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18 maggio 2009
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Decreto
sicurezza : lettera aperta al Presidente della Repubblica Carissimo Presidente, mi rivolgo a Lei non solo come Presidente della Repubblica Italiana ma anche di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Le scrivo questa lettera perché sono molto preoccupato che nella nostra Italia possa scattare la caccia all'uomo ovvero ad un nostro simile diverso solo per colore o nazionalità. Mi chiedo se sicurezza vuol dire maggiore controllo del territorio, inasprimento della pena per i reati commessi, maggiori fondi per le forze pubbliche, più giudici nei tribunali per svolgere i processi, o caccia alla persona umana che viene da un altro paese, caccia a donne e bambini. Credo che stiano emergendo sentimenti razziali e xenofobi in quest'Italia che ha già fatto quest'esperienza in maniera dolorosa e dimenticandoci che il nostro paese è stato una nazione di migranti, che è dovuto scappare dai propri paesi per cercare lavoro altrove. Io mi rifiuto di credere che in Italia si voglia fare questo, mi rifiuto di pensare che c'è un'anima razziale che si mascherata dietro ai problemi di sicurezza, dimenticando quante donne oggi accudiscono i nostri nonni, le persone sole, e quanti uomini lavorano in campagna sfruttati dagli italiani nei cui confronti non è prevista alcuna pena. Io caro Presidente, ho imparato ad amare l'Italia come un paese multiculturale, come la nazione dell'accoglienza e dell'ospitalità così com'è stato fatto nei confronti di tutti quegli italiani che sono stati accolti e integrati negli altri paesi. Che la nostra Italia ha bisogno di sicurezza è vero, ma soprattutto ha bisogno di consapevolezza ovvero di capire che la diversità non è un pericolo ma una ricchezza. Siamo bravi a denunciare gli stranieri che commettono stupri in Italia, ma quanto lo siamo a denunciare quelli che commettono gli stessi italiani, le violenze che molte donne e bambini subiscono dentro le mura familiari? Non è anche questo sicurezza? Io non so dove sta andando quest'Italia, che ha perso il coraggio di diventare il faro del Mediterraneo, il ponte culturale tra l'Europa e gli altri continenti. Quando questa Nazione ha fatto scelte contro l'uomo, ha pagato un prezzo altissimo in politica estera e interna, non ricadiamo negli stessi errori. Io sono l'ultima persona al mondo che può darLe consigli ma credo che per amore per l'Italia, per amore verso l'uomo, per una cultura dell'integrazione e dell'accoglienza Lei non firmi questo decreto antiumano per la nostra amata Italia, che ha bisogno di scuole più sicure, di lavoro per i nostri giovani, di solidarietà vera non falsa e momentanea. Il fatto di Palermo dei giorni scorsi, che ha visto protagonisti due extracomunitari, ci deve far riflettere che non tutto ciò che è diverso da noi è marciume, ma è anche meglio di noi, che preferiamo rimanere a guardare! Caro Presidente, mi scusi se mi sono permesso di scriverle queste poche righe, ma il mio pensiero in questo momento è rivolto ai bambini che vivono in Italia al sicuro da guerre, dalla fame, e dove possono avere un futuro. Caro Presidente il mio pensiero è rivolto alle tante donne che oggi sono qui per dare da mangiare ai loro figli lasciati a centinaia e migliaia di chilometri di distanza e che con amore, curano i nostri anziani. Caro Presidente il mio pensiero va a tutti quelli che sono fuggiti dalla loro terra per venire in Italia che per loro significa salvezza da un mondo crudele, e che diritto abbiamo noi di spezzare il sogno di un futuro nel rispetto delle nostre leggi? Caro Presidente non firmi per spezzare il sogno di un mondo diverso e soprattutto per uccidere la speranza a coloro i quali gli è rimasta solo questa. Nicola
Tindaro Calabria ___________ NB:
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