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Privacy
: convivente ha diritto di accedere a cartella clinica partner
di
staff
Il convivente o la convivente di una persona defunta, che
intende fare chiarezza in sede giudiziaria sull’operato del
personale medico della struttura sanitaria dove questa era
in cura, ha diritto di accedere alla sua cartella clinica.
È quanto ha stabilito il Garante della privacy accogliendo
il ricorso di un cittadino che denunciava l’inerzia di un
ospedale universitario di fronte alle ripetute richieste di
informazioni sulle cure ricevute dalla compagna deceduta.
Il convivente, che pure era stato autorizzato con delega dalla
donna a conoscerne il quadro clinico fin dall’inizio del ricovero,
ha quindi deciso di rivolgersi all’Autorità ribadendo le medesime
istanze.
La
direzione dell’ospedale, invitata dal Garante a dare seguito
alle richieste del ricorrente, ha giustificato il suo diniego
affermando che il convivente, in base al regolamento interno,
non rientra tra i congiunti prossimi e non è quindi legittimato
ad ottenere, in caso di morte, la documentazione sanitaria
del paziente. Il policlinico ha inoltre fatto presente che
alcuni parenti della defunta, contattati appositamente dalla
struttura, non avrebbero autorizzato la consegna della documentazione
a terze persone non aventi diritto.
L’Autorità
ha ritenuto invece legittima l’istanza del convivente e ha
accolto le sue richieste in base all’art. 9, comma 3, del
Codice della privacy che riconosce tale diritto, riferito
a dati personali concernenti persone decedute, a “chi ha un
interesse proprio, o agisce a tutela dell’interessato o per
ragioni familiari meritevoli di protezione”. Il ricorrente,
legato alla paziente scomparsa da un documentato rapporto
di convivenza (riconosciuto anche dalla struttura sanitaria
presso cui la donna era stata ricoverata), ha infatti manifestato
l’intenzione di accedere a questi dati proprio perché necessari
ad intraprendere le azioni legali più opportune per accertare
eventuali inadempienze o negligenze del personale medico.
Alla luce del diritto riconosciuto dalla normativa sulla privacy,
anche il rifiuto opposto dall’ospedale sulla base del diniego
(peraltro non documentato), espresso dagli eredi della defunta,
non trova dunque giustificazione. Il Garante ha ordinato al
policlinico di far accedere il convivente a tutti i dati della
paziente contenuti nella cartella clinica - ed in ogni altro
documento concernente il ricovero, il periodo di degenza e
il suo successivo decesso - e ha disposto che le spese sostenute
per il procedimento vengano liquidate dal policlinico direttamente
a favore del ricorrente.
 
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