Perche'
Obama merita il Nobel per la pace
riceviamo
e pubblichiamo
Barack
Hussein Obama, 44° e attuale Presidente degli Stati Uniti
d'America è stato insignito con il Premio Nobel per la Pace
2009. Oltre alle congratulazioni di rito, numerose critiche
hanno fatto seguito alla scelta della giuria di Oslo.
I detrattori ritengono che Obama non abbia ancora conseguito
risultati importanti per la pace fra i popoli. Il Gruppo EveryOne,
a propria volta candidato al premio Nobel per la Pace 2010,
ha perorato la candidatura di Obama, sottolineando alcune
tappe della sua vita e della sua carriera poco note all'opinione
pubblica.
"La giuria di Oslo ha compiuto una scelta coraggiosa, ma corretta,"
commentano i leader dell'organizzazione per i Diritti Umani
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché Obama
è uomo di pace da tanti anni. Nel 1992 lavorava come avvocato
a Chicago, difendendo i diritti civili e da allora si è dedicato
all'antirazzismo, ai diritti delle categorie sociali disagiate,
a quelli dei nativi americani e delle minoranze etniche nel
mondo. L'anno scorso lo storico attivista per i diritti degli
aborigeni australiani Patrick Dodson, dopo aver ricevuto il
Premio Sidney per la Pace, disse che l'impegno di Obama per
gli 'indiani d'America' e le sue proposte presentate alla
Casa Bianca rappresentano un modello efficace e responsabile,
da seguire in tutto il mondo. Sempre l'anno scorso, i leader
di alcune tribù native americane, fra cui i Crow del Montana,
dichiararono che le politiche di Obama sui nativi sono progetti
ideali per la difesa dei popoli indigeni e definirono Barack
come 'un uomo che aiuta la gente nel mondo'. La missione di
Obama è quella di favorire la cooperazione fra i popoli e
questo suo impegno ha convinto i giurati di Oslo".
Il Presidente, quando ha appreso di aver vinto il Nobel per
la Pace ha dichiarato: "Non sono sicuro di meritarlo, ma sarà
un incentivo a migliorare". "Obama sta aprendo finestre di
dialogo con i leader di tutto il mondo e si sta impegnando
con grande energia contro il pericolo nucleare e gli abusi
ecologici e climatici, ma ci sono due momenti nel suo percorso
che ci paiono simboleggiare il suo lavoro per la Pace e i
Diritti Umani, proseguono gli attivisti. "Il primo riguarda
la visita a Buchenwald - il giorno dopo lo storico discorso
rivolto all'Islam, in cui proponeva un nuovo inizio, basato
sul rispetto reciproco - dove il Presidente non ha usato le
solite parole di circostanza, ma in silenzio ha deposto una
rosa bianca sulla lapide che ricorda le vittime. Di fronte
allo sterminio di milioni di innocenti, quel gesto di memoria
e vigilanza ha significato più di mille discorsi. La seconda
immagine che vogliamo ricordare è quella del Presidente seduto
accanto al professore di colore e al poliziotto bianco che
l'aveva arrestato per uno spiacevole equivoco. Un incidente
che avrebbe potuto accrescere le tensioni razziali si è risolto
amichevolmente davanti a tre boccali di birra, nei giardini
della Casa Bianca. Se possono farlo due persone... sì, possiamo
farlo tutti".
Gruppo EveryOne
A favore di Obama vogliamo anche ricordare il fatto - poco
noto ai piu' - che egli ha spezzato la sequenza di ambasciatori
USA guerrafondai all'ONU voluta da Bush. John Bolton e Zalmay
Khalilzad furono - con Cheney, Rumsfeld, Wolfowitz, Libby
e altri - firmatari gia' nel 1998 di una lettera a Clinton
in cui sollecitavano un intervento armato in Iraq e Bolton,
quando era sottosegretario di Stato con delega agli armamenti,
dichiaro' che Bush non necessitava dell'avallo dell'ONU per
entrare in guerra (questo anche per dire quanto fosse adatto
come ambasciatore ONU).
Inoltre
il 24 settembre 2009 il Consiglio di Sicurezza (presieduto
per l'occasione da Obama) ha approvato all'unanimita' la risoluzione
1887 presentata dagli USA che chiede ai Paesi firmatari del
"Trattato di non proliferazione nucleare" di mantenere il
loro impegno a non sviluppare armi atomiche ed esorta gli
Stati che non ne fanno parte ad aderire. La risoluzione invita
altresi' i Paesi a consentire agli ispettori internazionali
il controllo di materiale esportato che potrebbe servire a
costruire una bomba. L'obiettivo finale dichiarato e' "mettere
sotto chiave tutti i materiali nucleari entro quattro anni",
evitare la costruzione di nuovi ordigni nucleari ed arrivare
al disarmo globale.
Due
fatti che sono un segnale forte di cambio di rotta rispetto
a scelte di politica unilaterale che hanno portato nel mondo
guerra, distruzione e violazioni dei diritti umani spesso
in barba al diritto internazionale. Fatti che ribadiscono
l'importanza degli organismi di cooperazione internazionale
e che conquistano punti all'autorita' morale degli USA nel
mondo, che per ammissione stessa degli Americani era in forte
declino.
Ovviamente
non sappiamo se questi fatti giustificano o no un Nobel (altri
erano deputati a giudicare) ma li approviamo con energia.
lo
staff
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