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Stato,
Canone RAI e Disservizi Digitale terrestre
di
del. rsu.*
In
questi giorni amici, colleghi, parenti e soprattutto la politica
ed i MEDIA parlano di istituzioni, Canone Rai e Digitale Terrestre
(DTT)…. mi piace partecipare ed esprimere qualche pensiero
in modo circostanziale su qualche tema.
.
Cosa è lo Stato?
. Differenze tra Tassa ed imposta
. Ma le tasse sono tutte ingiuste?
. Cosa è il CANONE RAI?
. Esiste solo in Italia?
. Il vulnus della legge Gasparri…
. Che servizi offre la RAI?
. Il via del DTT.
STATO
Lo Stato rappresenta meglio di qualunque altra forma l'affermazione
di un modello di convivenza sociale, politico, economico e
culturale. Niente affatto scontata è però la domanda, su cosa
sia lo Stato. Si può dire che è l'insieme di istituzioni,
e società civile.
Lo STATO è quantomeno formato da:
1. Costituzione
2. Governo (centrale e locale)
3. Magistratura (la Giustizia!)
4. Forze Armate
5. Scuola
6. Sanità
7. Istituzioni culturali
Il rapporto del cittadino con questi elementi e il rapporto
tra di loro determina molti tipi di Stato. Per far funzionare
tutto ciò servono denari reperiti tipicamente tra le persone
che lo compongono…. In questi anni la Scuola Pubblica è stata
offesa e destrutturata a favore del PRIVATO, idem la Sanità
e stiamo in questi giorni assistendo all’attacco anche alla
Magistratura e della Costituzione. Ma siccome lavoro in RAI
io vi parlerò dell’ultimo dei suddetti punti che mi stanno
a cuore in quanto lavoratore/cittadino e partecipante alla
gestione di una delle RES Pubbliche… l’azienda simbolo della
Istituzione culturale; la RAI.
I
fondi necessari al mantenimento dello Stato sono raccolti
mediante le Tasse, le Imposte o i Contributi…
TASSA e/o IMPOSTA
La tassa è la controprestazione di un servizio che lo Stato
o un Ente rendono al cittadino che paga in base a delle tavole.
La tassa, può essere collegata anche ad un provvedimento amministrativo
quale ad esempio tassa sul passaporto, sulla patente, sul
porto d'armi o a concessioni governative.
L'imposta invece è costituita da un prelievo coattivo di ricchezza
non connesso ad una specifica prestazione da parte dello Stato
o degli altri enti.
QUALIFICAZIONE DEL CANONE RAI
Il “canone televisivo”, è una imposta sul possesso di apparecchi
riceventi trasmissioni radio-televisive, sancita dal regio
decreto n. 246 del 21 febbraio 1938 e prevede l'obbligo del
versamento relativamente alla «detenzione di apparati atti
o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio-televisive
indipendentemente dalla qualità o dalla quantità del relativo
utilizzo». La sua qualificazione giuridica è stata sancita
definitivamente, fra le numerose pronunce di varia fonte susseguitesi
in argomento a seguito di contestazioni giudiziarie, dalla
Corte Costituzionale, nella nota sentenza 26 giugno 2002,
n. 284: che riconobbe in questa sede della Consulta che "benché
all’origine apparisse configurato come corrispettivo dovuto
dagli utenti del servizio [...] ha da tempo assunto, nella
legislazione, natura di prestazione tributaria, fondata sulla
legge [...] e se in un primo tempo sembrava prevalere la configurazione
del canone come "tassa", collegata alla fruizione del servizio,
in seguito lo si è piuttosto riconosciuto come imposta".
In quanto imposta, la prassi della determinazione di un canone
a prezzo unico è stata ritenuta conforme al principio di proporzionalità
impositiva, in quanto la detenzione degli apparecchi è essa
stessa presupposto della sua riconducibilità ad una manifestazione
di capacità contributiva adeguata al caso. La legittimità
dell'obbligo è stata confermata anche da sentenze della Corte
Costituzionale e della Corte di Cassazione. L'obbligo di pagamento
dell'imposta sussiste indipendentemente dall'effettiva ricezione
o ricevibilità dei programmi televisivi, quindi vi si è ugualmente
tenuti tanto in caso di impossibilità a riceverli (ad esempio
per interruzioni temporanee o croniche della copertura di
irradiazione o per altri motivi "tecnici", esempio DIGITALE
TERRESTRE e ne parlerò dopo….), quanto in caso di mancanza
di interesse a riceverne prescindendo anche dalla preferenza
per quali stazioni ricevere e quali no.
La Corte di cassazione ha in diverse occasioni confermato
la natura del canone di abbonamento radiotelevisivo, che "non
trova la sua ragione nell'esistenza di uno specifico rapporto
contrattuale che leghi il contribuente, da un lato, e l'Ente
Rai, che gestisce il servizio pubblico radiotelevisivo, dall'altro,
ma costituisce una prestazione tributaria, fondata sulla legge,
non commisurata alla possibilità effettiva di usufruire del
servizio de quo". In altre parole, il canone è una imposta
dello Stato e non un tributo atto a sovvenzionare l’esistenza
dell’Azienda RAI. In base a questi fatti, coloro i quali in
questi giorni stanno invitando a non pagare il canone, stanno
pertanto incitando all’evasione fiscale ai danni dello Stato.
LA
RAI
A questo punto delineato il perimetro dell’imposta parliamo
della “RAI - Radiotelevisione Italiana S.p.A.”, attuale società
concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo
italiano. È una delle più grandi aziende di comunicazione
del mondo, il quinto gruppo televisivo del continente. È una
S.P.A. sotto partecipazione del “Ministero dell'Economia e
delle Finanze” che possiede il 99,56%. Il restante 0,44 è
proprietà di SIAE. E’ composta da 9000 addetti a tempo indeterminato,
2000 precari, 370 Dirigenti e 1500 Giornalisti. Il costo medio
dei dipendenti è minore di quello ad esempio del diretto competitor.
Come radio e televisione di Stato, la RAI ha degli obblighi
di legge consistenti nel produrre trasmissioni di servizio
e di pubblica utilità in una percentuale oraria prefissata
non totale.
La Rai riscuote, tramite lo Sportello Abbonamenti TV, il "canone
televisivo", nella percentuale del 92% avendo come obbligo
dal “Contratto di Servizio”, diversamente dai diretti competitor:
. mantenimento di 4 centri di Produzione e 17 sedi regionali
e sedi estere;
. acquisto di film italiani per il supporto indiretto dell’industria
cinematografica nazionale;
. un forte limite alla raccolta pubblicitaria (la quota raccolta
non può superare quella ricevuta dal Ministero);
. l’impedimento ad accedere a sistemi di “Pay per view”!
Di seguito un resoconto di come vengono finanziate le televisioni
pubbliche degli stati europei (tutti ne hanno una):
. Belgio: 149,67 € + pubblicità (la Tv fiamminga preleva i
soldi dalle tasse)
. Danimarca: 215,40 € - senza pubblicità
. Finlandia: 208,15 € - senza pubblicità
. Francia: 116 € (senza pubblicità dal 2009)
. Germania: 206,36 € + pubblicità
. Grecia: 51,60 € + pubblicità (Attraverso la bolletta elettrica)
. Inghilterra: 176 € (senza pubblicità)
. Irlanda: 160 € + pubblicità
. Italia: 107,50 € + pubblicità
. Norvegia: 270 € - senza pubblicità
. Portogallo: pagata dallo stato + pubblicità
. Olanda: pagata dallo stato + pubblicità
. Spagna: 50% tassa pagata dallo stato + 40%pubblicità +10%
vendita diritti
. Svezia: 210 € - senza pubblicità
. Svizzera: 292 € + pubblicità
Delle
televisioni pubbliche europee, la RAI è quella con lo share
maggiore (tutti dati certificati da Auditel). L’offerta
della più grande azienda di cultura italiana è unica in Europa
e comparabile unicamente alla BBC (ma attenzione con la metà
degli addetti e del canone!).
I principali canali televisivi che la RAI trasmette (analogico
terrestre, digitale terrestre, satellite,streaming e sul web)
sono: Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Rai 4, Rai Notizie24, Rai
Sport Più, Rai Gulp, Rai Edu1, Rai Storia, Rai Nettuno Sat,
Rai Med, Raitalia (solo per l’estero), RaiSat Extra, RaiSat
Premium, RaiSat Cinema, RaiSat Yoyo, Rai Fiction, Rai Gambero
Rosso.
La RAI realizza inoltre tre canali radiofonici principali
trasmessi in analogico, sul satellite e via streaming sul
web: Rai Radio Uno (Radio 1), Rai Radio Due (Radio 2), Rai
Radio Tre (Radio 3), GR Parlamento, Isoradio, FD Leggera (filodiffusione),
FiloMusic (filodiffusione), FD Auditorium (filodiffusione).
Le testate giornalistiche principali sono: TG1 (TV), TG2 (TV),
TG3 (TV), TGR (TV + radio), GRR (Radio), SatelRadio. Altre
offerte sono: ITALICA (sito web dedicato alla promozione della
lingua italiana nel mondo), Televideo, RaiNet, RaiClick (video
on demand), RaiTeche (prezioso archivio multimediale), RaiTRADE
(gestione diritti), Rai ERI (editoria), Rai Vaticano (esclusiva
mondiale della Santa Sede), Rai Quirinale, Rai Way (gestione
trasmissione segnale), Rai Cinema e 01Distribution (produzione
e diritti cinematografici) oltre a gestire “Sedi” in tutte
le regioni italiane ed in molte nazioni del mondo.
Digitale
Terrestre (DTT)
In questi giorni un’offensiva senza precedenti verso la RAI
è in atto in contemporanea al via della rivoluzione televisiva
del DTT in alcune regioni italiane, rivoluzione NON voluta
dai cittadini ma dal “Ministero delle telecomunicazioni” con
la Legge Gasparri (evoluzione della legge Mammì, Maccanico)…
.. io ero con quei gruppi, partiti, sindacati, associazioni
dei consumatori che protestavano e scendevano in piazza contro…
dove erano quelli che oggi protestano? ricordo che questo
fu ed è il più grande regalo ricevuto da MEDIASET che, attraverso
un Management fuoriuscito da Elettronica Industriale (azienda
del gruppo), ha in gestione mediante la “DMT”, l’operatività
delle frequenze digitali e della loro variazione che, guarda
caso, inficiano in questo periodo, soprattutto quelle riservate
a RAI. In Italia bisogna chiarire che nel DTT il trasporto
del segnale si realizza su piattaforme dette “MUX”. Parlando
solo di RAI ci sono due MUX: uno con le “Reti generaliste
+ RAI4”, l'altro con RAINews24, RAISport+ e RAIStoria.
Qui nasce il problema che molti lamentano: per il DTT i trasmettitori
NON sono quelli di prima (sempre grazie alla legge Gasparri
che ha sancito limiti % di riempimento). Un MUX viene trasmesso
da una parte ma non dall'altra. E quindi può capitare di vedere
alcuni canali ed altri no e per risolvere questo tipo di problemi
occorre revisionare/modificare la propria antenna….. ma ecco
che Mediaset (tanto per fare un nome) si vede comunque e si
capisce che lo “switch-off” l'ha fatto solo la RAI che così
perde quote di mercato e di pubblicità (a favore di chi?).
L'utente rimane con il problema e chi ha prodotto tutto questo
disservizio si frega le mani. Aggiungo che ovviamente laddove
ci sono bacini di utenze pregiate i canali Pay per view sono
sempre presenti… sarà un caso?
Segnalo che non è la RAI l’owner del problema ma, ovviamente,
il Ministero dello Sviluppo Economico tanto è vero che per
ogni evenienza ha messo a disposizione il suo numero gratuito
<800.022.000>.
Concludo con la speranza che quanti di voi sono arrivati a
leggere sin qui, abbiano qualche strumento in più per capire
e far capire a quanti in questi giorni stanno attaccando lo
Stato, e concedetemelo la Rai, che sono in errore. Lo smantellamento
dei pilastri dello Stato informazione, scuola, sanità (programma
della P2, vuoi vedere che tra chi ci governa c’è chi ne era
iscritto?) mina alle fondamenta le regole di convivenza civile
alimentando paure e sfiducia negli altri.
*
Delegato RSU CGIL Torino
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