08 giugno 2009

 
     

Europee : la vittoria dei candidati nuovi e del razzismo
di Rita Guma*

Ho sempre sostenuto che il vero cambiamento elettorale e conseguente successo passasse per le persone e che i programmi e i proclami fossero irrilevanti, perche' riducibili a meri pezzi di carta o a chiacchiere inutili se i candidati (poi eletti) avessero deciso (come spesso accade in politica) di disattenderli.

Ma cambiare i volti della politica non significa mettere altri funzionari di partito al posto dei precedenti, ne' semplicemente mettere facce nuove ma qualsiasi in pole position nelle liste. Lo dimostrano gli esperimenti falliti di Vetroni con le candidature inventate dalla sera alla mattina di gente sconosciuta e non rappresentativa dei valori che si diceva di voler portare avanti. Candidature volute per un finto svecchiamento e rinnovamento (mentre altrove si continuavano a candidare personaggi vecchi o dubbi) o per raccogliere consenso dall'elettorato di destra, come certi campioni degli industriali.

Cambiare i volti della politica significa scegliere persone significative, che rappresentano e concretizzano nella propria vita gli ideali che il partito dice di professare. Persone delle quali si puo' attendibilmente pensare che agiranno in modo coerente anche in occasioni non contemplate dal programma elettorale, come nel caso di alluvioni o terremoti. Persone, quindi, che devono ispirare fiducia all'elettorato. E' il caso dei candidati che IdV ha portato a queste europee - De Magistris, Alfano, Vulpio, solo per ricordare i piu' famosi - ed e' il caso di Debora Serracchiani, la giovane candidata del PD che Franceschini e' stato praticamente costretto a mettere in lista, visto il tam tam in rete, e che ha ottenuto piu' preferenze del sovraesposto Berlusconi.

A differenza delle Marianne messe a capolista alle scorse politiche da Veltroni, la Serracchiani aveva qualcosa da dire, e lo aveva fatto criticando il partito e indicando quella via senza compromessi che evidentemente rappresentava il sentire di tanti iscritti. Cosi' pure, a differenza dei vari funzionari di partito dell'IdV candidati alle scorse politiche nelle liste blindate ed eletti con i voti del 'capo' e di Orlando, i candidati che hanno portato IdV al successo elettorale alle europee sono noti per il loro impegno concreto per il paese, non per la luce riflessa dal leader Di Pietro. Ed infatti IdV in tanti anni non ha cambiato ne' i contenuti principali della sua politica, ne' i modi di esprimerla, ma questa volta ha cambiato le facce ed ha raddoppiato.

Questa potrebbe essere una lezione (oltre che per lo stesso Di Pietro alle prossime politiche) anche per il PD, il partito che ha sempre troppo indugiato nella discussione se fosse il caso di attaccare Berlusconi sui suoi punti deboli (come fa da sempre IdV e come si fa in tutte le democrazie occidentali) e che non ha voluto invece riflettere sulla necessita' di pensionamento di alcune facce troppo abusate, troppo legate alla poltrona o non troppo pulite, come i vari Bassolino, Crisafulli, etc etc.

A destra invece il successo o l'insuccesso di queste elezioni non sono legati ai volti nuovi (semmai alla scoperta dei veri volti dei candidati vecchi...) e men che meno alle scelte democratiche dei candidati, ma alle politiche dure per la sicurezza, politiche che rispondono ad una esigenza del Paese in parte reale e in gran parte alimentata dalla propaganda creata ad arte e che questa volta si e' ritorta contro lo stesso Berlusconi (possessore delle TV e dei giornali sui quali passano le 'informazioni' tese ad accreditare un assalto al Paese da parte degli immigrati ed un'immagine negativa di immigrati e Rom), portando al successo della Lega.

Come ci sarebbe piaciuto che questo successo del partito di Bossi fosse arrivato invece per l'attuazione della pulizia in politica per la quale la Lega era nata quasi venti anni fa e non sul teorema dello straniero brutto, sporco e cattivo che invece i Leghisti propugnano da alcuni anni, da quando, cioe', si sono alleati con quegli stessi politici a cui la Padania a suo tempo poneva domande roventi (che non hanno mai avuto risposta) su certe frequentazioni mafiose.

* presidente dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus

Speciale etica e politica

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