare dei segreti ,ma dando ai cittadini informazioni
delle quali si ha bisogno, l'indagine gli verrà subito tolta.
Questa è una norma che sta nella legge sulle intercettazioni.
Se il magistrato dice una parola anche per dare due o tre
elementi di informazione all'opinione pubblica, immediatamente
perde l'inchiesta, che finisce ad un altro che deve ricominciare
daccapo. Se poi l'imputato eccepisce su questa cosa, nei confronti
del suo pubblico ministero, non all'inizio, ma durante il
processo, ovviamente il PM deve andarsene e deve arrivarne
un altro che non ha mai seguito quell'inchiesta e che quindi
deve ricominciare tutto daccapo.
Tutto quello che ho raccontato è avvenuto puntualmente, continua
e continuerà ad avvenire superando anche quei difficili momenti
nei quali tutti sono incitati a credere a Babbo Natale e all'Anno
Nuovo, che magicamente sarebbero capaci di raddrizzare le
cose. La realtà è che le cose le possono cambiare sempre e
in qualsiasi giorno dell'anno cittadini responsabili, informati
su quanto accade, consapevoli che di questo paese loro devono
essere i tanti manovali, anche a costo di un lavoro durissimo,
e certamente senza attendere Capodanno. Io sarei il primo
a saltare dalla gioia se questo fosse possibile, ed anno dopo
anno ho seguito questa illusione, e alla fine sono stato costretto,
per non schiaffeggiarmi più davanti allo specchio, ad ammettere
che in fondo l'Anno Nuovo sarà costituito sempre dai soliti
365 giorni.
*
stralcio dell'intervento su Radio Gamma
5 del 6.1.2010 e su Challenger TV satellitare Sky 922 ogni
giorno dal lunedì al venerdì
 
Dossier
giustizia
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