22 gennaio 2009

 
     

Pubblicita' e propaganda ingannevoli
di Rodolfo Roselli*

L'uso della pubblicità sarebbe giustificato, se fosse un mezzo commerciale per informare il pubblico delle caratteristiche offerte dai nuovi prodotti. Purtroppo tutto questo non è, perché la pubblicità ha assunto modi sempre più aggressivi e assillanti, con messaggi e contenuti con alta percentuale di bugie, …se non peggio. Sono diffuse tecniche di manipolazione dell'opinione pubblica in tutti i campi, inclusi quelli politici e usati sia dai regimi dittatoriali sia da quelli democratici specialmente in occasione delle elezioni, infarcendo i programmi offerti di falsità a volte ridicole.

Qui di seguito parlerò di alcuni degli stratagemmi correntemente usati che, se smascherati, perdono completamente il loro subdolo effetto. Uno, è ad esempio l'uso dell'insulto verso gli avversari politici o verso coloro che non condividono le stesse idee. E così gli avversari si definiscono traditori, corrotti, ipocriti, falliti e, poiché la volgarità non ha confini spesso ci si abbandona anche a termini decisamente triviali, come coglioni, magnaccia, e altre delizie del genere. Lo scopo è di denigrare e fare notizia, ma il risultato è che le bocche che pronunciano queste parole somigliano molto a delle fogne, perchè mancano loro argomenti seri e costoro sono convinti che i loro interlocutori siano dello stesso livello. In questo modo, al di là dell'effetto contingente, il risultato è a favore dell'insultato, almeno tra le persone intelligenti che hanno capito.

Lo stratagemma contrario al precedente è la tecnica della esaltazione dei valori generali con termini che suscitino forti emozioni positive come democrazia, patriottismo, progresso, prosperità, libertà, responsabilità, dovere etc. Siamo bombardati da questi termini per indurre l'ascoltatore non solo ad identificarsi con questi, ma a condividerli, per non sentirsi appartenente ad una categoria emarginata. Sono parole ad effetto, che spesso tendono a spingere a fare cose assurde.

Ad esempio il termine patriottismo è abusato per esortare alla guerra, cioè per mandare un giovane o un padre di famiglia a uccidere un altro giovane o padre di famiglia che non conoscono, che non sono colpevoli di nulla, cioè a legalizzare l'assassinio e la strage, solo per un ordine impartito da un esaltato o da qualcuno che ha bisogno di proteggere solo i propri interessi. E se ci si oppone si diventa vigliacchi, traditori e si giustifica anche la fucilazione.

(...) Altri stratagemmi sono la sollecitazione della paura, il timore della minaccia, e le più svariate promesse, pur di raggiungere un obiettivo. Nulla di nuovo perché anche la malavita chiede il pizzo con le medesime tecniche. Ma le promesse più infami sono quelle che ingannano i consumatori sui prodotti alimentari e sui farmaci, perché mettono a rischio l'esistenza o la salute di ciascuno.

L'EFSA, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare ha analizzato prodotti pubblicizzati come benefici per la salute e che invece sono scientificamente falsi. I latticini che promettono di far crescere i bimbi robusti e senza carie, le merendine che promettono un sistema immunitario a prova di bomba, le pastiglie di semi di lino contro l'osteoporosi e quelle a base di fichi d'india che combatterebbero il colesterolo, sono bufale. L'EFSA ha dimostrato che 7 messaggi su 8 non mantengono quello che promettono e non esiste alcuna prova scientifica che lo dimostri. Gli ingredienti sbandierati come miracolosi sono semplicemente miracoli inventati. Del resto tutti sanno che da sempre i miracoli fruttano montagne di soldi. Questi risultati sono stati inviati alla Commissione Europea e agli Stati Membri perché facciano rispettare il regolamento comunitario n.1924/2006 che stabilisce che ogni promessa lanciata attraverso etichette o slogan deve essere mantenuta. E questo vale anche per i marchi e per le aziende che hanno tempo fino al 2010/2015, a seconda dei prodotti, per mettersi a norma.

Gli unici prodotti che hanno superato la prova sono i prodotti contenenti steroli vegetali benefici per il cuore e che riducono il colesterolo cattivo, prodotti che hanno superato ben 41 studi clinici elencati dalla scienza. Ora almeno otto prodotti dovrebbero essere regolamentati in Italia dal Ministero della Sanità. Ma il rischio è che il numero di prodotti dietetici ed altri sia ben più alto e per questa ragione le aziende potrebbe avere il tempo, complice la burocrazia, per insabbiare tutto. Che il rischio d'insabbiamento in Italia esista è giustificato per i grossi interessi messi in campo anche perché , per fortuna, il nuovo Codice della Sicurezza alimentare, che depenalizzava tutti i reati in materia, non si sa che fine abbia fatto dal luglio 2007. Il Ministero della Salute si era impegnato che il testo definitivo sarebbe stato emesso a settembre 2007 il che non è avvenuto. Sembra che un nuovo testo sia stato inviato alle Regioni per avere il loro parere, ma per guadagnare tempo e forse per un lodevole ripensamento.

Oggi applicando la lgge 283 del 1962, questi reati sono penalizzati anche con il carcere, ma la nuove legge dovrebbe creare una sorta di indulto permanente tutto a danno dei consumatori. Si sta tentando di eliminare l'intervento della magistratura, di evitare i sequestri preventivi come quelli per i cibi congelati scaduti o come i tiramisù al botulino. Con questa nuova legge si tenta di eliminare anche l'intervento dei diretti consumatori che non potrebbero più fare denunce dirette ma sono solo ammesse quelle su richiesta delle ASL o istituzioni amministrative, e ci si vuole limitare solo a pene pecuniarie che non solo subiranno il lento iter burocratico ma la cui entità farà in modo che qualunque porcheria ben reclamizzata, paghi una multa da ridere rispetto al profitto nel frattempo ottenuto. Insomma un buon affare sulla nostra pelle, usando un permissivismo assolutamente fuori luogo.

Ma ancor più triste è la situazione della pubblicità nell'ambito dei farmaci. Sembrava che anni fa con lo scandalo di Duilio Poggiolini per la corruzione sulla gestione dei farmaci avesse indotto le autorità a mettere fine a questa situazione. Dopo 15 anni e con modalità diverse, la speculazione sui farmaci ancora esiste per ottenere guadagni di migliaia di euro a fronte della morte di persone disinformate. Una recente inchiesta partita dalla Procura di Torino e condivisa da quella di Roma sulla base di indagini effettuate dai NAS, hanno appurato l'esistenza di ricerche e sperimentazioni falsificate sui farmaci, funzionari pubblici corrotti, informazioni mai date o date con molto ritardo sugli effetti collaterali di alcune medicine, grazie all'appoggio di chi avrebbe dovuto vigilare. Tutto questo per ora ha portato a otto arrestati e trenta indagati, che hanno coinvolto proprio l'AIFA, cioè l'agenzia pubblica italiana che autorizza la messa in commercio dei farmaci e ogni loro modifica, e che avrebbe dovuto garantire la corretta informazione sui loro effetti da parte delle case produttrici. Sono state scoperte firme di nomi illustri della farmacologia poste sotto ricerche fasulle e compiacenti. Sono coinvolte molte case farmaceutiche anche multinazionali che hanno smerciato prodotti generici, generalmente da banco, sia di uso quotidiano, sia salvavita che decantavano proprietà e benefici inesistenti e che hanno nascosto effetti collaterali.

Farmaci, soldi e bugie non solo nazionali ma anche esteri, perché scandali simili si sono verificati anche negli Stati Uniti nella Big-Pharma, una delle più grandi industrie delle medicine,che tuttavia anche in altri casi ha prodotto medicine di dubbio effetto vendute a caro prezzo. Il suo manager, il pachistano 62enne Fred Hassan salito anche al vertice della casa Schering-Plough, è accusato di aver tenuto nascosti per quasi due anni i risultati di uno studio scientifico che sconsigliava l'uso delle pillole anti-colesterolo Zetia e Vytorin. Due farmaci che valevano 5 miliardi di dollari di vendite annue. Dunque tangenti e pericoli mortali per la salute degli inconsapevoli consumatori, e la constatazione che le istituzioni di stato che dovrebbero controllare, non solo non lo fanno, ma si prestano a volte a diventare complici della malasanità vendendo per un piatto di lenticchie la vita di migliaia di cittadini.

Sebbene lo spettatore televisivo, nauseato dalla pubblicità, cambi canale o tolga l'audio, ancora nelle aziende è diffusa l'idea che se non vai in televisione il prodotto non esiste. La legge Gasparri ha alzato i tetti pubblicitari delle tv private, che tendono a sottrarre pubblicità ai giornali. Un modo equivoco per ridurre gli spazi informativi pubblici dei giornali, confermato dal fatto che gli spazi televisivi pubblicitari assorbono un fatturato del 55% a fronte di un 40% di quelli della carta stampata, nonostante per legge esista un tetto massimo per le televisioni solo del 30%. I trucchi per superare questi tetti sono l'uso diffuso delle televendite, che non sono conteggiate nel tetto e delle telepromozioni che anch'esse si vorrebbe escludere dal calcolo del tetto massimo. La tariffe pubblicitarie tv sono diventate concorrenziali con quelle della carta stampata e oggi un'azienda può con un budget di 150.000 euro fare una campagna in televisione, per la quale qualche anno fa non bastavano 500.000 euro. Solo le reti Mediaset incassano ogni anno in pubblicità non meno di 2500 milioni di euro, il prezzo abbondante per comperare oggi cinque Alitalia a saldo.

Ma la tendenza dei consumatori è quella di difendersi, di diventare più scaltri, più selettivi ed infedeli e soprattutto - avendo capito che le massicce spese pubblicitarie sono in ultima analisi pagate sul prezzo del prodotto che si acquista - si tende, anche per ragioni di economia, a non comperare quei prodotti che spendono troppi soldi in pubblicità. Perché se un prodotto è veramente buono, i clienti li conquista con i fatti e non con le chiacchiere.

* intervento su Radio Gamma 5 del 21.1.2009

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