20 luglio 2009

 
     

Isola civile : le aziende siciliane contro la mafia
di red

Ogni anno circa 160 000 imprenditori sono vittime del racket delle estorsioni. Molti sono siciliani. Dopo decenni di silenzio alcuni hanno deciso di dire basta. Chi sono? Perché hanno fatto questa scelta? La loro storia è il racconto di una ribellione a un ricatto secolare.

Il 1° settembre 2007 un gruppo di imprenditori siciliani si riunisce a Caltanissetta su invito di Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia. Da Palermo a Catania, la mafia ha colpito negozi e cantieri, tutte spie inequivocabili del racket.

Cosa Nostra stringe la morsa al punto da innescare una reazione inaspettata e inimmaginabile: gli imprenditori dicono basta. Decidono di fare pulizia e di prendere una posizione netta. Stabiliscono soprattutto di denunciare la mafia, i mafiosi, le richieste di pizzo.

Non è una dichiarazione di principio, ma una nuova regola, valida per chi vuole fare impresa in Sicilia. Chi l'accetta resta nel sistema confindustriale, altrimenti ne è fuori. Da cosa nasce questa ribellione? È solo il frutto della generale esasperazione oppure l'economia siciliana ha avviato un processo di sviluppo che rende intollerabile l'imposizione del pizzo?

La risposta è nella storia dei protagonisti di questo cambiamento. Non eroi, ma interpreti di un atto di ribellione e di riscatto. Nel loro racconto c'è il segnale di una trasformazione, personale e collettiva: di un processo di liberazione dal ricatto mafioso. In Sicilia come altrove.

L'isola civile
Le aziende siciliane contro la mafia
di Serena Uccello, Nino Amadore
Ed. Einaudi 2009
pagg 262, € 17,50

Speciale mafia e antimafia

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