Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
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13 ottobre 2009
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Riforme giustizia : associazioni , a rischio autonomia magistratura
di Mauro W. Giannini

"Non ci interessa se le riforme anticipate sulla Giustizia siano una vendetta per la bocciatura del Lodo Alfano, ciò che ci interessa e ci preoccupa sono le conseguenze delle annunciate riforme su separazione delle carriere e CSM, che non ridurranno di un giorno la durata dei processi, ma ridurranno quelle garanzie che derivano al cittadino dalla presenza di una Magistratura autonoma ed indipendente". Lo ha dichiarato il presidente dei Giuristi Democratici Roberto Lamacchia in risposta alle dichiarazioni del Ministro Alfano.

"Come era prevedibile dopo le sentenze sul caso Mondadori del Tribunale di Milano e della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, è partita la grande controffensiva del Centrodestra nei confronti di una Magistratura che si vuole non più autonoma, ma asservita al risultato delle elezioni politiche; ecco, dunque, ritornare in auge l’ormai stantio ricorso alla separazione delle carriere, come panacea di ogni male e la modifica del sistema di elezioni del CSM, da affidarsi al sorteggio per l’individuazione dell’elettorato passivo" - ha aggiunto l'avv. la Macchia - "Ormai, il Presidente del Consiglio e il suo Governo non fanno più mistero di voler assoggettare il Pubblico Ministero al potere esecutivo ed è di immediata comprensione che cosa ciò potrebbe significare nell’attuale situazione politica italiana: si tratterebbe dell’ennesima riforma ad personam e che finirebbe inevitabilmente per far perdere ai magistrati della Pubblica Accusa la loro autonomia e quella cultura della giurisdizione, che si dovrebbe rendere il più possibile condivisa con giudici e avvocati".

"Alle proposte di riforma si aggiungono, poi, le volgari accuse al Giudice Mesiano (su cui il CSM ha aperto una pratica a tutela, ndr), che si sarebbe fatto scrivere da altri la sua sentenza sul caso Cir/Fininvest, quelle ai Giudici della Corte Costituzionale, nonché le accuse gravissime al Capo dello Stato, presunto traditore di un impegno ad intervenire presso quei Giudici costituzionali che costituirebbe un gravissimo attentato all’indipendenza della Corte Costituzionale e che infatti il Presidente della Repubblica ha categoricamente smentito" concludono i Giuristi Democratici: "Insomma, i tentativi di trasformare l’Italia da repubblica a democrazia parlamentare e fondata sulla separazione dei poteri a repubblica presidenziale plebiscitaria, in senso stretto, sono in stadio molto avanzato e ad essi va data ferma risposta, richiamandoci ai principi su cui è fondata la nostra Carta Costituzionale".

Preoccupazione e' stata espressa anche dall'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti Onlus. "Che fossero proposte da destra o da sinistra, abbiamo sempre criticato le riforme tendenti a legare le mani alla magistratura, a metterle il bavaglio o ad assoggettare il potere giudiziario all'esecutivo, poteri che la Costituzione vuole ben distinti" ha dichiarato il presidente dell'Osservatorio, Rita Guma. "La separazione delle carriere e le modifiche al sistema elettorale nonche' alla composizione del CSM, che vengono oggi ribadite avrebbero il nefasto effetto di aumentare, non di ridurre la politicizzazione della magistratura - che si dice di voler contrastare - ma lo farebbero piegando quest'ultima all'esecutivo".

"Mentre altri Stati occidentali, come la Gran Bretagna, stanno tornando indietro sulla separazione della carriere, il nostro Paese, che gia' ha conosciuto la soggezione della magistratura al potere durante la dittatura fascista - dovrebbe rifiutare energicamente simili soluzioni che minano le garanzie per i cittadini" aggiunge Guma. "Oggi certo la giustizia non funziona bene anche per responsabilita' di alcuni magistrati inadempienti o scorretti (ma solo i magistrati ordinari sono almeno 8000), cosi' come per la disorganicita' o inadeguatezza di alcune leggi che sono pero' responsabilita' del legislatore, ma il cittadino e' garantito dalla imparzialita' dell'istituzione e dalla sua autonomia rispetto ad altri poteri forti. Con modifiche che rendano vulnerabile l'istituzione questa garanzia non ci sarebbe piu' e a rimetterci sarebbe il cittadino".

Per questo l'Osservatorio si augura che l'opposizione ai provvedimenti che mettono a rischio l'autonomia della magistratura non sia limitata all'opposizione parlamentare ed ai magistrati stessi, perche' non si tratta solo di una questione politica o corporativa, ma sia sostenuta da larga parte della societa' civile.

per approfondire...

L'inaugurazione dell'anno giudiziario ai tempi del duce

Dossier giustizia

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