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Stupri
Roma : casi Bianchini e Caffarella , i misteri del DNA
di
staff
Luca
Bianchini, unico indagato per gli stupri seriali di Roma,
e' oggi al diciassettesimo giorno di sciopero della fame nel
carcere di Regina Coeli. Nonostante un malore, ha dichiarato,
attraverso il suo legale Giorgio Olmi: "Andrò avanti
con lo sciopero della fame, anche a costo di morire, perché
sono innocente". Il 5 ottobre Oltean Gavrila, condannato
per lo stupro della Caffarella del 14 febbraio scorso assieme
a Jean Ionut Alexandru, aveva dichiarato che Luca Bianchini
avrebbe partecipato allo stupro nel parco romano: "È
stato lui a costringermi, altri filmavano", avrebbe detto
in aula, specificando di avere riconosciuto Bianchini mentre
faceva la doccia a Regina Coeli.
"Quanto affermato da Gavrila e' a dir poco paradossale,
e ci fa pensare che qualcuno in carcere abbia indotto forzatamente
il romeno a fare il nome di Luca Bianchini" hanno dichiarato
i co-presidenti del Gruppo EveryOne, Roberto Malini, Matteo
Pegoraro e Dario Picciau, spiegando che "Sia Biachini
che Gavrila sono in isolamento a Regina Coeli e, come ci ha
confermato l’avvocato Olmi, è fuori da ogni logica che i due
si siano potuti incrociare in carcere anche per brevi istanti,
nemmeno alle docce, poiché il regime carcerario di isolamento
lo impedisce categoricamente". L'organizzazione
per i diritti, che sin dall’arresto di Bianchini ha sollevato
in sede istituzionale e giudiziaria i propri forti dubbi in
merito alla colpevolezza dell’ex segretario di circolo del
PD Roma, esplicitandoli in un dettagliato dossier, afferma
inoltre che "vi sono ragionevoli dubbi anche sulla colpevolezza
dei due romeni Oltean Gavrila, 27 anni, e Jean Ionut Alexandru,
18 anni" e ricordano il precedente di Racz e Loyos.
Il
Gruppo EveryOne fin dal momento del loro arresto aveva rilevato
che i giovani romeni Gavrila e Alexandr, recentemente condannati
per lo stupro della Caffarella, non corrispondono all’identikit
fornito dalle vittime: niente capelli lunghi, niente naso
da pugile e pelle scura, niente dita mozzate. Nelle indagini
sullo stupro alla Caffarella "Sono state abbandonate
piste più che attendibili, come quella del DNA - per citare
la più emblematica - che aveva portato due investigatori romani
e un dirigente della polizia di Stato italiani a Bucarest
per ricercare gli autori certi dello stupro fra i figli e
cugini di un pastore romeno detenuto in patria, il cui aplotipo
Y del DNA combaciava con quello rinvenuto sui vestiti e sui
tamponi vaginali della vittima" proseguono gli attivisti
"Una procedura corretta, perché è evidente che almeno
uno dei colpevoli deve avere il DNA compatibile con quello
del pastore. Gli inquirenti avevano poi divulgato i risultati
di 7 dei 20 test del DNA effettuati, tutti negativi"
e abbandonato la pista che vedeva indagato Ciprian Cioschi,
22 anni, originario di Botosan, monco di 3 dita di una mano,
che corrispondeva perfettamente alla descrizione delle vittime.
"Ed
ecco che, dietro pressione delle Istituzioni e dei media,
sono stati arrestati in fretta e furia il giovanissimo Alexandru
e – dietro segnalazione del ragazzo – il 27enne Gavrila, annunciando
che il DNA li incastrava. E’ evidente, essendo solo due gli
autori dello stupro, che il DNA di uno di loro avrebbe dovuto
essere identico a quello del pastore romeno. Invece no. -
proseguono gli attivisti - Lo stesso riconoscimento da parte
delle vittime e le confessioni, visto quello che è successo
con Loyos e Racz, non rivestono di certo l’importanza del
DNA, tant’è che le caratteristiche fisiche dei due romeni
in carcere non corrispondono minimamente agli identikit rilasciati
dalla vittima e dal fidanzatino subito dopo la violenza".
A giudizio dei leader di EveryOne, "Oltean Gavrila e
Ionut Jean Alexandru potrebbero non essere altro che gli ennesimi
capri espiatori di vicende dai toni foschi, che dimostrano
quanto in Italia siano oggi in pericolo il diritto e la democrazia,
mentre crimini efferati vengono strumentalizzati (o peggio)
per creare allarme sociale, come accadde in misura eclatante
e fuori controllo nel caso di Romulus Mailat, condannato a
29 anni di carcere in base ad elementi probatori quantomeno
inconsistenti e a campioni biologici... misteriosamente spariti
sotto la pioggia".
Sul
caso di Bianchini, il Gruppo EveryOne aggiunge che "non
sono state trovate impronte papillari nello scotch usato per
immobilizzare le vittime (mentre secondo le donne stuprate
l’aggressore avrebbe agito a mani nude, senza guanti), che
non combacia alcuna descrizione resa dai testimoni, che non
corrisponde alcun identikit con le caratteristiche fisiche
di Bianchini e che nonostante le perquisizioni in più luoghi
frequentati da Bianchini non siano mai stati trovati il mephisto,
la biancheria intima di alcune vittime e il documento di identità
sottratto dallo stupratore a una di esse. Moltissimi particolari
delle indagini anche in questo caso, come per la Caffarella,
sono stati accantonati o ignorati inspiegabilmente, e gli
esami del DNA, che secondo l’accusa corrisponderebbe a quello
di Bianchini, seguono nel nostro Paese procedure confuse e
inappropriate, nel chiuso di laboratori collegati alle autorità.
I molteplici errori in questo e in altri casi-simbolo (dal
caso Reggiani a quello di Galasco) pongono enormi interrogativi
sull’attendibilità di tali esami, con gli attuali sistemi".
"Continueremo
a impegnarci - concludono i rappresentanti di EveryOne - affinché
vera giustizia sia fatta e si interrompano gli arresti di
innocenti, che ci riconducono al Medioevo dei capri espiatori
in mancanza dei veri colpevoli. Si tratta di esseri umani
spesso impossibilitati a difendersi efficacemente per la loro
vulnerabilità sociale, che stanno pagando in prima persona,
con la propria libertà e l’onore infangato, un debito che
non è loro".
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