26 febbraio 2009

 
     

Decreto antistupri : penalisti napoletani in stato di agitazione
di Mauro W. Giannini

La Camera Penale di Napoli ha proclamato lo stato di agitazione - con riserva di adottare in prosieguo ulteriori iniziative - a seguito della approvazione del D.L. recante "misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, di contrasto alla violenza sessuale ed in tema di atti persecutori".

Secondo la delibera dei penalisti Napoletani, l'approvazione del Decreto Legge, "con il quale sono state di fatto anticipate le disposizioni più controverse previste nel disegno di legge n.733 in materia di sicurezza pubblica, già all'esame delle commissioni parlamentari, impone una riflessione cui l'Avvocatura napoletana non vuole né può sottrarsi. Innanzitutto per la scelta, ormai diventata una pericolosa consuetudine, di ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza, con il conseguente sacrificio del dibattito parlamentare, anche su temi assolutamente controversi, che pure richiederebbero un ponderato ed equilibrato contemperamento di posizioni contrapposte, e rispetto ai quali si stenta ad individuare i requisiti straordinari di necessità ed urgenza che soli ne legittimerebbero l'adozione", spiegano i penalisti.

La Camera penale partenopea ricorda che "Da anni l'avvocatura italiana denunzia la involuzione di un sistema normativo caratterizzato dalla stratificazione, talvolta schizofrenica, di interventi privi di coerenza ma che di volta in volta rispondono esclusivamente ad un intento propagandistico, in quanto si innestano indiscutibilmente sul crescente giustizialismo suscitato da eventi di cronaca. Nella conferenza di presentazione alla stampa del provvedimento in esame, è stato apertamente rivendicato che, pur in presenza di dati confortanti sulla riduzione dei delitti che destano maggiore allarme sociale, tra i quali la violenza sessuale, tuttavia la scelta di intervenire con la decretazione d'urgenza sarebbe stata dettata da una esigenza di mero consenso, ovvero rispondere all'esigenza manifestata da parte della opinione pubblica".

A giudizio dei penalisti napoletani, "l'obiettivo dichiarato del governo di assecondare il disorientamento dell'opinione pubblica e l'ansia di sicurezza che attraversa il Paese, ad avviso dell' Avvocatura ha determinato l'adozione di misure legislative inaccettabili e contrarie alle più elementari norme di civiltà giuridica, tra le quali spiccano la facoltà dei sindaci di avvalersi di "associazioni" di privati cittadini per il controllo del territorio, l'obbligo di custodia cautelare in carcere per gli indagati di violenza sessuale e la automatica esclusione della concessione delle misure alternative alla detenzione per i condannati per tali delitti".

"Gli avvocati penalisti non si stancheranno di ricordare al legislatore che la sicurezza dei cittadini deve essere garantita mediante la individuazione di adeguate politiche di ordine pubblico e di efficaci strumenti di prevenzione dei crimini, ma non può e non deve essere perseguita attraverso lo strumento penale, soprattutto quando esso strumento venga utilizzato demagogicamente ed a fini di mera speculazione politica - continua la Camera Penale di Napoli - In questi termini sembra francamente inaccettabile l'aver introdotto una forma paragiuridica di controllo del territorio che verosimilmente non consentirà il contrasto di fenomeni criminali, ma, all'inverso, alimenterà una spirale di violenza e di giustizia 'privata', incoraggiando intolleranza e discriminazione".

Nel documento a firma del Presidente, avv. Michele Cerabona, e del segretario, avv. Attilio Belloni, gli avvocati napoletani criticano anche l'introduzione, "come strumento coercitivo e di prevenzione speciale, della presunzione di pericolosità, con uso obbligato della custodia cautelare in carcere, per i reati di violenza sessuale, oltre a costituire un indiscutibile vulnus al principio dell'autonomia ed indipendenza del giudice nell'esercizio del potere giurisdizionale, determina una automatica compressione della libertà personale dell'indagato il quale, anche se accusato del più odioso dei crimini, rimane un soggetto non colpevole sino a sentenza definitiva".

Inoltre, "L'esclusione dai benefici penitenziari, presupponendo una presunta pericolosità sociale individuata solo in base al titolo di reato, ossia in virtù di un tipo di autore, si pone in evidente contrasto con i principi cardine del nostro sistema costituzionale, tra i quali si iscrive certamente la finalità rieducativa della pena. Questa deroga ai principi contenuti nella legge Gozzini, indiscutibile baluardo dei diritti civili dei detenuti, sembra preludere ad altri, futuri, possibili interventi di modifica della legge stessa, con il rischio di vanificare la indubbia e proficua capacità di risocializzazione dimostrata dalle misure alternative al carcere".

Lo stato di agitazione deliberato dalla Camera penale di Napoli e' quindi determinato dal fatto che "è compito irrinunciabile della Avvocatura presidiare i principi fondamentali dello Stato di diritto, ed opporsi con fermezza ad interventi normativi costituzionalmente illegittimi, che sacrificano i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico".

Speciale giustizia

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