14 maggio 2009

 
     

Avvocati : come dovrebbe cambiare l'ordinamento forense
di Tara Fernandez

Come dovrebbe cambiare l’ordinamento forense. Su questo tema Maurizio de Tilla, presidente dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura, in un recente incontro al Quirinale ha consegnato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un documento in cui ha illustrato le preoccupazioni degli avvocati, e dei professionisti in generale, rispetto ai mutamenti economici e culturali in corso nel nostro Paese.

"Le professioni – ha spiegato - si sentono oggi sempre più strette fra il potere del Capitale e il potere dello Stato. Eliot Freidson, sociologo del lavoro della scuola di Chicago, sostiene che le istituzioni dei professionisti sono radicate non solo nell’economia, ma anche in quegli eventi sociali rappresentati dall’apprendimento, dal progresso e dalla pratica di un sistema di conoscenze e competenze specialistiche. L’obiettivo finale è conservare alti standard di performance per i cittadini con regole certe e pregnanti"

De Tilla ha fatto rilevare che "In tutte le realtà nelle quali si sviluppa un’economia di mercato, la funzione della professione di avvocato è collegata al rigore di percorsi formativi e di accesso (studi universitari, laurea, tirocinio, formazione obbligatoria, esame di stato, aggiornamento permanente, ecc.). E’ ovvio a questo punto che la professione forense debba poter compiutamente giocare un ruolo di credibilità svolgendo puntualmente i propri compiti istituzionali e associativi (formazione, deontologia, potere disciplinare, contenimento dei costi, assenza di qualsiasi mascheramento, trasparenza, informazione corretta, ecc.). In questo ambito - aggiunge il presidente OUA - va indirizzata la riforma dell’ordinamento forense".

Facendo poi riferimento ai continui richiami dell’Autorità per la Concorrenza, guidata da Antonio Catricalà, il presidente dell’Oua ha sottolineato, che, ancora una volta, in Italia si è completamente fuori strada nella tutela del cittadino-consumatore, "l’eliminazione delle regole - ha continuato - si risolverebbe per gli avvocati in uno scadimento delle qualità e, in definitiva, in una minor protezione degli interessi del cliente. Altro che tutela del consumatore! La nuova visione mercantile è da respingere: è fonte di emarginazione dei professionisti e, con essi, della società civile".

Riferendosi all’accusa di essere una 'casta', de Tilla ha commentato: "l’assurdo è che non si riconosca che, in quasi tutte le professioni e segnatamente nella professione forense, le regole di accesso sono di larga (e forse eccessiva) liberalizzazione e imporrebbero maggiori restrizioni e maggiore rigore. Siamo in presenza di accessi facili e indiscriminati che mettono in concorrenza tra loro un numero enorme di professionisti con una conseguente decurtazione radicale e automatica delle tariffe professionali" ed ha aggiunto che il modello inglese non è compatibile con il modello latino, oltretutto diffuso nella maggior parte dei Paesi europei, fondato su presupposti che contrastano decisamente con la concezione mercantile della professione forense e l’assimilazione dell’avvocato all’operatore economico con il rischio della partecipazione negli studi legali di capitali impiegati da multinazionali, banche, assicurazioni e supermercati o addirittura di capitali di provenienza illecita.

Lo stato dell’arte, i progetti di legge, le proposte, le criticità e le prospettive di una riforma fortemente voluta da tutta l’avvocatura saranno discussi all’incontro: “Verso la riforma dell’ordinamento forense”, organizzato per il 15 maggio a Collesalvetti (Livorno), presso la Fondazione Carmignani, un dibattito finalizzato ad analizzare come sta cambiando l’Italia anche alla luce di quanto avviene nel resto dell’Europa.

Speciale giustizia

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