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09 ottobre 2009
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Perche' Obama merita il Nobel per la pace
riceviamo e pubblichiamo

Barack Hussein Obama, 44° e attuale Presidente degli Stati Uniti d'America è stato insignito con il Premio Nobel per la Pace 2009. Oltre alle congratulazioni di rito, numerose critiche hanno fatto seguito alla scelta della giuria di Oslo.

I detrattori ritengono che Obama non abbia ancora conseguito risultati importanti per la pace fra i popoli. Il Gruppo EveryOne, a propria volta candidato al premio Nobel per la Pace 2010, ha perorato la candidatura di Obama, sottolineando alcune tappe della sua vita e della sua carriera poco note all'opinione pubblica.

"La giuria di Oslo ha compiuto una scelta coraggiosa, ma corretta," commentano i leader dell'organizzazione per i Diritti Umani Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché Obama è uomo di pace da tanti anni. Nel 1992 lavorava come avvocato a Chicago, difendendo i diritti civili e da allora si è dedicato all'antirazzismo, ai diritti delle categorie sociali disagiate, a quelli dei nativi americani e delle minoranze etniche nel mondo. L'anno scorso lo storico attivista per i diritti degli aborigeni australiani Patrick Dodson, dopo aver ricevuto il Premio Sidney per la Pace, disse che l'impegno di Obama per gli 'indiani d'America' e le sue proposte presentate alla Casa Bianca rappresentano un modello efficace e responsabile, da seguire in tutto il mondo. Sempre l'anno scorso, i leader di alcune tribù native americane, fra cui i Crow del Montana, dichiararono che le politiche di Obama sui nativi sono progetti ideali per la difesa dei popoli indigeni e definirono Barack come 'un uomo che aiuta la gente nel mondo'. La missione di Obama è quella di favorire la cooperazione fra i popoli e questo suo impegno ha convinto i giurati di Oslo".

Il Presidente, quando ha appreso di aver vinto il Nobel per la Pace ha dichiarato: "Non sono sicuro di meritarlo, ma sarà un incentivo a migliorare". "Obama sta aprendo finestre di dialogo con i leader di tutto il mondo e si sta impegnando con grande energia contro il pericolo nucleare e gli abusi ecologici e climatici, ma ci sono due momenti nel suo percorso che ci paiono simboleggiare il suo lavoro per la Pace e i Diritti Umani, proseguono gli attivisti. "Il primo riguarda la visita a Buchenwald - il giorno dopo lo storico discorso rivolto all'Islam, in cui proponeva un nuovo inizio, basato sul rispetto reciproco - dove il Presidente non ha usato le solite parole di circostanza, ma in silenzio ha deposto una rosa bianca sulla lapide che ricorda le vittime. Di fronte allo sterminio di milioni di innocenti, quel gesto di memoria e vigilanza ha significato più di mille discorsi. La seconda immagine che vogliamo ricordare è quella del Presidente seduto accanto al professore di colore e al poliziotto bianco che l'aveva arrestato per uno spiacevole equivoco. Un incidente che avrebbe potuto accrescere le tensioni razziali si è risolto amichevolmente davanti a tre boccali di birra, nei giardini della Casa Bianca. Se possono farlo due persone... sì, possiamo farlo tutti".

Gruppo EveryOne

A favore di Obama vogliamo anche ricordare il fatto - poco noto ai piu' - che egli ha spezzato la sequenza di ambasciatori USA guerrafondai all'ONU voluta da Bush. John Bolton e Zalmay Khalilzad furono - con Cheney, Rumsfeld, Wolfowitz, Libby e altri - firmatari gia' nel 1998 di una lettera a Clinton in cui sollecitavano un intervento armato in Iraq e Bolton, quando era sottosegretario di Stato con delega agli armamenti, dichiaro' che Bush non necessitava dell'avallo dell'ONU per entrare in guerra (questo anche per dire quanto fosse adatto come ambasciatore ONU).

Inoltre il 24 settembre 2009 il Consiglio di Sicurezza (presieduto per l'occasione da Obama) ha approvato all'unanimita' la risoluzione 1887 presentata dagli USA che chiede ai Paesi firmatari del "Trattato di non proliferazione nucleare" di mantenere il loro impegno a non sviluppare armi atomiche ed esorta gli Stati che non ne fanno parte ad aderire. La risoluzione invita altresi' i Paesi a consentire agli ispettori internazionali il controllo di materiale esportato che potrebbe servire a costruire una bomba. L'obiettivo finale dichiarato e' "mettere sotto chiave tutti i materiali nucleari entro quattro anni", evitare la costruzione di nuovi ordigni nucleari ed arrivare al disarmo globale.

Due fatti che sono un segnale forte di cambio di rotta rispetto a scelte di politica unilaterale che hanno portato nel mondo guerra, distruzione e violazioni dei diritti umani spesso in barba al diritto internazionale. Fatti che ribadiscono l'importanza degli organismi di cooperazione internazionale e che conquistano punti all'autorita' morale degli USA nel mondo, che per ammissione stessa degli Americani era in forte declino.

Ovviamente non sappiamo se questi fatti giustificano o no un Nobel (altri erano deputati a giudicare) ma li approviamo con energia.

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