27 settembre 2008

 
     

CSM politicizzato ? Movimento giustizia su dichiarazioni Alfano
di Mauro W. Giannini

"Sorprende che il Ministro della Giustizia abbia annunciato che si riserva di non dar più il proprio concorso alle delibere del CSM, relative alle nomine per gli incarichi direttivi che Egli non condivida perché frutto di ‘lottizzazione’." Lo afferma il Movimento per la giustizia-Articolo 3, asociazione di magistrati e cittadini componente dell'ANM.

"Non intendo proseguire nella prassi della firma di tutti i concerti per le nomine agli incarichi direttivi, assumendomi la responsabilità al buio" aveva dichiarato infatti il guardasigilli Angelino Alfano nel suo intervento al dodicesimo congresso dell'Unione delle camere penali, aggiungendo "Chi ha senso di responsabilità istituzionale non può non sapere che quando si tratta di assegnare incarichi si dice: 'questo posto appartiene a questa corrente'. Io sarò naif, ma in politica questa si chiama lottizzazione" e concludendo che "Le correnti della magistratura non sono contemplate dalla Costituzione".

"Così dicendo - spiega l'associazione delle toghe - il Ministro pare ignorare che la Corte costituzionale della nostra Repubblica, intervenendo proprio su un caso di rifiuto da parte di un suo predecessore, ha già detto con la sentenza 380 del 2003 che non spetta al Ministro della giustizia non dare corso alla controfirma del decreto del Presidente della Repubblica di conferimento di ufficio direttivo sulla base di deliberazione del CSM, quando, nonostante sia stata svolta una adeguata attività di concertazione ispirata al principio di leale collaborazione, non si sia convenuto tra CSM e Ministro, in tempi ragionevoli, sulla relativa proposta".

"Quanto alla lottizzazione e al CSM ostaggio delle correnti, non saremo certo noi del Movimento a negare i problemi che vi sono nell’azione del Governo autonomo della Magistratura. - aggiunge il segretario generale Carlo Citterio - Ma è singolare che il Ministro e tutti nel mondo della politica sfuggano il confronto con una realtà pure sotto gli occhi: il numero dei componenti ‘laici’ nominati dal Parlamento e presenti nel CSM è tale da attribuire loro, proprio per la variegata composizione dei componenti togati, un ruolo determinante nelle nomine. Il che vuol dire che ogni ‘lottizzazione’, se e quando avviene, avviene con l’apporto decisivo di chi è stato nominato dal Parlamento e dai partiti".

"Il che significa - conclude il Movimento per la Giustizia - che il problema del corretto funzionamento del Governo autonomo della Magistratura non si risolve affatto aumentando il numero dei componenti di nomina comunque politica, soluzione capace solo di dare maggior spazio ai partiti politici nei confronti della Magistratura. Ovviamente per … spoliticizzare quest’ultima".

Nel nuovo libro di Bruno Vespa il guardasigilli parla infatti di una componente di minoranza dei magistrati nel nuovo CSM, specificando di essere favorevole, personalmente, ad un'alta percentuale di nomina parlamentare, con eventuale maggioranza qualificata per garantire l'opposizione.

Speciale giustizia

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